Accordo fra Diocesi e giunta: 7 nigeriane potranno rimanere ancora a Lavarone. La Chiesa accoglierà in tutto 260 migranti
Una difficile mediazione sulle richiedenti asilo nigeriane di Lavarone è stata trovata oggi, nel corso di un incontro fra la Curia di Trento e la giunta provinciale. Dopo la decisione dell'esecutivo di trasferire le 24 donne ospiti in una struttura religiosa del paese, in ossequio al «Decreto Sicurezza» nazionale, la Diocesi ha infatti ottenuto che almeno le 7 che sono già integrate in paese ed hanno un lavoro stabile, possano rimanere. Le altre 17, invece, sono destinate ad essere trasferite a Trento, ma sulla loro collocazione è ancora aperto il confronto, insieme a Centro Astalli.
La notizia arriva al termine del confronto, nerl quale la Diocesi ha messo in campo un progetto di accoglienza per circa 250 migranti, che verranno ospitai in strutture e comunità della Curia. L'intervento fa parte del grande piano nazionale, voluto da Papa Francesco, che ha affidato alle singole Diocesi italiane il compito di farsi testimoni del Vangelo, mettendo a disposizione dei migranti richiedenti asilo tutto quello che possa servire alla loro accoglienza e integrazione.
La decisione della giunta Fugatti era stata accolta da un coros di proteste, in primis della comunità di Lavarone con lo stesso sindaco in testa che chiedeva che venisse consentito di proseguire i lpercorso positivo di integrazione di queste giovani donne. Pochi giorni fa, su l'Adige, la protesta di don Marcello Farina, che aveva persino ipotizzato di sospendere le Messe a Lavarone.
«Da parte nostra c’è la volontà di trovare un accordo e gestire le problematiche relative all’accoglienza comunque nella direzione auspicata» le parole del presidente Maurizio Fugatti al termine dell’incontro con i rappresentanti dell’Arcidiocesi di Trento e del Centro Astalli in merito alla possibilità di proseguire il progetto di accoglienza già in atto in strutture di proprietà di congregazioni religiose a Trento e Rovereto e sul territorio in affiancamento ai centri di prima accoglienza, garantendo comunque i requisiti richiesti dal decreto ministeriale.
La Provincia, rappresentata nell’incontro di questo pomeriggio, oltre che dal presidente Fugatti e dal vicepresidente Tonina, dal direttore Generale Paolo Nicoletti, dal responsabile del Dipartimento Salute e Politiche Sociali Michele Bardino e dal referente del Cinformi Pierluigi La Spada, sta lavorando di pari passo con le valutazioni tecniche e progettuali di Diocesi e Centro Astalli, con i qualI è stato trovato un punto di convergenza per permettere nei prossimi mesi il compimento graduale del percorso di accoglienza.
Al tavolo hanno partecipato don Cristiano Bettega e Roberto Calzà, rispettivamente Delegato dell’Area Testimonianza e Impegno sociale e Referente per la pastorale missionaria e delle migrazioni della Diocesi di Trento, Stefano Graiff e Stefano Canestrini, rispettivamente presidente e coordinatore del Centro Astalli Trento.
Assieme a queste valutazioni, sulle quali ci sarà un aggiornamento la prossima settimana, è stato accennato il tema della permanenza a Lavarone di alcune donne che hanno trovato già un lavoro in zona e per le quali il trasferimento non consentirebbe il prosieguo dell’occupazione. Il presidente ha confermato che la Provincia, in accordo con il comune di Lavarone, interverrà per consentire alle 7 donne occupate di non perdere il posto di lavoro, mantenendo i costi previsti, grazie al fatto che la Diocesi ha messo a disposizione la canonica di Lavarone Cappella gratuitamente per l’alloggio.