Non servono più, ma nelle scuole continuano ad arrivare migliaia di mascherine
Non vengono distribuite ormai da mesi, ma Roma le invia comunque: anche negli istituti trentini migliaia e migliaia di dispositivi inutilizzati. Un problema sul quale si era già espresso il Consiglio provinciale, con una mozione di Degasperi (Onda Civica)
TRENTO. Le mascherine per le scuole fornite da Roma non vengono utilizzate, ma continuano ad arrivare e vengono stipate nei ripostigli degli istituti. Quasi sempre in attesa di essere buttate.Un problema, quello dei dispositivi forniti da ministero e Protezione civile nazionale e che fin da subito si erano rivelate scomode, maleodoranti e - in alcuni casi - nemmeno conformi - che non è di oggi.
Da mesi è risaputo come le mascherine non vengano utilizzate, se non in rarissimi casi, come soluzione di emergenza per fornire di mascherine chi ne sia sprovvisto. Un problema sul quale si era espresso - ancora nel febbraio scorso - il Consiglio provinciale, che aveva approvato all'unanimità una mozione presentata da Filippo Degasperi (Onda Civica) per chiedere di verificare quante mascherine fossero arrivate in Trentino e chiedere - visto lo stato delle cose - l'interruzione delle forniture.
«Eppure nulla è stato fatto», ha denunciato ieri Degasperi dopo che l'assessore Bisesti ha spiegato che verificherà eventuali sprechi e inutilizzi in modo da poter «ricalibrare il fabbisogno in provincia».
«Un lavoro che andava già fatto mesi fa, dopo l'approvazione della mozione», ha sottolineato Degasperi, anche perché nel frattempo le mascherine stanno continuando ad arrivare, le scuole le mandano in soffitta e poi si dovrà trovare il modo di smaltirle. In regione parliamo di qualcosa come 35 milioni di mascherine. Un situazione frutto di una gestione all'italiana di un problema, con possibili soluzioni che si tramutano in criticità».