Delegazione del Burkina Faso ma Fugatti non li riceve (e chiedono la sala al Comune)
La Provincia, anno domini 2018, s’è messa in gioco in un progetto di cooperazione con il Burkina Faso. Ma quando le autorità locali del Paese africano arrivano in visita, si serra nel fortilizio di piazza Dante e manco li riceve. Uno sgarbo istituzionale? «Decisione incomprensibile» dice Franco Castellan, assessore comunale di Lavis.
Porte chiuse al punto che lunedì, alle 12, Castellan è stato costretto a chiedere ospitalità al Comune di Trento, che nulla centra con il progetto, che ha accolto nella Sala Quadro di Palazzo Geremia, con le formalità del caso, con l’assessora Chiara Maule, la delegazione del Burkina Faso, il sindaco di Koudougou (300 mila abitanti, terza città del Paese), Maurice Moctar Zongo, e il sindaco di Kyon (cittadina rurale di 29 mila abitanti), André Battiana, accompagnati da Francesco Di Domenicantonio della Comunità di Sant’Egidio e da Colette Guiebre, coordinatrice del “Progetto Bravo”.
Ad attivare il progetto in Burkina Faso (poco meno di 18 milioni di abitanti, di cui 4 milioni emigrati, soprattutto in Africa, Paese stretto tra il Mali a nord, il Niger a est, il Benin a sud-est, il Togo e il Ghana a sud e la Costa d’Avorio a sud-ovest) è stata l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che fa capo al Ministero degli esteri, con la Comunità di Sant’Egidio. L’obiettivo del “Progetto Bravo” è sostenere la costruzione dell’anagrafe, soprattutto nelle zone rurali. Anche per questo è stato coinvolto il Trentino che, lo scorso anno, ha aderito il progetto. L’impegno finanziario è pari a 1.206.597 euro e la Provincia, quand’era assessora Sara Ferrari, ha deliberato di compartecipare con 123.400 euro (10,23% della spesa). L’idea è stata quella di coinvolgere, attraverso il Consiglio delle autonomie locali, alcuni comuni trentini, modelli di buona amministrazione e buone pratiche da esportare, adeguandole, nel Paese dell’Africa occidentale. Si sono messi in gioco Lavis, Frassilongo e Rovereto. La Provincia aveva pure assunto una persona ad hoc, a tempo determinato, per seguire il progetto, che ha sviluppato e mantenuto i contatti.
Una delegazione dei tre comuni trentini era pronta ad una visita in loco, lo scorso giugno, poi rinviata per ragioni di sicurezza: i disordini nel Paese, di cui pochi sanno, e gli attentati terroristiti o pseudo-terroristici hanno sconsigliato l’organizzazione di incontri istituzionali.
Ed eccoci quindi all’oggi, alla visita della delegazione burkinabé in Trentino. Ieri l’altro a Rovereto e Trento, ieri a Lavis, dove l’amministrazione comunale ha organizzato una serata coinvolgendo i diciotto residenti originari del Burkina Faso e altri immigrati che hanno partecipato a corsi di italiano. «Quello dell’anagrafe» spiega l’assessore Castellan «è un problema serio. C’è l’obbligo di registrazione alla nascita, entro sessanta giorni, ma molte famiglie non ne vedono l’utilità e, dal punto di vista culturale - è soprattutto un problema culturale, non legato alla religione - serve l’autorizzazione del marito. Il risultato è che, soprattutto nei villaggio rurali, molti bambini non vengono registrati, e sono degli “invisibili”, con problemi che si ripercuotereanno tutta la vita, a cominciare dai riconoscimenti scolastici».
Cos’è stato fatto, fino ad ora? «Sono stati attivati un’ottantina di centri secondari di registrazione anagrafica presso i centri maternità. Un progetto pilota nel Centro Ovest, che poi potrebbe essere esportato su tutto il territorio del Paese. A Rovereto, la delegazione ha visitato l’ospedale e l’ufficio anagrafe, e così in municipio a Lavis».
Nell’incontro di lunedì in municipio a Trento, dove l’assessora Maule, responsabile dell’anagrafe, ha fatto da supplente alla latitanza del presidente Fugatti e dell’assessore alla cooperazione internazionale Achille Spinelli, per Rovereto c’era l’assessore alle politiche sociali Mauro Previdi. «Incomprensibile» dice Castellan «che di fronte a un progetto valido ed ad una visita ufficiale organizzata dalla stessa Provincia, non sia stato possibile un incontro coi responsabili politici, se non altro per rispetto istituzionale verso le autorità di un Paese povero, ma con cui si è avviato un progetto, e che, per certi aspetti, come la diffusione della carta d’identià elettronica, è più avanti di noi». Al mantra dell’”Aiutiamoli a casa loro”, la giunta a guida leghista risponde con la concretezza delle scelte. In questo caso con un’assenza istituzionale (la rappresentanza è stata delegata alla responsabile dell’ufficio cooperazione allo sviluppo, Ileana Olivo) e con la decisione di non riconfermare il contratto a termine dell’addetta al progetto con il Burkina Faso.