Ospedali sotto pressione: aumentati i posti letto, pazienti Covid anche nelle cliniche private, ed emergenza personale, fra sospesi e ammalati o in isolamento
Il quadro della sanità trentina è impressionante, con 200 no vax, 280 a casa per il virus e 584 vaccinati ma con la terza dose ancora da effettuare
TRENTO. Una situazione difficile e preoccupante. La quarta ondata sta mettendo in ginocchio gli ospedali trentini, che ormai da due anni, in maniera pressoché continuativa, sono alle prese con una situazione di costante emergenza.
Sono state attivate due nuove sezioni Covid in Rianimazione, una a Trento e una a Rovereto, entrambe con 4/6 posti letto, Solatrix e San Camillo hanno aperto reparti Covid per acuti, che vengono trasferiti nelle strutture private direttamente dai Pronto soccorso, e l'attività chirurgica è sostanzialmente paralizzata, con i medici che, riferisce il direttore del Sop Pier Paolo Benetollo, «a seconda di quello che è possibile fare scelgono gli interventi: i pazienti vengono avvertiti anche un giorno o due prima dell'intervento programmato per capire se verranno operati o meno».
E in questi casi non stiamo parlando di operazioni "minori", ma di persone con malattie gravi. In questo quadro si inserisce la situazione del personale sanitario: medici, infermieri, oss stanno dando tutto da mesi e sono allo stremo.
Una frase che non è una novità, che è ormai diventata un dato di fatto, ma che nell'ultimo periodo si è ulteriormente aggravata. Il sindacato degli infermieri Nursing Up con Cesare Hoffer spiega che «oltre agli attuali 200 dipendenti sanitari e addetti all'assistenza sospesi in Apss perché non vaccinati, ora se ne aggiungono altri 280 a casa in quarantena perché risultati positivi».
Aggiunge il presidente dell'Ordine degli infermieri Daniel Pedrotti: «I turni sono più lunghi e i riposi saltano. La situazione del sistema sanitario è critica. Per quanto riguarda la nostra categoria su 4.569 professionisti 126 sono sospesi perché non vaccinati e poi ce ne sono tanti positivi, vista la recrudescenza del virus. Il personale è impegnato su tutti i fronti, Covid e non Covid, e oltre a una carenza cronica ci sono problemi di organico in vari reparti.
Noi stiamo anche affrontando il tema della terza dose, obbligatoria per legge dal 15 dicembre: attualmente sono 584 i colleghi che non sono in regola, la cui vaccinazione "base" è "scaduta". Crediamo siano semplici ritardi, una norma non compresa o problemi di tempistica: ma ora queste 584 persone che il sistema informatico segna con "semaforo rosso" dovranno mettersi in regola. Altrimenti? Altrimenti verranno sospese, ma credo che essendo persone che hanno già le due dosi sarà solo questione di giorni e faranno la terza».
A fronte di dati in clamorosa crescita dei positivi (ieri oltre 23 mila trentini attualmente positivi, tra cui appunto 280 sanitari), nella serata di lunedì l'Azienda sanitaria ha inviato ai dipendenti alcune regole per fermare i contagi. Scrive il direttore sanitario delegato Giuliano Brunori: «Si rende necessario adottare delle misure per contenere e limitare le occasioni di contagio. Se possibile tutte le riunioni dovranno tenersi in Meet, l'accesso alla cucinetta di reparto deve essere limitata a una persona con disinfezione delle mani e - come misura aggiuntiva - il ricambio dell'aria e il cambio turno deve prevedere uno scambio consegne rapido».
Tornando al direttore del Sop Pier Paolo Benetollo, ieri a Trentino Tv ha spiegato che «In Rianimazione i due terzi dei pazienti sono non vaccinati. Oltre ai posti Covid abbiamo tra i 15 e i 20 pazienti che richiedono cure intensive non per il virus: d'altra parte rispetto a un anno fa l'attività sportiva è "libera", la circolazione delle persone anche, così come le attività lavorative. Ci sono incidenti stradali e infortuni sugli sci che un anno fa non c'erano, quindi anche se i numeri Covid sono più bassi l'attività da fare è comunque alta. Tutti gli ospedali stanno soffrendo: il lavoro non è lo stesso in ognuno, ma tutti sono in rete e coinvolti, personale compreso».
Sul futuro Benetollo non si sbilancia: «Previsioni non possiamo farne. Ci sono solo speranze e la mia è che la situazione attuali duri poche settimane e poi la fiammata si spenga. Nel frattempo possiamo programmare solo a brevissimo termine».
Infine c'è chi il sistema lo sta reggendo, con un contributo fondamentale per quanto riguarda i tamponi: i farmacisti. La presidente dell'Ordine Tiziana Dal Lago spiega che «La richiesta è enorme ed è in crescita. Non ci sono più solo i no vax, ma ci sono i sintomatici, i contatti di un positivo, coloro che temono un contagio e quelli che hanno bisogno del test di guarigione. Siamo inoltre tempestati di richieste di informazioni su tempistiche e isolamenti: il cambio di regole e logiche ha creato sconcerto e girano molte informazioni non precise. Dal nostro "osservatorio" notiamo che la percentuale di test che danno esito positivo si è impennata: il tasso di positività è altissimo».