Farmaci venduti all'estero Introvabili anche in Trentino
Mancano farmaci per l'epilessia e la psoriasi, ma anche oncologici e cardiologici. Un'emergenza che interessa tutta Italia, Trentino compreso, e altri Paesi d'Europa. «Ne risentiamo noi, così come ne risentono altre regioni - conferma il presidente di Unifarm Paolo Cainelli - La questione riguarda tutti i distributori di farmaci e non è di oggi: sono anni che si registrano carenze di determinate specialità. Il motivo? Anziché distribuire i farmaci in Italia, le aziende produttrici preferiscono esportarli in Paesi in cui si vendono ad un prezzo più alto. L'ultimo caso di prodotto esaurito riguarda il Sinemet per il Parkinson».
Il caso dell'antitumorale di cui sono terminate le scorte a Firenze - e che ha spinto la Regione Toscana a rivolgersi alla procura - ha sollevato nei giorni scorsi il problema. Il ministero della Salute ha convocato un tavolo di confronto, mentre l'Unione europea ha istituto una task force che ha individuato i primi due obiettivi: velocizzare le segnalazioni dei farmaci carenti e comunicare meglio al pubblico.
«Il mercato del farmaco non è locale e neppure nazionale, ma mondiale. Ci sono farmaci che mancano a livello europeo, ad esempio per la psoriasi, per l'epilessia, anche oncologici, cardiologici - spiega Bruno Bizzaro , presidente dell'Ordine dei farmacisti di Trento - In questo momento mancano oltre un centinaio di prodotti che ordiniamo due volte al giorno. Nella maggior parte dei casi sono prodotti di cui esiste un farmaco fotocopia o equivalente. Se il farmaco è introvabile, attraverso una applicazione di cui quasi tutte le farmacie trentine sono dotate è possibile fare una ricerca per verificare in tempo reale se sia presente nei magazzini delle farmaci aderenti, circa 5mila in Italia, e indirizzare il paziente alla farmacia più vicina. Oppure si può fare richiesta di inviare il prodotto».
Il problema della mancanza di determinati farmaci ha varie letture. «Il primo punto è legato alla distribuzione - prosegue il dottor Bizzaro - Anche per l'industria chimica farmaceutica italiana non sono più tempi di vacche grasse e c'è la necessità di ottimizzare i costi. Di conseguenza le aziende concentrano la produzione a livello mondiale in pochissimi stabilimenti e producono ciò che il mercato richiede. Un altro problema è legato alla libera circolazione delle merci a livello comunitario. Anche se le ditte produttrici cercano di contingentare i prodotti per i singoli mercati nazionali, i distributori puntano anche ad altri mercati, ai Paesi in cui il prezzo di vendita è più alto, come la Germania. In Italia, infatti, come in Portogallo ed in Grecia, il prezzo dei farmaci è mediamente più basso. Questo "giochino" di prendere il farmaco sul mercato nazionale ed immetterlo sui mercati in cui è più caro, non lo fanno solo i distributori intermedi: con le liberalizzazioni di qualche anno fa, quando era ministro dello Sviluppo economico Bersani, è stata data la facoltà ad alcune farmacie di poter affiancare la vendita al minuto all'attività come distributore. È stato questo a dare la mazzata definitiva ad un mercato già in difficoltà. In Trentino c'è una sola farmacia che ha ottenuto dal Ministero la possibilità di fungere da distributore. In Alto Adige ce ne è qualcuna in più».
Una soluzione, al momento parziale ma comunque subito attiva, è stata trovata nelle sinergie tra distributori. «Poco più di un mese fa dall'alleanza tra Unifarm e Farmacentro è nata Sinefarma: è un tentativo di mettere in comune i magazzini di distributori intermedi per scambiarsi i farmaci nel caso ci fosse difficoltà di reperimento - aggiunge Bizzaro - Per le farmacie c'è l'obbligo previsto dalla legge di comunicare le carenze al Ministero. Noi farmacisti lo facciamo ma le segnalazioni, come abbiamo visto finora, lasciano il tempo che trovano».