Pronto soccorso, contro la carenza di personale toccherà ai medici tirocinanti
Riuscire a supplire alla carenza di professionisti nei Pronto soccorso, soprattutto a Trento e Rovereto, e nello stesso tempo «far fare formazione sul campo» ai giovani medici iscritti alla Scuola di Formazione specifica di Medicina generale. Il progetto annunciato venerdì a margine della Giunta dal presidente Fugatti e dall’assessora Segnana per rafforzare il servizio di Pronto Soccorso è un qualcosa sul quale l’Azienda sanitaria sta già lavorando.
Dottor Bordon, perché portare i medici della Scuola di medicina generale in Pronto soccorso?
A noi sembra doppiamente utile. Per il giovane medico che frequenta scuola non ci sarebbe migliore occasione formativa sul campo che quella di lavorare su una casistica così variegata come quella che si presenta ogni giorno in Pronto soccorso. In più potrebbero lavorare supervisionati da professionisti esperti.
Si tratta però di giovani medici senza esperienza. Quali tipi di urgenze pensate possano gestire?
Ovviamente solamente codici bianchi e verdi che comunque rappresentano il 60-70% del totale degli accessi. Lavorando in Pronto soccorso imparerebbero a relazionarsi con il paziente e vedrebbero una casistica clinica incredibile.
Per quanto tempo i giovani medici dovrebbero fare pratica nei Pronto Soccorsi?
I tempi non sono stati studiati ma ovviamente non si parla di poche settimane. Ci vogliono periodi lunghi per acquisire una certa esperienza. L’obiettivo, ricordo però, non è solo quello di portare un aiuto concreto ai nostri Pronto soccorsi sotto pressione, ma anche fare formazione.
Vi siete già parlati con il dottor Mauro Larcher, direttore della scuola di medicina generale di Trento?
Ci sono stati dei contatti e la disponibilità a parlare della cosa c’è. Ci vuole poi il coinvolgimento e convincimento dei medici del Pronto soccorso che devono comprendere che questa eventualità può essere utile anche a loro. Rimango convinto che la formazione sul campo di questi futuri medici di medicina generale sarebbe una scelta vincente per tutti.
Rimane il problema che nei Pronto soccorso, sia a Trento che a Rovereto, manca personale.
Al momento, per assenze temporanee, a Trento mancano 8 medici e a Rovereto 4. Il personale sta facendo i salti mortali per supplire le carenze. Abbiamo fatto un concorso un mese fa, ma su 14 iscritti se ne è presentato uno. Adesso ci sarà un nuovo bando. Nel frattempo abbiamo creato un tavolo tecnico con i due primari del Pronto soccorso di Trento e Rovereto, con il direttore del Sop Guarrera e con il direttore dell’area medica Spagnolli. Ci siamo incontrati la prima volta la scorsa settimana per fare il punto sulle criticità e per immaginare modelli organizzativi diversi. Adesso ci vedremo con una certa assiduità. Va ripensato qualcosa dal punto di vista organizzativo.
Che modelli avete in mente? In Toscana hanno annunciato un maggiore coinvolgimento delle guardie mediche per accorciare i tempi d’attesa.
Sì e hanno anche dato maggiore autonomia agli infermieri che possono trattare in autonomia i casi meno complessi. Sono scenari che dobbiamo valutare. Anche sul fronte delle guardie mediche dobbiamo ragionare. Oggi può capitare che ci siano sei ore di attesa al Pronto soccorso per i codici bianchi e dall’altra parte della strada tre medici di continuità assistenziale con meno lavoro. Occorre migliorare il collegamento e stiamo vedendo se dal punto vista logistico sarà possibile spostare qualche medico di continuità assistenziale all’interno del Pronto soccorso.