La tempesta Vaia un anno dopo Ecco il Trentino che non si arrende
Il paesaggio straziato, le montagne ferite, due morti. La tempesta di quel tragico lunedì 29 ottobre 2018, nubifragi e vento capaci di sradicare milioni di alberi, hanno come sempre messo in moto l'anima buona di molti, soccorritori di professione e per senso civico. Poi il conteggio dei danni: 360 milioni in tutto. E subito la missione rinascita. «Nel 2019 - ha spiegato Raffaele De Col , coordinatore della Provincia per gli interventi del post Vaia - abbiamo già concluso il 90 per cento degli impegni assunti. Tutte le reti viabilistiche principali sono ripristinate e sulla vendita del legname siamo al 50 per cento. Ora stiamo lavorando per mettere in sicurezza le zone limitrofe alle nuove aree valanghive che si sono create».
Un anno dopo, la giunta provinciale ha reso loro omaggio, con un pomeriggio di cerimonie composte e toccanti, a Piedicastello, sotto il tendone della Protezione civile, presenti parlamentari, consiglieri provinciali, vertici amministrativi e militari, e naturalmente i rappresentanti delle componenti del sistema Protezione civile trentino e alcuni amministratori locali, sindaci e assessori (non molti, a dire il vero: parecchie sedie riservate sono rimaste vuote), ricordando quelle due vite strappate alle valli del Noce da una crudele colata di fango (Michela Ramponi) e da un fulmine, caduto su una baita della Bassa Val di Non (Denis Magnani).
Michela aveva 45 anni, era geometra e rimase intrappolata nella sua casa travolta dalla massa di fango e detriti portata con un'inaudita violenza e rabbiosa velocità a valle. Il tributo più grande alla violenza della natura, alimentata dai rapidi cambiamenti ambientali e climatici favoriti dall'uomo, lo hanno pagato Stefano Rossi, carabiniere e marito di Michela, con le due figlie Arianna e Francesca. E Elisa Wegher, giovane moglie di Denis, agricoltore trentaquattrenne di Segno e papà dei due loro figli. Ma c'è anche la giovane vita (aveva 36 anni) del boscaiolo Paolo Valenti, papà di tre bambini, morto mentre lavorava nei boschi sopra Tione per il ripristino del post-Vaia.
Solo dopo arrivano i danni materiali. Stimati in 372 milioni di euro: 240 coperti dallo Stato. E quelli ambientali: paesaggi cambiati, milioni di alberi caduti come fiammiferi sotto il soffio violento di alcune ore di inferno meteorologico. Senso del dovere, solidarietà, attenzione al territorio, prevenzione, gestione dei rischi sono le medicine di cui il Trentino è capace e che ha già dimostrato di saper mettere in campo. Sapendo che c'è un piccolo grande margine di ineluttabilità negli eventi estremi che l'atmosfera può imporre.
Maurizio Fugatti ha riconosciuto che «senza l'impegno di chi mi ha preceduto nell'amministrazione del Trentino, i danni sarebbero stati anche maggiori. Io non ero ancora ufficialmente presidente un anno fa, ma con Ugo Rossi abbiamo fatto squadra. Tra i ricordi di quei giorni ho gli occhi lucidi di un giovane vigile del fuoco volontario della Val dei Mocheni, che non dormiva da due giorni. Certo, ci sono inchieste aperte, ma credo di poter dire che tutti hanno lavorato con grande senso di responsabilità». Il sindaco Alessandro Andreatta ha voluto ribadire l'attenzione da tenere alta rispetto ai temi ambientali: «Credo che nessuno possa pensare che Vaia sia stata una stravaganza climatica. È un invito alla sobrietà dei nostri stili di vita».
Giorgio Tonini , consigliere provinciale dei dem, dopo aver ricordato le vittime, ha espresso la necessità di impegnarsi sempre di più sul versante della tutela ambientale. Il questore Giuseppe Garramone su è complimentato con i trentini: «Vi siete rimboccati subito le maniche, con coraggio e con una dedizione totale che le fa onore».
Il pomeriggio è proseguito con la consegna, ai rappresentanti dei professionisti e dei volontari che hanno operato nell'emergenza e nella ricostruzione, di una pergamena e di una simbolica radice d'albero recuperata dai boschi di Arte Sella. E culminato con la messa in sant'Apollinare presieduta dall'arcivescovo Lauro Tisi, che oggi alle 15 replicherà la celebrazione dell'eucarestia a Cavalese e martedì a Dimaro alle 19. Una cerimonia religiosa ma anche un abbraccio laico alla comunità trentina di chi ha aiutato e chi è stato aiutato. Perché è nelle tragedie che ci si sente più uniti.