Accordo sul contratto sanità siglata l'intesa con i sindacati ma la Cgil non ci sta: «Una truffa»
Raggiunto ieri sera a Trento tra i sindacati (esclusa la Cgil) e l’Apran l’accordo per la chiusura delle code contrattuali del contratto provinciale della sanità 2016 - 2018. L’accordo - informa la Provincia - movimenta complessivamente, per gli anni dal 2018 al 2020, risorse per 20 milioni di euro e per 7 milioni di euro all’anno a regime, dal 2021 in poi. La firma ufficiale è prevista per i prossimi giorni.
Il contratto interesserà oltre 6.500 dipendenti dell’Azienda sanitaria, esclusa la componente dirigenziale medico-sanitaria.
All’incontro era presente l’assessore provinciale alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Segnana, che ha espresso la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto.
Non ci sta invece la Cgil: «Abbiamo appreso per caso, in una pausa della videoconferenza, che Cisl, Uil, Fenalt e Nursing up avevano elaborato in gran segreto una nuova tabella di ripartizione delle risorse insieme ad Apran, diversa da quella su cui si era discusso sino al giorno prima tra tutte le sigle in casa Cisl. Fatto gravissimo e vergognoso che segna un punto di non ritorno nelle relazioni tra sindacati e con l’Apran». Così Luigi Diaspro, segretario generale della Fp Cgil, che continua: «Le posizioni della Cgil per un equilibrio generale delle misure indennitarie; per la valorizzazione e l’inclusione di tutte le categorie di personale; la salvaguardia delle specificità delle professioni senza strappi abnormi a favore di singole posizioni sponsorizzate dagli altri sindacati, hanno sempre rappresentato una spina nel fianco per logiche spartitorie che - di fronte allo scippo dei 15 milioni - hanno definitivamente prevalso, con l’assalto ai 500 mila euro che magicamente la Provincia ha dichiarato disponibili per l’ultimo atto della farsa, ma che erano di fatto già nella disponibilità delle parti». Della delegazione Fp Cgil facevano parte anche Gianna Colle e Marco Cont.
È capitolata l’Apran e l’intera delegazione pubblica, che ha chiuso occhi e orecchie rispetto a un’operazione che non è solo economica ma un riassetto strutturale delle dinamiche salariali che divarica ulteriormente le distanze tra le categorie. L’unica ferma opposizione dell’Azienda è stata espressa sulla richiesta della Fp Cgil per lo svuotamento dell’Area A e confluenza nell’Area B, anche questo previsto dalle indicazioni della Giunta sin dalla stesura della prima tabella del luglio 2018, per un avvio della non più prorogabile revisione complessiva dell’ordinamento professionale.
Il contributo fondamentale della Fp Cgil di questi lunghi anni ha consentito di conservare tuttavia alcuni punti importanti come le risorse per l’avvio del processo di armonizzazione col Contratto delle autonomie locali per il personale amministrativo, tecnico e operaio, ancora insufficienti ma che rappresenta finalmente il viatico per la realizzazione di una previsione legislativa risalente addirittura al 1997. Si è riusciti a conservare un incremento dignitoso per le figure non apicali quali gli Oss, avvicinandole alle retribuzioni delle autonomie locali, i 15 Euro di aumento per le categorie da A alla C, il ripristino delle graduatorie ex art. 111 Ccpl. Salvaguardata anche la fascia economica per chi ha maturato 40 anni di servizio e l’Una Tantum di 5 milioni per tutti.
Lo spacchettamento della quota già destinata alla valorizzazione di tutte e 22 le professioni sanitarie rischia invece di dare risposte solo ad alcune figure. Abnormi le previsioni di aumento di indennità per sole figure apicali, ad esempio coordinatori sanitari e tecnici. Su tutto incombe il tema del finanziamento delle posizioni di direttore d’ufficio e di incarico speciale e posizioni organizzative sanitarie, oggi a carico del bilancio, che saranno invece a carico dei fondi contrattuali, depauperando le risorse comuni. Anche questo firmato con disinvoltura dai quattro sindacati. Infine, rimandato a data da destinarsi l’adeguamento normativo perché, a detta degli imperturbabili firmatari, si stava procedendo come al mercato, così come l’immediato pagamento del Tfr/Tfs.
«Sottolineo anche che la soddisfazione dell’assessora Segnana è del tutto fuori luogo visto che gli operatori che lei esclude dal premio Covid-19 sono delusi dalla scarsissima considerazione del personale che, anche dalle retrovie, ha dato un contributo fondamentale. In altri territori, per ultima la Puglia, sono stati varati accordi sindacali inclusivi. Insopportabile l’esclusione dal premio per i lavoratori che si sono ammalati o contagiati ma non hanno avuto bisogno del ricovero: sono furiosi perché nel resto del Paese gli accordi prevedono il riconoscimento anche per loro».