Smart working, ora la Provincia ci crede e vara gli "atti di indirizzo"
La Provincia vuole investire sul «lavoro intelligente». Come afferma un comunicato stampa della Giunta «Il traguardo da raggiungere è la creazione del “distretto Trentino intelligente”: a questo punta l’Atto di Indirizzo approvato dalla Giunta provinciale per la promozione del lavoro agile. Il documento dettaglia criteri e modalità per lo sviluppo del successivo Piano strategico per la promozione del lavoro agile, uno dei più significativi della Legislatura. Tra gli obiettivi concreti il miglioramento dei servizi resi da parte della pubblica amministrazione ai cittadini e al mondo economico, la razionalizzazione delle spese di gestione degli immobili, la crescita delle competenze digitali della popolazione e infine, più complessivamente, la valorizzazione a 360° del territorio che, fra le altre ragioni, potrebbe diventare più attrattivo ed “amichevole” grazie alla possibilità di svolgere del lavoro a distanza, offerta a soggetti che attualmente lavorano in maniera tradizionale.
“I principi che saranno cristallizzati nel Piano strategico – sottolinea il presidente Maurizio Fugatti - oltre a costituire un’importante fonte di rinnovamento per tutte le organizzazioni territoriale, saranno un acceleratore dirompente di innovazione sociale, partendo dalla pubblica amministrazione stessa. Con questo atto di indirizzo prende avvio quindi un ambizioso percorso a livello territoriale, finalizzato in prima battuta alla promozione di modalità di lavoro innovative, ma soprattutto di sviluppo del territorio provinciale, per renderlo pronto alle sfide che il prossimo futuro ci porterà ad affrontare.”
Scrive l'ufficio stampa: "Le basi fondanti del nuovo progetto sono rinvenibili nei principi ispiratori del Programma di sviluppo provinciale e del percorso degli Stati Generali della Montagna oltre che delle politiche inerenti la Strategia provinciale per lo Sviluppo Sostenibile e la Strategia provinciale di Specializzazione Intelligente, recentemente approvate dall’Amministrazione provinciale".
La Provincia autonoma di Trento ha iniziato a sperimentare forme di lavoro a distanza e agile fin dal 2012, riconosciute come “buone pratiche” a livello nazionale. A queste esperienze si sono sommati naturalmente quest’anno gli impatti del Covid-19, che hanno accelerato la sperimentazione del “lavoro remoto”.
Da qui è possibile ripartire, per investire su questa nuova modalità di lavoro, sia presso i datori di lavoro pubblici che privati, posto che il processo sembra ormai ineluttabile, e quindi va compreso e indirizzato, tenendo conto di tutte le variabili che questo può comportare non solo a livello organizzativo ma anche socio-economico.
Rispetto al normale “telelavoro”, che prevede semplicemente l’esecuzione di un lavoro in una sede diversa rispetto a quella aziendale, grazie all’utilizzo degli strumenti informatici, nel “lavoro agile” il dipendente svolge la propria attività fuori dall’azienda ma, in accordo con il datore di lavoro, può farlo in piena autonomia i tempi e il luogo di lavoro, senza necessariamente una postazione fissa. Un modo di lavorare orientato agli obiettivi, dunque, flessibile e responsabilizzante.
Ed è proprio dal lavoro agile - constatato quanto il lavoro cambi i modi di vivere delle persone e della collettività - che si può promuovere un cambiamento anche nei paradigmi socio-economici dei territori, quindi in questo caso del Trentino (ad esempio nei campi della mobilità, della valorizzazione della montagna e delle periferie, e come dicevamo della sua stessa attrattività). La valenza territoriale del progetto è data dal coinvolgimento, già iniziato nella fase preliminare all’adozione definitiva, dei portatori di interesse datoriali sia del sistema pubblico che di quello privato e delle organizzazioni sindacali.
Il Piano strategico che vedrà la luce nel primo semestre del 2021 cercherà di individuare nei tre ambiti principali: “Personale e organizzazione”, “Trasformazione digitale” e “Logistica e spazi fisici”, fattori minimi comuni che possono costituire la base di partenza per l’applicazione del lavoro agile nelle organizzazioni pubbliche e private territoriali. Questi standard saranno individuati grazie al lavoro di specifici Tavoli che vedranno coinvolti tutti gli stakeholder, mirando ad una proficua contaminazione anche tra realtà pubblica e privata.
L’elaborazione del Piano strategico è stato affidato dalla Giunta a Luca Comper, Dirigente generale dell’Umst Affari generali della Presidenza, segreteria della Giunta e trasparenza».
I precedenti. A maggio - dopo la prima fase del lockdown - c’era stato un incontro tra i vertici della Provincia e tutte le sigle sindacali. Per la Provincia c’erano il dirigente generale Nicoletti e il dirigente generale dell’organizzazione del personale, Fedrigotti.
L’incontro era stato convocato per parlare dell’organizzazione del lavoro in questa seconda fase dell’emergenza Coronavirus.
I sindacati hanno intuito che la Provincia fa il tifo affinché tutti i provinciali rientrino nelle proprie sedi di lavoro. «Non conta che sia ancora raccomandato il ricorso allo smart working e che siamo ancora in una fase critica», afferma Maurizio Valentinotti, segretario provinciale di Fenalt, «non conta che le grosse aziende private abbiano puntato sul lavoro agile e non conta neppure che le cose abbiano funzionato bene. Serve accontentare l’opinione pubblica! Ma quel che è peggio, la proposta è la più assurda: far rientrare tutti, tutti i giorni, per metà giornata. La soluzione più caotica e costosa per tutti, che porterebbe a un traffico intenso a mezzogiorno e a mezzi pubblici pieni».
E vale la pena ricordare le parole del dirigente del personale - Silvio Fedrigotti - il 26 maggio scorso quando firmò una lettera ai dipendenti provinciali chiedendo loro il rientro in ufficio: quando gli chiedemmo “Lo smart woirking potrebbe essere un modello per il futuro?” rispose: «Non in modo così prolungato ed esclusivo, ma con forme di alternanza - replica Fedrigotti - passata la fase dell’emergenza, l’amministrazione farà le sue valutazioni. Il lavoro a distanza può essere una linea di tendenza che in Provincia già c’è. Tra smart working e telelavoro avevamo già 700 dipendenti».