I produttori mele e il convegno sulle api, ma gli apicoltori non erano invitati: «Abbiamo uno studio indipendente, nei pollini 15 tipi diversi di insetticidi, 43 tipi di fungicidi e alcuni erbicidi»
Il duro attacco della Federazione, che replica alla «vetrina» di ieri al Teatro Sociale: Tonina e Zanotelli in prima fila, ma «la situazione dei pesticidi è drammatica, ed è persino peggiorata negli ultimi anni»
TRENTO. E’ stata una bella vetrina, al Teatro Sociale di Trento, il convegno di martedì 22 febbraio: organizzato dai produttori di mele Apot, per fare il punto sulla situazione delle api in Trentino. Ma non c’erano gli apicoltori, con la loro Federazione che non si è presentata. Come mai?
Il convegno si intitolava «AAA – Api, agricoltura, ambiente: sono le tre priorità nelle sfide sul clima» con Apot – Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini. All’incontro, a cui sono intervenuti il vicepresidente Tonina e l’assessore Zanotelli, erano invitati coltivatori, studenti, professionisti e operatori del comparto agricolo.
Un comunicato stampa della Provincia ci informa che «dopo l’apertura dei lavori da parte di Ennio Magnani, presidente di APOT, è intervenuto Mario Tonina, vicepresidente della Provincia autonoma di Trento e assessore all’ambiente.
“Il convegno tocca temi delicati e sensibili che stanno a cuore alla Provincia, ma anche ai cittadini; l’ambiente - ha ricordato Tonina - è stato oggetto, recentemente, di una importante modifica costituzionale che da una parte richiama l’idea dello sviluppo sostenibile e dall’altra sancisce il principio che l’iniziativa economica non può svolgersi recando danno alla salute e all’ambiente, oltre che alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.
Tema, l’ambiente, che, come è stato ribadito, è centrale anche nella nostra provincia.
“Il Trentino – ha aggiunto Tonina - non è e non è mai stato indifferente alle problematiche ambientali.
Sono stati inoltre approvati – ha aggiunto - due accordi di programma: uno fra APOT, Consorzio Vini del Trentino, FEM e Provincia, con lo scopo di migliorare la gestione dell’uso dei fitofarmaci in agricoltura e l’altro fra Federazione allevatori, FEM, APOT, Consorzio Vini del Trentino e Provincia, con l’obiettivo di perseguire un miglioramento nella gestione delle deiezioni zootecniche”».
Tra i temi approfonditi durante il convegno, anche attraverso relazioni tecniche, c’era il ruolo delle api in natura e la loro importanza per l’agricoltura.
«Sul tema delle api – ha evidenziato il vicepresidente Tonina - abbiamo visto nascere diverse iniziative, anche dal basso, dai comuni e dalle associazioni degli apicoltori, in varie parti del Trentino e abbiamo registrato una sensibilità diffusa attorno al ruolo fondamentale svolto dalle api e dagli insetti impollinatori. Vi sono però a monte problemi di grande portata come il cambiamento climatico. Anche qui è necessario un impegno comune».
C’era anche l’assessore all'agricoltura della Provincia autonoma di Trento, Giulia Zanotelli che ha confermato l’impegno della Provincia ad “accompagnare il comparto agricolo nelle sfide che si presenteranno”.
L’assessore ha ricordato il Protocollo d’intesa per le buone pratiche agricole sul territorio provinciale e la contestuale salvaguardia del patrimonio apistico che, ha detto, costituisce un tavolo permanente di confronto per trovare condivisione di intenti. Tra gli effetti delle strategie poste in essere in questi anni dal comparto, l’assessore Zanotelli ha citato la presentazione del bilancio di sostenibilità ma anche i dati riferiti alla riduzione dell’impiego di fitofarmaci e all’aumento degli ettari legati alla produzione biologica.
La replica della Federazione degli apicoltori trentini è dura.
