Covid / La protesta

Oggi pomeriggio la manifestazione per la scuola in presenza

Sui prati delle Albere a Trento l'iniziativa per chiedere che possano tornare sui banchi tutti gli studenti, non solo i più piccoli come previsto attualmente

IL PEDIATRA«La didattica a distanza ormai provoca solo danni»

TRENTO. Dalla Provincia, che da lunedì riapre fino alle elementari, e dal governo, che dopo Pasqua farà lo stesso fino alla prima media, arrivano risposte  alla denuncia di chi da tempo si batte contro la prolungata didattica a distanza subita dai giovani italiani.

Oggi, per ribadire la necessità di tornare in presenza, è in programma una manifestazione, a Trento, nel parco delle Albere, per chiedere che tutti gli studenti possano tornare in classe, anche quelli più grandi, fino alle superiori.

L'iniziativa segue il successo delle manifestazioni della settimana scorsa a Rovereto (foto) e in Primiero.

L'organizzazione è a cura del comitato scuola in presenza per la provincia autonoma di Trento, che si rivolge a famiglie e studenti per la riapertura in presenza di tutte le scuole di ordine e grado. L’appuntamento è dalle 15 alle 17.

“La manifestazione - recita una nota del comitato – si terrà in forma statica nel rispetto della normativa Covid vigente e delle comuni regole civili.

Per spiegare le ragioni della protesta, è stata inviata una lettera a tutti i dirigenti e docenti di ogni scuola di ordine e grado. Eccola.

Gentilissimi Dirigenti e gentilissimi insegnanti,

siamo il Comitato Scuola in Presenza per la Provincia Autonoma di Trento composto da genitori e da educatori apolitici uniti per la riapertura della scuola.

Ci discostiamo integralmente da movimenti di ogni genere che non puntino allo stesso obiettivo: riaprire le scuole di ogni ordine e grado in sicurezza secondo i protocolli vigenti. Siamo genitori stanchi di vedere i propri figli svuotarsi, giorno dopo giorno, di quell'Energia Vitale che li dovrebbe caratterizzare.

E' innegabile che la chiusura delle scuole stia creando problematiche ai bambini del nido, a quelli della scuola materna e delle scuole elementari; ai ragazzi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Tutti loro sono i grandi dimenticati di questa seconda fase dell'emergenza sanitaria: gli adolescenti in particolare stanno vivendo un vero e proprio dramma, che si è palesato pian piano nel corso di questo ultimo anno. Noi genitori li vediamo scivolare lentamente ma inesorabilmente in uno stato di apatia, e quasi come anestetizzati essi non riescono più a percepire alcuno stimolo.

E silenziosamente è la generazione del futuro che rimane disattesa nelle sue aspettative nei confronti del mondo e della scuola. Si sta registrando un aumento dei tentativi di suicidio tra i teenagers e un crescente numero di problematiche tra i più piccoli come conseguenza a questo modo di fare scuola. Ma tali numeri non sono quelli che interessano alla politica, concentrata verso altre cifre, quali i soldi investiti dalla PA in un nuovo modo di fare scuola e quant'altro.

Con la presente vogliamo fare appello al vostro cuore: l'insegnamento non è solo una professione, ma prima di tutto è una missione! Perché richiede ad un educatore, ad un maestro, ad un professore di mettere tutto sé stesso in ciò che fa, e di farlo con coraggio. Noi lo sappiamo, e di questo ve ne siamo grati.

VI chiediamo, però, di avere ancora una volta coraggio e di spenderlo per i nostri ragazzi, che poi sono anche vostri. In qualche modo la scuola è sempre la seconda casa degli studenti e voi siete la loro seconda famiglia. Aiutateci! Aiutateci a riportare i nostri figli in classe! Fate in modo che questo grido di dolore non rimanga inascoltato; se c'è una cosa, una sola cosa che oggi dobbiamo fare, è stare dalla parte dei ragazzi.

Essi non si meritano tutto questo, non meritano che venga loro strappata dalle mani questa unica occasione di essere bambini o di essere adolescenti, di innamorarsi tra i banchi di scuola, di litigare coi compagni per poi imparare a fare pace, di confrontarsi con gli altri per capire di non essere da soli, per sperimentare l'empatia, la competizione, l'invidia sana che porta al miglioramento di sé stessi, lo scambio di idee e di fantasie.

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