Supermercati affollati e scarsi controlli, l'esasperazione dei dipendenti
Sindacati all’attacco: “Dimenticati dal primo piano vaccinale, adesso questi addetti chiedono priorità dopo anziani e soggetti fragili”. E in vista del ponte pasquale appello al presidente Fugatti: domenica e lunedì chiuso
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TRENTO. Si respira preoccupazione e sconforto tra molti addette e addetti dei supermercati trentini. In vista del ponte pasquale si teme il consueto “assalto” ai punti vendita e i lavoratori temono il rischio contagio.
“Anche se siamo in zona rossa da più di due settimane nei supermercati è ancora troppo faticoso far rispettare le norme di distanziamento, uso corretto della mascherina e divieto di assembramento – denunciano i segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs -. Sono gli stessi dipendenti che devono farsi carico di chiedere ai clienti il rispetto delle misure anticontagio, rimediando anche qualche qualche insulto”. La situazione è particolarmente complicata durante i fine settimana, nelle ore di punta, e non è escluso che il fine settimana di Pasqua la situazione sia ancora peggiore”.
A preoccupare lavoratori e sindacati è la sottovalutazione della situazione sanitaria fragile in cui ancora versa il Trentino. Per questa ragione fanno appello al presidente Fugatti perché preveda la chiusura di tutti i supermercati il giorno di Pasqua e il Lunedì di Pasquetta e così per le giornate del 25 aprile e 1° maggio.
Le tre sigle ricordano inoltre che il comparto della distribuzione alimentare è stato tra i pochi a chiudere l’anno con fatturati in crescita, almeno per i grandi marchi locali.
Infine il nodo vaccini. Sul tema Filcams, Fisascat e Uiltucs sono chiari: nessuno chiede corsie preferenziali a danno dei soggetti che hanno più bisogno e urgenza di vaccinarsi. Al contrario la posizione è quella di sollecitare il rispetto del nuovo piano vaccinale nazionale, dando priorità alle persone fragili e agli anziani. Conclusa questa fase, però, i sindacati chiedono che sia riconosciuto il rischio in cui si trovano a lavorare questi 7 mila addetti.
“Sono stati considerati lavoratori essenziali dal primo giorno di lockdown e non si sono mai fermati. Il primo piano vaccinale, però, li ha ignorati escludendoli dalle categorie di lavoratori con priorità, creando delle discriminazioni rispetto ad addetti di altri settori. Oggi non chiedono di passare davanti a nessuno, perché consapevoli di quanto sia preziosa una dose di vaccino per un anziano o una persona con pesanti fragilità. Al netto di questo conclusa la fase di vaccinazione dei soggetti più a rischio si aspettano che la loro disponibilità e soprattutto il rischio in cui operano da un anno siano giustamente riconosciuti”, concludono Bassetti, Avanzo e Largher.