Il Garante dei Minori chiede la riapertura delle scuole: “Non accettiamo le scelte governative”
Biasi, che aveva già condotto una battaglia contro le mascherine, si scaglia contro il governo: “Non esiste alcuna evidenza che le scuole siano luoghi di contagio, lo ha detto anche Ruscitti”
TRENTO. Aveva già fatto discutere una sua presa di posizione contraria alle mascherine per i bambini, un anno fa. Ora il Garante per i Minori della Provincia, Fabio Biasi, torna a tuonare contro le restrizioni della pandemia. Lo fa in una lettera inviata al Consiglio Provinciale, agli assessori ed alle autorità scolastiche.
Scrive Biasi: «il Garante per i diritti dei minori della Provincia autonoma di Trento rivolge un accorato appello alle SS.LL., chiedendo l’immediata riapertura, in presenza, delle Scuole di ogni ordine e grado.
Lodevole ed apprezzabile è il fatto che fino a venerdì 12 marzo 2021 nella nostra provincia le Scuole abbiano “resistito” alla chiusura, che nel resto del Paese purtroppo si è avverata, così come va dato atto, con profonda riconoscenza, degli enormi sforzi compiuti dagli Istituti scolastici, allo scopo di mantenere vitali le attività didattiche in presenza, quali servizi essenziali alla persona.
Ora, peraltro, la chiusura delle Scuole è stata disposta in forza di un decreto legge governativo, a seguito dell’introduzione di nuovi e discutibili parametri di misurazione dell’incidenza percentuale dei contagi nei singoli territori ed è altresì frutto di una scelta politica del governo locale, sebbene fossero presenti tutte le condizioni per poterla evitare.
Le motivazioni di tale scelta sono state rese note dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti, il quale ha dichiarato che la Giunta provinciale non può non aderire alle decisioni dell’Esecutivo, per non “trascinare” la Provincia stessa in contenziosi giudiziari con il Governo centrale.
Si osserva che questa scelta va in direzione contraria rispetto a quanto dichiarato il 09 marzo 2021 al giornale “L’Adige” dal Dott. Giancarlo Ruscitti, Dirigente del Dipartimento Salute e Politiche sociali della P.A.T., secondo cui “… nelle scuole il virus non circola. Non c’è alcun dato scientifico, nazionale e internazionale, che dica che le scuole sono pericolose”. Il dott. Ruscitti ha altresì affermato che “Tra i contagi dei minorenni la quasi totalità non ha sintomi, oppure pochissimi. A quel punto si tratta di limitare le interazioni che i giovani hanno, soprattutto nei confronti della popolazione anziana. Popolazione anziana che qui in Trentino stiamo vaccinando a grande velocità, ed anzi vorremmo aumentare ancora il ritmo”.
Ed allora perché la chiusura delle Scuole anche in Trentino? E’ una scelta ragionevole?
E’ una scelta ponderata e proporzionale, nel raffronto con la situazione di fatto, sempre doveroso per l’adozione di qualsiasi provvedimento autoritativo, soprattutto se limitativo di diritti? Cosa è cambiato sul piano reale e non formale il 15 marzo 2021? Quali ulteriori rischi è destinata ad evitare questa scelta? E’ lecito chiedere più attenzione e più coraggio da parte di chi assume decisioni che influiscono in modo pesantissimo sulla vita quotidiana di migliaia di bambini, di ragazzi e delle loro famiglie? E’ lecito chiedere a chi governa di non limitarsi ad un rassegnato allargamento di braccia, con il richiamo a poteri superiori che impongono le decisioni? E’ lecito chiedere che una possibile riapertura delle Scuole si possa ispirare ad
una visione più ampia della didattica, prevedendo la fruizione, ad esempio, dei bellissimi spazi aperti, di cui è assai ricco l’intero territorio, anche per incentivare le attività sportive, anch’esse fortemente penalizzate?
Perchè queste opzioni e possibilità, da considerare quali opportunità facilmente realizzabili, non sono mai state adottate, nonostante le buone intenzioni dichiarate fin dal mese di agosto 2020?
