La protesta dei medici specializzandi in piazza «Vogliamo un contratto»
Sno medici laureati; nell'emergenza Covid è stato chiesto loro di aiutare la sanità in emergenza; ma per loro resta da fare la speciliazzazione. E chiedono che il rapporto tra posti nelle scuole di specializzazione e medici laureati che intendono frequentarle sia di 1 a 1. E chiedono anche che non si tratti più di una borsa di studio, ma di un vero e proprio contratto di lavoro. Per questi motivi una quindicina di cosiddetti «camici grigi» hanno manifestato stamattina in piazza Dante a Trento.
Si tratta di giovani medici neo-laureati che, come migliaia di altri colleghi in tutta Italia, hanno già tentato diverse volte l’accesso alla specializzazione senza successo o lo tenteranno per la prima volta a settembre, sapendo però di avere poche chance.
«Quest’anno le stime parlano di circa 25.000 partecipanti al concorso e appena 14.000 borse di studio. Il governo ne ha previste 4.000 in più per quest’anno vendendola come una grandissima conquista, ma di fatto non bastano», spiega Alessandra Iorfida, referente per il Trentino - Alto Adige del coordinamento che ha organizzato la manifestazione, svoltasi in contemporanea in 21 piazze in Italia.
«Se adeguiamo la formazione e la rendiamo di qualità - aggiunge - sì si può avere anche un servizio sanitario che funziona, ma per troppi anni si è tagliato sulla sanità e oggi ne paghiamo le conseguenze. In soli 5 anni andranno in pensione oltre il 60% degli specialisti e non ci sarà nessuno che li potrà rimpiazzare perché non è stata fatta adeguata programmazione. I medici ci sono ma mancano i posti nelle scuole di specializzazione».
Solidarietà è stata espressa dalla consigliera provinciale Paola Demagri (Patt) che, nel portare il suo saluto ai manifestanti, ha annunciato di aver presentato una mozione in cui si chiede di stanziare le risorse necessarie per aumentare il numero di medici e le borse di specializzazione trentine.
I medici sono stati poi ricevuti in delegazione dall'asessore alla sanità Stefania Segnana, che ha ascoltato le rivendicazioni dei dottori.