Perché la Cgil del Trentino si è distinta dalla Cgil nazionale? Ce lo spiega il segretario generale Andrea Grosselli
Non piace al sindacato trentino la chiusura di Landini al dialogo con il mondo imprenditoriale: «L’essere alternativa al mondo dei politica porta su un terreno scivoloso, e comunque ogni azione va fatta unitariamente, con Cisl e Uil»
TRENTO. C'è la Cgil di Maurizio Landini e poi la Cgil del Trentino. E non sono esattamente la stessa cosa. Il sindacato provinciale, infatti, esprime - non da oggi - delle peculiarità proprie, in sintonia con una terra di autonomia speciale, che lo distinguono non di rado dalla linea nazionale. Già era successo tra le segreterie di Susanna Camusso e Franco Ianeselli.
Si ripropone ora tra l'attuale segretario nazionale e il segretario generale della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli. L'assemblea organizzativa del sindacato, che si è tenuta la settimana scorsa a Rimini, ha marcato la differenza tra i due livelli soprattutto su due aspetti chiave: l'unità sindacale e i rapporti con Confindustria e in generale con le associazioni datoriali e il Governo.
Segretario Grosselli, cosa non l'ha convinta della relazione di Landini?
A Rimini oltre a discutere di questioni organizzative interne, il segretario Landini ha proposto una relazione politica sul futuro; e le mie preoccupazioni sull'impostazione che sta dando riguardano soprattutto la sua chiusura, direi la sua refrattarietà verso qualsiasi ipotesi di patto sociale per lo sviluppo del Paese, specie in questo particolare momento, e che questo possa ridurre la possibilità di un dialogo strutturato tra sindacati, imprese e Governo.
Perché, secondo lei?
Mi pare ci sia un po' la tentazione di strizzare l'occhio all'anti-politica, dicendo che la politica non risponde più ai lavoratori, non c'è nessun partito che li rappresenti. Io direi che bisogna invece fare attenzione perché la politica non è tutta uguale. Visto che c'è una crisi della politica così come del sindacato - e questo Landini non l'ha negato - occhieggiare a una politica tutta brutta rischia di far diventare tutto buio. In realtà il sindacato nella sua autonomia statutaria non può pensare né di essere autosufficiente né che il quadro politico sia irrilevante.
Quando Landini parla di rottura tra il mondo del lavoro e mondo della politica, auspicando un nuovo protagonismo del primo, cosa intende dire?
Questo è un tema molto scivoloso, pensare che il sindacato possa essere una risposta alla crisi dei partiti. Se sei autonomo sei autonomo. Parli con tutte le forze politiche, proponi i tuoi progetti e apri il dialogo con chi ti ascolta di più. Inoltre, questa discussione non può che essere fatta unitariamente, va condivisa con Cisl e Uil. Nei processi di costruzioni delle proposte il mondo del lavoro deve unirsi.
La Cgil del Trentino ha un approccio diverso?
Quello che abbiamo praticato in Trentino e continuiamo a fare è la massima unità di azione tra le organizzazioni sindacali e la massima capacità di fare proposte responsabili, credibili, forti, anche radicali se serve, insieme al fatto di essere anche pronti a fare un patto per lo sviluppo insieme al governo provinciale e alle imprese. Non c'è un'altra strada.
E con la giunta Fugatti sta funzionando?
È dall'inizio della legislatura che chiediamo alla giunta Fugatti di costruire insieme questo patto, lo abbiamo proposto anche nel mezzo della pandemia, individuando con Cisl e Uil le nostre priorità, le retribuzioni e la produttività, gli investimenti delle imprese, la transizione ecologica. Abbiamo incontrato imprenditori e Giunta che a parole erano sempre disponibili ma poi nei fatti non hanno voluto condividere questo percorso. Per questo crediamo che il nostro territorio sia più povero, più debole. Lo stesso vale a livello nazionale.
Il 22 febbraio la Cisl del Trentino andrà a congresso, poi a settembre toccherà alla Uil e infine alla Cgil. Quale messaggio si sente di lanciare alle altre organizzazioni sindacali?
Io sento la necessità di rafforzare il fronte unitario di Cgil, Cisl e Uil, spingendolo a sperimentare forme più forti, anche di federazione e raccordo organizzativo, per noi lo dice il nostro statuto e la nostra storia. L'unità che abbiamo praticato ha dato frutti.Ad esempio, su cosa avete ottenuto risultati in Trentino?Ad esempio sul contratto del pubblico impiego. Non ci siamo limitati a qualche piccolo incontro con la Giunta. I lavoratori si sono mobilitati, sono scesi in piazza, hanno minacciato di nuovo sciopero quando la Giunta voleva rinviare di tre anni il contratto. Questa unità ha portato alla fine a far rispettare a Fugatti il protocollo stipulato il 13 gennaio 2020. Per noi è stato molto importante. Anche sugli appalti delle pulizie della Provincia ci siamo mobilitati insieme e abbiamo costretto la Giunta a cambiare la legge. Marciare uniti e avere proposte lungimiranti è sicuramente una forza che ora dobbiamo mettere in campo sull'emergenza retribuzioni, su cui faremo un'iniziativa con Cisl e Uil, e sul lavoro dei giovani (superando i tirocini e usando l'apprendistato) e delle donne (sostenere di più le donne lavoratrici con sgravi Icef).