Salute / Il cambio

Ecco la «rivoluzione» della sanità trentina con gli ospedali «policentrici»

Meno Trento, più valli (con sette nosocomi): parole d’ordine e temi del progetto della giunta con gli obiettivi strategici per cambiare totalmente il modo di curare i trentini

di Matteo Lunelli e Marica Viganò

TRENTO. Addio al sistema centralizzato, con il Santa Chiara punto di riferimento d'eccellenza, e spazio al cosiddetto "ospedale policentrico", con le strutture del territorio che diventano sempre più importanti. La sanità trentina si appresta a cambiare volto: non più il Santa Chiara al centro di tutto e le altre strutture sul territorio utilizzate per i "casi semplici", ma un'unica rete ospedaliera articolata in 7 strutture (Trento, Rovereto, Arco, Cles, Cavalese, Tione e Borgo).

«Si tratta di una vera rivoluzione», dice Maurizio Fugatti. «Cambia il modo di vedere la sanità, dopo vent'anni all'insegna della centralizzazione. L'impostazione è totalmente capovolta», ha aggiunto il presidente. In effetti all'orizzonte c'è un cambiamento epocale. Il piano strategico 2021-2025 è stato presentato ieri, dopo una trentina di incontri avvenuti in Azienda sanitaria, con il coinvolgimento di circa 370 professionisti sanitari.

A presentarlo il presidente Maurizio Fugatti e l'assessora Stefania Segnana, che hanno dato le direttive politiche e indicato gli obiettivi, insieme ai vertici dell'Apss, con il quadrumvirato composto dal direttore generale Pier Paolo Benetollo, Antonio Ferro, Andrea Maria Anselmo e Arrigo Andrenacci. «Questo documento serve per definire le priorità e fare le scelte per il futuro. Nei prossimi mesi lo integreremo con la riorganizzazione aziendale e la programmazione annuale e triennale, che fisserà gli obiettivi per ogni singola unità operativa», ha spiegato Benetollo.

La chiave del piano è la definizione di "ospedali policentrici", o "ospedali diffusi", il contrario del sistema "hub and spoke" voluto negli ultimi anni.

Cosa significa? Prosegue Benetollo. «Non tutto viene fatto necessariamente a Trento. Anche perché, non dimentichiamolo, i due terzi della popolazione trentina vive nelle vallate. Policentrico vuol dire trovare un punto di equilibrio tra la popolazione, che ci chiede prossimità nelle cure, e specializzazione, ovvero professionisti che vogliono affrontare casistiche ampie con l'obiettivo di crescere».

Due aspetti sulla carta belli e condivisibili, che tuttavia appaiono in contrasto: avere sotto casa il reparto con il luminare per la cura di una determinata malattia è ovviamente il top. Ma non è così immediato, tanto più in un momento storico all'insegna di una forte carenza di personale.

Nella presentazione si legge che «ogni ospedale di valle dovrà essere caratterizzato come "ospedale di riferimento provinciale" per alcuni percorsi».

«Gli ospedali di valle sono importantissimi, il Covid ce l'ha dimostrato», ha aggiunto Segnana. Spieghiamo, semplificando: una serie di patologie verranno curate indifferentemente in ognuno dei sette ospedali trentini. Altre, croniche, avranno un riferimento specifico in una delle strutture, non necessariamente Trento. Le urgenze che richiedono il coinvolgimento di più specialisti - ad esempio un consulto cardiologico - riguarderanno Trento e Rovereto, mentre le grandi emergenze continueranno a essere gestite a Trento. «Il Santa Chiara resta il basamento», ha ricordato Benetollo. «Ma ora basta con gli ospedali di periferia dove viene fatto solo il minimo indispensabile», ha aggiunto Fugatti.

Il tutto in attesa del Not, che nei documenti viene ora definito Nop - Nuovo ospedale provinciale -. «Il piano strategico non cambia molto il progetto - ha assicurato Benetollo -, al netto dei rapporti con Università e Scuola di Medicina: questo richiederà spazi dedicati. Ma attenzione, sia la frequenza degli studenti sia le lezioni di professori non si concentreranno solo su Trento, ma su tutte le strutture».

