Sanità / L'inchiesta

Caso Sara Pedri e situazione nel reparto, in arrivo la relazione degli ispettori del ministero

Atteso un nuovo passaggio sul fronte istituzionale, dopo l'informativa inviata in Procura dai carabinieri che hanno indagato sulle denunce di vessazioni e demansionamenti

I CARABINIERI Ipotesi maltrattamenti in ospedale, "indagare primario e vice"
LA VICENDA La famiglia di Sara accusa: “Era a pezzi”
ATTACCO I legali di Tateo: "Lui è una vittima"
I MOTIVI Ecco il rapporto che ha provocato il terremoto
IL CASO/1 Trasferito il primario Tateo
IL CASO/2 La disperazione di Sara
LA VIDEOSCHEDA Da Sara al terremoto in Apss

 

TRENTO. È attesa a giorni la relazione degli ispettori del ministero della salute sulla situazione di ginecologia del Santa Chiara, dopo il sopralluogo del mese scorso fra le corsie di quello che è sempre stato valutato un reparto con ottimi standard qualitativi.

E gli avvocati dell'ex primario Saverio Tateo e del suo braccio destro Liliana Mereu non nascondono una certa tensione per aver appreso dagli organi di informazione gli sviluppi dell'indagine, in particolare la richiesta dei carabinieri del Nas alla procura di Trento di iscrivere nel registro degli indagati i due professionisti.

Dalla scomparsa nel nulla al terremoto che scuote l’Azienda sanitaria: tutte le tappe del giallo di Sara Pedri che ha sconvolto tutti noi

Nuovi clamorosi sviluppo per il caso di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa lo scorso 4 marzo. Ripercorriamo l’intera vicenda dall’arrivo in Trentino della dottoressa al terremoto in Azienda sanitaria.

Il reato ipotizzato è di maltrattamenti, ma al momento i medici (Tateo trasferito a Pergine e Mereu a Rovereto) non risultano indagati.

Le verifiche della procura non sono ferme e non si escludono sviluppi a breve per una vicenda dai contorni assai delicati.

Gli accertamenti in corso dopo l'apertura da parte della pm Licia Scagliarini di un fascicolo "modello 45", ossia riferito agli "atti non costituenti ipotesi di reato", in merito alla scomparsa della ginecologa Sara Pedri, lo scorso 4 marzo, il giorno dopo aver rassegnato le dimissioni dal reparto di ginecologia.

La sua auto era stata trovata nei pressi del ponte di Mostizzolo, in val di Non.

La giovane aveva spiegato di aver deciso di lasciare il reparto dopo le numerose umiliazioni e vessazioni subìte: ne aveva parlato con i familiari, il fidanzato e gli amici, raccontando i singoli episodi.

Sara Pedri, come è emerso dalle indagini, non sarebbe stata l'unica professionista a subire vessazioni in reparto: l'informativa che i carabinieri del Nas hanno consegnato in procura evidenzia che a partire dal gennaio 2018 almeno 14 professionisti, fra infermieri e medici, sarebbero stati vittime di insulti e minacce di demansionamento.

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