No Green pass e lavoro, Spinelli conferma la linea dura: «So che certi dipendenti pensano ad andare in aspettativa, ma così non risolveranno nulla»
La prossima settimana un vertice con i sindacati e i sindaci, si teme la paralisi degli uffici: «Io vedo delle difficoltà. Ma è necessario se non vogliamo ritrovarci a dicembre in lockdown»
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TRENTO. «Ci troveremo con i sindacati e le categorie prima del 15 ottobre per un confronto sulla gestione dell'obbligo del green pass per i lavoratori: affrontare tutti gli aspetti infatti non sarà facile, ma come Provincia ci atterremo alle disposizioni nazionali». L'assessore provinciale al lavoro e alle attività economiche, Achille Spinelli, non lascia margini per una "via trentina" nell'adozione del green pass obbligatorio sul posto di lavoro.
Assessore Spinelli, i sindacati sostengono che in Trentino i lavoratori non vaccinati e senza green pass sono ancora decine di migliaia. Lei è preoccupato in vista del 15 ottobre? Cosa si aspetta?
Nell'ambito del settore pubblico si è già affrontato il problema delle sospensioni nelle case di riposo e in Azienda sanitaria, certo ora la gestione per quanto riguarda il green pass per i dipendenti provinciali darà il suo bel da fare. Nel settore privato ci sarà soprattutto un problema per le piccole attività. Sento che tra i lavoratori non particolarmente felici del green pass c'è chi sta cercando qualche soluzione alternativa.
Quale alternativa?
C'è chi punta alle ferie o all'aspettativa oppure allo smartworking per cercare di prorogare il momento.
L'obbligo per ora è fino al 31 dicembre. C'è dunque modo di resistere due mesi e mezzo ed evitare il green pass?
Forse molti non riescono a capire che questo virus non sparirà il 31 dicembre, quindi non è che aspettare a fine anno si riesce ad evitare il problema. Aumentare il numero di vaccinati ci consente di ridurre l'impatto sul sistema sanitario e questa è la priorità che ci siamo dati. Non possiamo infatti più permetterci di riempire gli ospedali con malati Covid perché vuol dire lasciare indietro tutte le altre patologie non Covid. Per questo è fondamentale che i vaccinati siano tanti. È facile dire che si ledono i diritti, senza riflettere su questa situazione sanitaria che ci troviamo ad affrontare.
Quindi lei non pensa che l'obbligo del green pass sia una limitazione del diritto al lavoro?
Se nel 2019 avessimo chiesto a una persona se sarebbe stata felice di farsi un vaccino ci avrebbe risposto sicuramente di no. Ma considerate le conseguenze oggi, mettendo sulla bilancia cosa c'è dall'altra, il vaccino è ancora l'unica soluzione che può dare delle garanzie.Ci saranno aziende che rischiano di trovarsi in difficoltà se costrette a sospendere i dipendenti.
Le piccole attività con meno di 15 dipendenti potranno sostituire chi viene sospeso, ma pensa che ci riusciranno?
Io vedo delle difficoltà. Ci troviamo in un momento in cui l'economia tira e trovare lavoratori oggi è veramente difficile sono merce rara. Quindi pensare di fare sostituzioni è davvero fuori luogo. Poi dipende dai settori e dalla tipologia di lavoratore. Ma ritengo abbastanza improbabile che ci sia uno stuolo di persone con green pass pronte a sostituire chi non ce l'ha. Ora vedremo anche a livello governativo quali soluzioni operative verranno trovare man mano che si avvicina alla data. Per ora abbiamo necessità ancora di capire cosa ci troveremo di fronte il 15 ottobre, anche se i dati sulle vaccinazioni sono abbastanza alti in Trentino.
La Provincia potrebbe avere un margine di manovra nel recepimento delle misure nazionali oppure no?
Il presidente Fugatti sul green pass ha già espresso la linea di condivisione e serietà. Abbiamo già detto che lo smartworking non potrà essere una scappatoia nel pubblico per chi non intende dotarsi di green pass, anche perché si può lavorare da casa per qualche giorno ma si deve comunque recarsi in ufficio. Per quanto riguarda il settore privato, non escludo però, al di là delle posizioni di Confindustria e sindacati, che ci siano aziende che come ultima ratio alla fine possano pensare di ricorrere allo smart working per tenere le persone al lavoro. In questa fase abbiamo bisogno di più lavoro e produttività e il rischio è che si vada in verso contrario.