Lascia il fucile sul tetto dell'auto e parte: annullato il diniego al porto d’armi
La dimenticanza: quando si è accorto che la doppietta non c'era è tornato indietro, ma non l'ha tyrovata. Era stata consegnata ai carabinieri e rischiava di perdere il permesso. Il cacciatore può dunque tornare a sparare, magari facendo più attenzione a dove ripone l'arma
TRENTO. Dopo una battuta di caccia dimentica il fucile sul tetto dell'auto e riparte per tornare a casa. Solo lungo il tragitto il cacciatore realizza di aver lasciato l'arma abbandonata sul tetto del veicolo. Si ferma immediatamente ma, come era prevedibile, della doppietta non c'è alcuna traccia. Il cacciatore fa dietro front e il più velocemente possibile ritorna dove aveva parcheggiato l'auto. Del fucile, che prima di essere dimenticato era stato riposto nella sua custodia, non c'è però alcuna traccia.
Possiamo solo immaginare l'agitazione del proprietario: non custodire con la necessaria diligenza un'arma è un reato. Per fortuna la vicenda si risolve con un lieto fine: il fucile viene trovato da una persona del posto che la consegna ai carabinieri. Caso chiuso? Non esattamente.
La dimenticanza ha avuto conseguenze pesanti. Il cacciatore è stato denunciato per omessa custodia di armi. L'imputato è stato poi ammesso all'oblazione: pagando 516 euro ha estinto il reato. Ci sono state però anche conseguenze sul piano amministrativo: la Questura ha respinto l'istanza di rinnovo del porto d'armi ad uso venatorio ritenendo che il cacciatore non fosse un soggetto pienamente affidabile. Quest'ultimo però presentava una nuova istanza chiedendo il rilascio del porto di fucile ad uso venatorio.
Alla domanda allegava tutta la documentazione necessaria a sostegno dell'idoneità psico-fisica del richiedente (conseguente al nuovo esame di riabilitazione all'esercizio venatorio). Titolo che veniva prima rilasciato e poi subito ritirato. «Si formula - scriveva la Questura - un giudizio dubitativo circa il possesso da parte di -omissis - dei requisiti di affidabilità e buona condotta previsti dalla vigente normativa per il rilascio di autorizzazioni di polizia in materia di armi, non potendo garantire, al momento, la capacità di buon uso del titolo».
Il cacciatore, che usa il fucile anche per la sua attività lavorativa, ha risposto impugnando il diniego davanti al Tar. Ricorso che è stato accolto dai giudici amministrativi. Il cacciatore può dunque tornare a sparare, magari facendo più attenzione a dove ripone la doppietta.