«Apicoltori del Trentino assenti giustificati, perché non invitati, al convegno organizzato da APOT su Api, Agricoltura e Ambiente. Così per l’apicoltura, ne esce in sintesi una situazione non troppo preoccupante e anche in fase di miglioramento nel tempo.
Francamente non condividiamo questa analisi per quattro semplici motivi:
1. I nostri dati annuali di analisi dei pollini ci dicono che siamo in una situazione ben più drammatica di quella dipinta nel convegno, con un grande quantitativo di principi attivi di fitofarmaci presenti nel polline raccolto ed analizzato. Noi di prassi effettuiamo tutte le analisi nel periodo aprile-luglio perché questo è il momento in cui le api raccolgono più polline e anche quello in cui si registrano gli spopolamenti delle colonie causati da avvelenamento. Il periodo in cui si svolgono le analisi è di importanza cruciale, i fitofarmaci portati nel nido rimangono poi per tutta la stagione stoccati nei favi come “pane d’api”, il più importante alimento della colonia. Questa situazione sta provocando un avvelenamento cronico delle famiglie di api.
2. Anche i confronti fra analisi di diversi anni non indicano certo un miglioramento della situazione anzi piuttosto il contrario, del resto il tutto trova conferma nella pratica dell’apicoltura che vede una situazione in cui proprio nei mesi sopra indicati vi è una netta diminuzione della popolazione di api bottinatrici.
3. Il bio-monitoraggio sulla qualità ambientale svolto attraverso le analisi del polline dall’Associazione Apicoltori della val di Sole con il supporto scientifico della Libera Università di Bolzano, un soggetto questo super partes, senza legami con i soggetti coinvolti, confermano in pieno la nostra analisi: la situazione è preoccupante.
La raccolta dei campioni in questo caso è stata fatta in maggio e in luglio e sono stati trovati i principi attivi di 15 tipi diversi di insetticidi, 43 tipi di fungicidi e alcuni erbicidi. Con questo studio si è potuto anche dimostrare che vi è un considerevole fenomeno di deriva verso zone non interessate dall’agricoltura intensiva che dovrebbero, solo teoricamente, non essere contaminate, ma invece
manifestano il problema grazie alla deriva dovuta alle correnti d’aria.
4. Riguardo alla tossicità dei fitofarmaci per le api è difficile pensare che un così alto numero di insetticidi, fungicidi ed erbicidi possa provocare danni non preoccupanti per le api. Del resto l’esperienza dell’ultimo ventennio ci dice che in alcuni casi non siamo stati capaci di determinare l’impatto reale sulle api nemmeno di un singolo principio attivo dato che alcuni prodotti, dopo essere stati autorizzati in base a serie prove di tossicità, sono stati ritirati dal mercato per gli effetti negativi sulle api che non vengono indagati nelle prove stesse. A questo punto è evidente che non siamo di certo in grado di valutare la tossicità di decine e decine di principi attivi diversi che possono anche combinarsi fra loro o con le sostanze contenute nell’alveare.
A nostro avviso la situazione è drammatica e richiederebbe interventi seri nel breve periodo. Questo è il motivo per cui non abbiamo sottoscritto il protocollo con APOT, accordo che contiene tante buone intenzioni per il futuro e nessun impegno concreto fra le parti. Del resto ci veniva chiesto di firmare un accordo di validità quinquennale come condizione irrinunciabile per poter partecipare al tavolo tecnico e portare le nostre istanze. Noi invece siamo del parere che prima ci si confronta e si trovano i punti di convergenza e solo dopo si firmano gli impegni. Ciò nonostante siamo come sempre disponibili al dialogo ed al confronto costruttivo perché da sempre abbiamo a cuore la salute delle api e la qualità dell’ambiente naturale in cui viviamo» conclude il presidente Romano Nesler, a nome delle associazioni federate: Associazione Apicoltori Valsugana Lagorai, Associazione Apicoltori Vallagarina, Associazione Apicoltori Fiemme e Fassa, Associazione Apicoltori val di Sole Peio e Rabbi, Associazione Apicoltori Val Rendena.