Quei 29 milioni di vaccini Astrazeneca «nascosti» in deposito ad Anagni e scovati dai Nas
L’allarme dalla Commissione Europea, Draghi manda i Carabinieri che scoprono lotti forse destinati all’estero: si indaga sui contratti e sulle bolle di accompagnamento, ma i conti non tornano
ROMA. Bolle che registrano milioni di dosi contenute in lotti diretti da Anagni a Bruxelles, due dei quali bloccati dai carabinieri e poi ripartiti per il Belgio. Lo stabilimento Catalent di cui si serve AstraZeneca in Italia finisce sotto la lente dei Nas, inviati dal governo dopo i sospetti europei su eventuali esportazioni da parte della società farmaceutica anglo-svedese fuori dall'Ue. Il tutto sullo sfondo delle «forti inadempienze» da parte del colosso e denunciate dall'Europa: «di 120 milioni di dosi» che avrebbe dovuto consegnare nel primo trimestre secondo il contratto, ha tagliato a «30 milioni ma non è nemmeno vicino a questa cifra»
.E lo stesso premier, Mario Draghi, precisa: i lotti «sono partiti per il Belgio, alla casa madre. Da dove andranno da lì non so. Intanto la sorveglianza continua per quelli rimanenti». Anche i Paesi Bassi, per voce del premier olandese, Mark Rutte, sono pronti a «bloccare» l'esportazione di vaccini «se la Commissione Ue lo richiede». E la Francia attacca: AstraZeneca ha mantenuto «quasi integralmente» i suoi impegni «con la Gran Bretagna, ma non con l'Ue» in materia di consegna dei vaccini ed è «una situazione completamente inaccettabile. L'Unione europea non sarà lo zimbello della vaccinazione».
A far deflagrare una situazione già tesa da settimane - per la campagna vaccinale che ancora stenta in tutti i Paese dell'Ue a causa della carenza di dosi - è stata proprio la Commissione europea. In una telefonata di sabato scorso, la presidente Ursula von der Leyen ha chiesto a Draghi una verifica, dopo la richiesta di ispezione avviata dal commissario dell'Ue Breton, alla guida della task force sui vaccini: i dubbi erano riferiti ad alcuni lotti che non tornavano nei conti della Commissione e che sarebbero stati giacenti presso lo stabilimento della Catalent di Anagni, vicino a Roma, dove da settembre si infialano i vaccini al ritmo di 5-6 milioni dosi. E dove ce ne sarebbero state - secondo i sospetti - 29 milioni ferme.
Un lotto «fantasma», secondo la prima ispezione, che fa temere un «mercato parallelo» con esportazioni al di fuori della dovuta autorizzazione Ue.
L'alert è scattato subito e Draghi ha informato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Nel giro di qualche ora - tra il 20 e il 21 marzo - i militari del Nucleo Antisofisticazione erano alla Catalent: i carichi ispezionati avevano come destinazione il Belgio. Due sono già partiti: ma ora tutti quelli in uscita vengono controllati dai Nas.
La task force della Commissione europea, invocando ancora una volta «l'importanza della piena trasparenza sul numero di dosi che vengono prodotte nei siti europei di AstraZeneca», ha chiesto conferme «sull'esatta provenienza dei lotti individuati ad Anagni».
Lo stesso Thierry Breton aveva sollecitato l'intervento dopo una sua visita nello stabilimento di Leida, nei Paesi Bassi, gestito dalla Halix, uno dei due impianti in Ue utilizzati dalla casa farmaceutica per produrre il vaccino. La società di Oxford ha poi chiarito in una nota che nello stabilimento di Anagni ci sono «altre 16 milioni di dosi di vaccino in attesa del rilascio del controllo di qualità e destinate all'Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi dell'Ue durante l'ultima settimana di marzo, il saldo ad aprile, poiché le dosi sono state approvate per il rilascio dopo il controllo di qualità».
Al momento, dunque, «non sono previste altre esportazioni, oltre ai Paesi Covax (il programma di distribuzione del siero nelle nazioni a basso medio reddito - ndr) per i quali «ci sono 13 milioni di dosi». Progressi arrivano anche in merito ai progetti per la produzione in Italia: la Difesa è al lavoro, con «notevoli progressi».