Scuola, è corsa alla pensione: in due mesi 129 domande dagli insegnanti
Sono 129 dopo soli due mesi del 2019 i docenti che hanno già fatto domanda di pensionamento. A dare la spinta alla richiesta di assegno previdenziale degli insegnanti è stata quota 100, il cui termine per la scuola scadeva il 28 febbraio. Sono state 73 su 129 infatti le domande arrivate dai docenti. Rispetto alle 500 domande arrivate su quota 100 dal Trentino, 195 sono di dipendenti del settore pubblico, e di queste quasi la metà (73 appunto) dagli insegnanti. In totale, però, comprendendo anche le altre domande di pensionamento con le vecchie regole il numero di uscita dal lavoro è arrivato a 129 nei primi due mesi.
La sostituzione dei docenti che usciranno è una delle priorità dell'assessore provinciale all'istruzione Mirko Bisesti (Lega).
«Dobbiamo verificare i numeri di chi andrà effettivamente in pensione e delle risorse a disposizione e poi potremo sapere quante persone assumeremo» sottolinea Bisesti. Il principio che sarà seguito è quello della sostituzione al 100% di chi uscirà, mentre se ci saranno finanziamenti aggiuntivi, si potrà andare anche oltre.
Intanto Bisesti respinge l'accusa di voler abolire il Clil e il trilinguismo: «Alle medie si passa da tre ore obbligatorie a una di Clil, ma le altre due vengono usate, in autonomia dalla scuola, sempre per sostenere l'insegnamento delle lingue straniere. Laddove poi funziona il trilinguismo, ho sempre detto che la scuola, attraverso il dirigente scolastico, lo manterrà». Per quanto riguarda il primo ciclo di istruzione, come detto, la delibera mette in chiaro che «per le classi già coinvolte dal piano trentino trilingue viene confermata la dotazione organica assegnata nell'anno scolastico 2018/19». «Per le scuole rimane, comunque, ferma la possibilità di applicare le previsioni del Piano Trentino Trilingue anche ricorrendo ai margini di autonomia e flessibilità previsti dalla deliberazione della giunta provinciale numero 1794 del 3 novembre 2017» come «l'utilizzo delle ore opzionali facoltative, i moduli didattici, i laboratori didattici, i progetti interdisciplinari, le settimane intensive e le esperienze di internazionalizzazione, da cui potrebbero discendere richieste o formulazioni di organico» diverse.
Come detto, nell'ultima giunta provinciale, con due delibere per il primo e il secondo ciclo di istruzione, Bisesti ha messo nero su bianco alcuni punti fermi per la scuola targata Lega. A partire dalla riduzione del numero massimo di alunni per classe, sceso a 25, con una ulteriore riduzione a 23 se ci sono studenti con bisogni educativi speciali. Altra novità è quella dell'abbassamento a 60 da 50 alunni del numero di alunni nelle piccole scuole per realizzare classi ordinarie e non attivare in automatico le pluricassi. Ciò significa che se una scuola ha 50 studenti può attivare classi ordinarie, mentre prima si attivavano le pluriclassi.
Una decisione, presa nei mesi scorsi, riguarda poi l'alternanza scuola-lavoro in controtendenza rispetto al governo nazionale ed è quella di mantenere le 400 ore per gli studenti degli istituti tecnici e le 200 ore per i licei.
Come giunta, sottolinea Bisesti, sulla scuola «stiamo puntando sulla qualità. Per le assunzioni, le risorse non sono infinite, ma nell'incontro con i professori ho sottolineato che la qualità si misura anche sul numero di alunni per classe. Con l'animatore digitale, puntiamo a dare ai ragazzi le competenze sulle tecnologie in uso oggi». Infine, Bisesti annuncia che nel prossimo incontro con i sindacati della scuola parlerà della figura del sovrintendente.