Infermieri pronti alla lotta
Anche gli infermieri, dopo i provinciali, sono pronti a scendere in piazza. A far scattare la scintilla della protesta è stata, ieri, la risposta del presidente della Provincia Maurizio Fugatti all’interrogazione a risposta immediata di Filippo Degasperi (5 Stelle). Il grillino ha infatti chiesto al governatore trentino a che punto sia il processo di armonizzazione tra i dipendenti provinciali e quelli della sanità. Ossia per assegnare ai dipendenti della sanità le misure previste per i provinciali che sono migliorative rispetto alle condizioni lavorative del personale sanitario.
Il consigliere grillino voleva conoscere i risultati del tavolo tecnico previsto dal protocollo d’intesa del novembre 2016 da attivare entro gennaio 2017 per l’omogeneizzazione dei trattamenti del personale della Provincia e i professionisti sanitari dell’Apss e le eventuali iniziative che si vogliono adottare a questo scopo. Si tratta di circa 3.700 lavoratori per quanto riguarda appunto la trentina di categorie di addetti che lavorano negli ospedali e nella sanità provinciale, dagli infermieri ai tecnici di laboratorio e così via.
Alla domanda di Degasperi, Fugatti ha risposto che l’Apran aveva già iniziato ad affrontare il problema già a partire dal dicembre 2016. Le modifiche prodotte hanno riguardato la dirigenza accorpando il personale con funzioni amministrative e con funzioni medico-sanitarie. Due sono le linee di intervento previste dall’Apran: una punta a valorizzare le professioni sanitarie e l’altra prevede l’armonizzazione del trattamento del personale dell’Apss e di quello delle autonomie locali. Il tavolo contrattuale - ha concluso Fugatti - è fermo perché sconta, purtroppo, delle difficoltà nella trattativa, ma l’auspicio è di arrivare a chiuderlo nel più breve tempo possibile.
Una risposta che ha lasciato insoddisfatto Degasperi e, soprattutto, Nursing Up e Uil sanità che assieme hanno la maggioranza della rappresentanza sindacale del personale della sanità provinciale.
«Siamo molto insoddisfatti perché c’è sì la previsione di armonizzare i contratti per il personale amministrativo, ma non c’è alcuna previsione per quello sanitario - spiega Cesare Hoffer, segretario del Nursing Up - Non riusciamo a capire perché si parli di una parte dei dipendenti e non di tutti: siamo sconcertati da questa cosa qua. Nel 2016 è stato firmato un protocollo per avviare l’armonizzazione del contratto, ora si dice che si farà per gli amministrativi». Se le cose non cambiano «si va verso le forme di lotta, tutte quelle possibili, andava dato seguito al protocollo per tutti i lavoratori della sanità, che vivono una fase di difficoltà» conclude Hoffer.
D’accordo anche Giuseppe Varagone (Uil sanità): «Vanno messi al centro i lavoratori sanitari visto che sono loro il fulcro della sanità. Noi abbiamo chiesto l’armonizzazione per tutti i dipendenti, qui ne arriva una per 1.500 amministrativi, ma non applicarla anche agli altri è una ingiustizia e una disparità». Per far capire anche all’opinione pubblica «le nostre ragioni, questa volta dovremo astenerci dal lavoro» conclude Varagone.