Orso, Costa vuole impugnare l'ordinanza trentina «Innanzitutto va ricostruita la dinamica dei fatti Si cerchino soluzioni ma senza l'abbattimento»
«Solo dopo aver raccolto informazioni scientifiche certe sull’animale coinvolto nell’incidente ai due cittadini si potranno valutare soluzioni tecniche che, a mio parere, non devono tradursi nell’abbattimento».
Lo scrive il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, in una lettera di risposta al presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che ha firmato l’ordinanza per l’abbattimento dell’orso che avrebbe ferito padre e figlio lunedì scorso in valle di Non.
«Stiamo valutando - spiega Costa - i presupposti giuridici per una eventuale impugnazione dell’ordinanza».
Il ministro esprime la propria «contrarietà alla parte dell’ordinanza» emanata ieri da Fugatti, «a ventiquattro ore dall’accaduto, dove si invita il personale alle tue dipendenze» cioè il Corpo forestale provinciale a «monitorare l’area del Monte Peller, in valle di Non, identificare l’orso responsabile e ad ucciderlo, perché la ritengo una decisione impulsiva che non favorisce un’analisi degli elementi di contesto e aggrava lo scontro pubblico, già non semplice da gestire, sulla convivenza tra uomo e fauna selvatica negli ambienti alpini».
Nel confermare la disponibilità del proprio ministero «nella costante collaborazione istituzionale, a valutare congiuntamente il Piano di gestione che tu hai chiesto di predisporre alle strutture tecniche competenti della Provincia autonoma di Trento», Costa osserva che esso «dovrà prevedere una gestione dell’orso Bruno nel territorio della Provincia sulla base di una rigorosa base scientifica, con il supporto dell’Ispra oltre che nel rispetto della normativa nazionale ed europea».
Il ministro confida «nella capacità di conciliare, nel migliore dei modi, gli aspetti di tutela della pubblica incolumità con quelli di conservazione e protezione delle specie selvatiche».
Sul ferimento delle due persone il ministro si dice dispiaciuto ed esprime «loro, così come a tutta la comunità locale, tutta la mia comprensione e vicinanza».
«Comprendo la preoccupazione della cittadinanza - spiega Costa - ma ritengo necessario ricostruire bene l’accaduto attraverso una dettagliata relazione tecnica, considerato anche che questi episodi sono estremamente rari in Italia».
Secondo il titolare dell’Ambiente «è opportuno che si individui con estrema certezza l’esemplare coinvolto nella vicenda in quanto, se responsabile dell’aggressione fosse una femmina con cuccioli, si potrebbe fornire una plausibile interpretazione etologica dell’episodio: un’orsa che cerca di allontanare una minaccia per i propri cuccioli, se spaventata, potrebbe reagire con naturale aggressività. È un atteggiamento - aggiunge il ministro - insito in qualsiasi specie animale quello di difendere la prole nel proprio habitat».
Sulla vicenda poco fa è intervenuto anche Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente: «Occorre fermare questa escalation assurda anche perché la reintroduzione dell’orso in Trentino è stata pagata da tutti i cittadini italiani ed europei e il presidente della provincia di Trento non può decidere l’eliminazione degli orsi, uno dopo l’altro. Da Roma ci aspettiamo che arrivi un segnale importante per evitare una nuova e insensata condanna a morte come già successo in passato per la vicenda di Daniza».