Stati generali della Montagna: tra i modelli da seguire proposti la Maremma e le catacombe di Napoli
A chi vi ispirereste per ripensare e rilanciare le Alpi e le comunità della montagna trentina? Austria? Svizzera?
Siete fuori strada. Gli esempi da seguire sono altrove: in Maremma, ad esempio, o addirittura a Napoli, magari nel rione Sanità.
Posti bellissimi e pittoreschi, intendiamoci, ma che forze con la montagna e le sue dinamiche non hanno molto a che spartire.
Eppure proprio questi due casi sono tra le cosiddette “best practice” citate nella voluminosa documentazione disponibile sul sito dedicato agli “Stati generali della montagna”, l’iniziativa pomposamente lanciata dalla Provincia che «mira a raccogliere le istanze dei territori per elaborarle in un piano di proposte strategiche per la valorizzazione della montagna».
Nella sezione “Sviluppo economico e coesione sociale”, dove ci si interroga su «quali settori economici sono più in grado di creare un vantaggio competitivo per i singoli territori montani in un’ottica di sostenibilità», e su «come si può riportare le persone ad essere parte del proprio territorio a sentire la responsabilità per il luogo dove vivono», tra le fonti di ispirazioni vengono proprio elencati i musei di Maremma e le catacombe di Napoli.
Nel primo caso l’accostamento ci può stare: «Pressoché in ogni comune di questa provincia è ospitata almeno una struttura espositiva. Ciascuna di esse è uno spazio in cui viene raccontata la storia di quel frammento di terra e del suo popolo».
Più complicata la questione se ci riferiamo alle catacombe di Napoli. Delle quali si dice: «Le catacombe di Napoli sono gestite dal 2006 dalla Cooperativa la Paranza, nata in una zona divisa tra contrasti e grandi risorse. Scampia è uno dei quartieri di Napoli in cui è più evidente la convivenza tra grandi differenze socio-culturali ed enormi risorse. “Proprio da queste pensiamo che debba iniziare un cammino di autosviluppo, ed è per questo che abbiamo deciso di mettere le nostre singole esperienze al servizio del Rione Sanità, non per cambiare città, ma per cambiare la città.” Individuando nuove proposte, strumenti e strategie di coinvolgimento, attraverso la formazione di una nuova mentalità verso il lavoro, la cooperativa guidata da don Antonio Loffredo ha incrementato il numero di visitatori con un approccio innovativo dal basso, divenendo oggetto di studi e ricerche sul ruolo del terzo settore nella gestione del patrimonio culturale, come attore del cambiamento della percezione di un territorio svantaggiato».
A scanso di equivoci, si spiegava in premessa: «Gli Stati Generali della montagna sono quindi l’occasione per sollecitare visioni e proposte puntuali che scaturiscono da chi vive e conosce la montagna. L’obiettivo è promuovere uno sviluppo economico e sociale intelligente e attento al futuro».