Questa generazione non si merita tutto questo: se priviamo i nostri figli dell’opportunità della scuola in presenza (che non è solo didattica, ma molto altro e molto di più) togliamo loro il diritto fondamentale di sviluppare pienamente la loro personalità, in palese violazione dell’art. 3 della Costituzione». Biasi cita poi un lungo brano di Piero Calamandrei, del 1950. Bel quale uno dei padri costituenti, ebbe a dire in occasione del III^ Congresso a difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950, in un discorso divenuto celebre: “La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale”.
Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola “l’ordinamento dello Stato”, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della
politica si trasformano in leggi.
Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il Presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale
della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […]. Vedete, questa immagine è consacrata in un articolo della Costituzione, sia pure con una formula meno immaginosa.
È l’art. 34, in cui è detto: “La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Questo è l’articolo più importante della nostra Costituzione. Bisogna rendersi conto del valore politico e sociale di questo articolo. Seminarium rei pubblicae, dicevano i latini del matrimonio. Noi potremmo dirlo della scuola: seminarium rei pubblicae: la scuola elabora i migliori per la rinnovazione continua, quotidiana della classe dirigente.”
Dunque, se questa è la funzione costituzionale della scuola nella nostra Repubblica, ne discende che la sua chiusura, ancorché dettata dalle più nobili intenzioni, quali quelle legate alla sicurezza sanitaria, non è soltanto un atto contrario alla Costituzione (sarebbe come interrompere il funzionamento, per esempio, del Senato della Repubblica o della Corte Costituzionale) ma costituisce un vero e proprio sopruso, perchè impedisce il libero formarsi della personalità nei bambini e negli adolescenti, privandoli di una linfa vitale per la loro crescita e per la loro formazione armoniosa: proprio come nel dissanguamento, si verifica un lento ed inesorabile esaurimento di energie e di risorse, essenziali per la vita stessa del Paese. Nè si può seriamente sostenere che l’attività scolastica “prosegue” comunque con la cosiddetta “Didattica a distanza”, non potendo quest’ultima costituire un rimedio sostitutivo dell’attività scolastica in presenza.
Orbene, ad un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria, è del tutto insensato pensare di chiedere ai bambini, ai ragazzi, alle loro famiglie, ai docenti, ai lavoratori della Scuola, ulteriori sacrifici ed ancora più pazienza. La chiusura delle scuole, avvenuta nel marzo 2020, ha causato e sta ancora causando profonde ferite nei confronti di più generazioni, ha acuito le ingiustizie sociali, ha messo in serissima difficoltà le famiglie, ha tolto possibilità e vitalità alla generalità dei cittadini.
A distanza di un anno, tutto questo non è ulteriormente tollerabile e non è parimenti giustificabile la continua adozione di misure proprie di uno stato di emergenza, senza che si sia provveduto, nel frattempo, a porre in essere politiche di miglioramento dei trasporti, di sanificazione dei locali con appositi impianti di areazione (abbondantemente presenti sul mercato), di una migliore organizzazione della logistica, con la previsione di
classi meno numerose, ecc.
La Scuola è sacra ed inviolabile ed è preciso compito istituzionale e dovere di questo Garante dare voce ai bambini ed ai ragazzi, che sono ormai stanchi, demotivati, tristi e frustrati nel corpo e nella psiche, come emerge anche dalle moltissime testimonianze e proteste che pervengono non soltanto allo scrivente Ufficio, ma – sull’intero territorio nazionale – a tutti i Garanti regionali.
Questo Garante chiede quindi alla Giunta provinciale un ripensamento radicale rispetto alle scelte adottate, con l’immediata revoca dei provvedimenti di chiusura delle Scuole di ogni ordine e grado sul territorio provinciale, secondo un rinnovato paradigma di pensiero, alla luce delle molteplici possibilità e potenzialità giuridiche, organizzative, logistiche e tecniche, che sono rimaste, purtroppo, a livello meramente intenzionale e che – ove venissero attuate – andrebbero comunque nella direzione di un miglioramento del
benessere complessivo dell’intera collettività. Restando a disposizione per qualsiasi richiesta o adempimento, è gradita l’occasione per porgere distinti saluti».
Firmato: Il Garante dei Diritti dei Minori, Fabio Biasi.