Riassumiamo: un po' meno a Trento (in realtà lo stesso a Trento, più l'università) e un po' di più negli altri ospedali. Ma questo richiede risorse, sia per il personale - perché se si vogliono fare determinate attività a Borgo ci vogliono medici e infermieri - sia per le tecnologie - perché ogni ospedale dovrà avere macchinari adeguati e di qualità se si vogliono dare risposte ai cittadini -. «Sulle risorse verificheremo e adatteremo il modello a quelle che ci verranno assegnate», ha spiegato Benetollo. Aggiungendo che «il tema è l'attrattività per il personale, perché venire a lavorare in Trentino per l'Apss deve essere un orgoglio. I giovani e i migliori professionisti in provincia possono sviluppare la loro carriera, conciliare i tempi vita-lavoro e fare formazione».

Il "sogno di Fugatti" ha quindi fatto il primo passo. Tutto era iniziato con i punti nascita e la riapertura di Cavalese: una decisione che - tornando alle frasi di Benetollo - era stata una risposta alle esigenze di prossimità dei cittadini, ma almeno per ora non alla richiesta di specializzazione dei professionisti, che sono quasi introvabili e con pochissimi parti all'anno non possono certo crescere. «Diciamo ai cittadini che domani in Trentino non cambierà nulla, ma iniziamo un percorso con obiettivi a medio periodo. Stiamo costruendo il Trentino del futuro», ha chiuso Fugatti.

Il piano strategico

 Curarsi vicino a casa e avere la migliore assistenza: è senza dubbio ambizioso l'obiettivo del Programma di sviluppo strategico 2021-2025. Per raggiungerlo, come è stato evidenziato nella presentazione, è necessario garantire un equilibrio tra i due fattori, che significa distribuire sul territorio i servizi sanitari. Ecco le otto parole chiave della vision per la fase post Covid.

Persona e famiglia.

Il presupposto è che ogni cittadino è il principale artefice della propria salute. Per favorire prevenzione e cure, l'Azienda sanitaria provinciale si impegna a semplificare l'accesso ai servizi e a facilitare ascolto e partecipazione della persona, singola o in associazione, alle scelte che la riguardano.

Prevenzione.

Si realizza nella vita quotidiana, ma solo grazie al supporto di servizi competenti, che vanno dall'igiene pubblica alla medicina occupazionale, al servizio veterinario. L'obiettivo è che «tutti i momenti di contatto con le persone diventino occasioni per promuovere la salute», come evidenzia l'Azienda sanitaria trentina. Assistenza sul territorio: 116117

Nuovo numero e nuovo sito entro il 2025 per l'accesso a tutti i servizi territoriali: 116117. Per le malattie croniche l'Apss prenderà in carico i malati e prenoterà accertamenti e controlli. Previste nuove forme associative di medici e pediatri di famiglia.

Ospedale policentrico

Una rete ospedaliera formata da sette strutture e costruita su due esigenze fondamentali: la prossimità di cura e la specializzazione. I pazienti saranno seguiti nell'ospedale più vicino e per patologie particolari da un centro specializzato.

Trentino emergenza

 Per le cure d'urgenza rimane il numero unico dell'emergenza "112". «Quando necessario - specifica l'Apss - viene assicurato l'immediato trasferimento per il trattamento nel luogo più appropriato».

Personale

 L'Apss punta sulla formazione del personale per valorizzare le professionalità e offre a giovani e professionisti possibilità di sviluppo personale e qualità della vita.Università e le istituzioni. A partire dal supporto alla Scuola di Medicina di Trento saranno confermate e implementate le collaborazioni con istituzioni provinciali e nazionali, le partnership con aziende sanitarie e centri di eccellenza.Informatizzazione. Utilizzo delle nuove tecnologie e informatizzazione: il potenziamento dei servizi sul territorio passerà attraverso la "rivoluzione digitale" applicata sempre più al campo medico. 

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