La (bella) storia di Zuech il noneso che fece volare NeiL Armstrong sulla Luna
Senza una sua intuizione (senza il suo genio, potremmo dire, correndo il rischio di offendere la modestia nonesa che gli apparteneva) non saremmo mai andati sulla Luna. Partito da Revò e volato negli Usa, creò e fece brevettare una lega che prima non esisteva: era leggera e super resistente. L’ideale per i motori a razzo del missile Saturn V, che spinse l’uomo all’impresa del 1969. Lui è Romeo Zuech (1926 - 2017), orgoglio trentino.
Nella storia di Romeo Zuech c’è quanto di meglio un uomo posa desiderare. Le origini umili ma dignitose. La voglia di riscatto, anche sfidando l’ignoto. Il desiderio di non fermarsi mai, perché dal Trentino del 1950 alla conquista della Luna la strada è davvero lunga. Piena di successi, certo. Ma anche di ostacoli da superare. Perché solo se ci sono insuccessi la vittoria finale si può assaporare a piccoli sorsi, come si fa con un buon vino rosso della California (e il riferimento non è casuale, visto che il nostro eroe nell’ultima parte della sua vita divenne un eccellente produttore di vini).
Dalla Valle di Non. Romeo Zuech, chiamato “Meo” una volta trasferitosi in America, nasce a Brez, in Val di Non, il 28 febbraio 1926. Il papà trasferisce la famiglia a Bolzano, dove avvia una fortunata attività di commerciante. Romeo frequenta l’istituto tecnico Galilei e subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale trova lavoro. Del resto, il ragazzo è sveglio e la Lancia lo assume. Romeo Zuech non è infelice, questo no. Ma è mosso da una sana ambizione. Capisce che può puntare più in alto e fa il grande passo: lascia un ottimo posto fisso, in una importante azienda italiana, e vola a Chicago, dove viene ospitato da uno zio. La conoscenza della lingua straniera è quella che è, ma Zuech ha una solida preparazione e trova posto come caporeparto in una fonderia, la «National Malleable Casting». Nel 1953 sposa Margaret, una bella ragazza figlia di immigrati siciliani; dalla loro unione nasceranno due gemelle, Maria e Sofia. È difficile ottenere la perfetta integrazione con gli americani, ma insomma, le cose non vanno così male. A suggello di una buona situazione economica Zuech si concede il “lusso” dell’acquisto di un’Alfa Romeo. Ma i viaggi non sono certo finiti.
In California. La famiglia, infatti, si trasferisce a Los Angeles. Romeo Zuech trova lavoro alla «North American Aviation», un distretto della San Fernando Valley. Nel 1956 il trentino partito da Brez supera gli esami di Stato per diventare ingegnere metallurgico.
Sono anni all’insegna del boom economico. Nascono e si sviluppano tante imprese. E l’industria spaziale non sta certo a guardare. Anzi, l’amministrazione americana inizia a “pompare” finanziamenti alla Nasa ma anche al settore privato dopo aver assistito con terrore ai grandi successi dei russi, che lanciano uno dietro l’altro la prima sonda, il primo uomo e la prima donna nello spazio. La North American Aviation apre una divisione specializzata nella progettazione e nella produzione di motori a razzo per vettori missilistici militari.
La scoperta. La storia di Zuech ora si incrocia a doppio filo con la figura con Werner von Braun, ingegnere tedesco che - dopo aver dato un contributo fondamentale all’industria bellica di Hitler e della Germania nazista - aveva trovato riparo alla Nasa, l’agenzia che aveva accettato di buon grado il contributo del numero uno nel campo della missilistica. Von Braun guida il progetto Saturn e Zuech riesce ad inventare la lega, allo stesso tempo iper leggera e super resistente, capace di affrontare le alte temperature create dall’attrito dell’altissima velocità.
Alessandro Zuech, bolzanino, nipote di “Meo”, ricorda: «Per contenere al massimo l’inerzia, il peso delle turbopompe (del missile, ndr) doveva essere ridotto al minimo. La lega metallica con cui dovevano essere realizzate fino al 1959 non esistevano. Quelle conosciute o risultavano troppo pesanti o non resistevano a sufficienza alle dilatazioni dovute alle estreme sollecitazioni termiche durante il funzionamento delle pompe. Fu lo zio a inventarla per conto della Rocketdyne e a brevettarla successivamente nel 1968».
La lega inventata dall’ingegnere trentino - ricorda sempre Alessandro Zuech - venne utilizzata per produrre le turbopompe dei motori a razzi F-1 e J-2 dei primi due stadi del missile Saturn V utilizzato in dieci missioni Apollo con equipaggio, inclusa la storica spedizione “Undici” di cui proprio l’altro giorno è ricorso il cinquantesimo anniversario.
Insomma, c’è l’”impronta” di un illustre trentino nel “grande passo” per l’umanità compiuto da Neil Armstrong nel 1969. Un genio che - è ancora il nipote Alessandro a ricordarlo - «non amava i computer in quanto pensava, forse non a torto, che limitassero l’inventiva, per cui negli anni Novanta, decennio nel quale gran parte dei metodi di progettazione venivano assistiti o realizzati attraverso l’informatica, decise di dedicarsi ad altro».
Tra i vigneti. Come detto, cercò (e ottenne) l’ultima impresa della sua vita nella produzione di vini, adottando di fatto il principio che lo guidò per tutta la vita, fatto di rigore scientifico, sperimentazione, capacità di osare e di guardare oltre l’apparenza. Romeo Zuech è il stato il primo a portare dall’Alto Adige in California la produzione del Lagrein, oggi sempre più diffuso e apprezzato in molti ristoranti di San Francisco. E fino a quando è stato in grado di tornare nel “suo” Trentino Alto Adige - amava rinnovare una visita almeno una volta all’anno - girava per le migliori cantine alla ricerca di insegnamenti e nuove tecniche. Perché anche un ingegnere che ha “portato” l’uomo sulla Luna ha sempre da imparare.