Vini e distillati trentini, export a gonfie vele: +13,4% e 410 milioni di fatturato
Dopo lo stop della pandemia, il mercato è ripartito, in provincia Mezzacorona, Cavit e Ferrari fanno la parte del leone: «Ed ora intercettiamo i fondi del PNRR»
TRENTO. I vini trentini continuano a guardare oltre frontiera. E continuano a piacere. Nei primi 6 mesi del 2021 le esportazioni sono cresciute del 13,4%, dopo un aumento del 5% tendenziale persino nell'anno del Covid, quando si è toccato quota 410 milioni di fatturato.
Un trend buono, ma che non dev'essere dato per scontato, sottolinea il presidente del Consorzio di tutela dei vini del Trentino Pietro Patton: «I mercati esteri sono volatili, serve difendere questa posizione».
Come? Anche inserendosi nella corrente del Pnrr, che lascia grandi opportunità per un'agricoltura che voglia essere sempre meno impattante sull'ambiente: in tutt'Italia sono stanziati quasi 7 miliardi. D'altronde su questo fronte, rivendica Patton, il Trentino non è certo all'anno zero: «Il Pnrr dà grandi opportunità, serve saperle cogliere. E per questo sarà fondamentale la capacità di muoversi uniti, le piccole aziende da sole non possono farcela».
Si libereranno risorse pubbliche, vanno intercettate. E va intercettato anche il mondo del credito, molto dinamico a sostegno delle strategie di sviluppo del sistema Paese. In questo contesto si inserisce il recente accordo tra il Consorzio e Intesa Sanpaolo, che tra le altre cose prevede il cosiddetto "pegno rotativo sui vini doc": in sintesi, le bottiglie ferme ad invecchiare sono garanzia sul prestito.
Come detto, le anticipazioni sull'analisi del distretto vino e distillati del Trentino sono confortanti. Va bene la qualità - in regione il 99% della produzione è certificata, contro il 70% a livello Italiano - con 13 produzioni Dop/Igp ma si incrementano anche le quote di mercato sull'estero. E questa è una dinamica che parte da lontano: dal 2008 al 2020 le esportazioni sono cresciute del 44,5%.
Negli ultimi due anni si è tenuto, nonostante il Covid: +5% nel 2020, +13,4% nel primo semestre 2021 (+ 16,8% rispetto al primo semestre 2019).
Merito soprattutto dei tre grandi player: Mezzacorona, Cavit e Cantine Ferrari. Ma questa è una battaglia da rivincere ogni giorno. «I mercati esteri sono volatili e competitivi - dice prudente Patton - c'è soddisfazione, ma lo sforzo è di mantenere questi risultati».
Per mantenerli ci si concentra su più fronti. Tra questi la sfida è inserirsi nelle pieghe del Pnrr. Il che vuol dire sposarne gli obiettivi, a partire dalla sostenibilità. «Sulle tematiche legate ai target europei la viticoltura trentina ha molto da dire. La sostenibilità è un concetto che è entrato nel dna degli agricoltori trentini, in primavera pubblicheremo il primo bilancio di sostenibilità. Ma anche la tecnologia in campagna ormai è realtà, con capannine meteo e tecnologie che aiutano a fare i trattamenti quando serve.
Grazie alle istituzioni di ricerca e ad un modello di assistenza agli agricoltori in campagna sia da Fem che dalle singole cantine o dai consorzi, ormai la viticoltura quasi non si usano insetticidi. Ora lo sforzo è far crescere gli agricoltori e collaborare tra diversi soggetti che sostengono il settore: da soli non si va da nessuna parte in un modo troppo complesso».
A partire dal Pnrr e dai fondi che libererà. Le aziende da sole non possono orientarsi: «Servono conoscenze e competenze per accedere a quei fondi. Ma i soggetti che possono fornire consulenza sono tanti: noi, la cooperazione, Coperfidi, Promocoop, l'importante è agire tutti in un'unica direzione. Serve una strategia sul settore per i prossimi anni, per capire come avere accesso ai fondi e spenderli bene. La regia cerca di farla in parte la Provincia, in parte noi».