I prof no-vax rientrano a scuola: «Pagati per non fare nulla», sono 170 e bisognerà trovargli una stanza dove stare
L’amara analisi del preside Pendenza, presidente dei dirigenti scolastici: «In più bisognerà continuare a pagare i supplenti, è come se lo Stato avesse detto: “Abbiamo scherzato”»
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ROVERETO. Con la fine dello stato d'emergenza legato alla pandemia da Covid-19 (31 marzo 2022), anche i professori che non hanno adempiuto l'obbligo vaccinale potranno tornare a scuola esibendo il Green pass base. Senza entrare in classe, però. Perché l'obbligo non decade per la loro categoria almeno fino al prossimo 15 giugno.
E quindi cosa può fare un docente a scuola senza insegnare? «Viene pagato per fare nulla» commenta il presidente provinciale dell'Associazione dei dirigenti scolastici Paolo Pendenza. Non è una battuta la sua, ma la constatazione di un fatto, di una situazione che si viene a creare con le modifiche introdotte dal decreto legislativo numero 24 del 2022.
«Secondo il decreto pubblicato, la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni - si legge nelle interpretazioni della normativa -. In caso di mancata presentazione della documentazione e di inosservanza dell'obbligo vaccinale il personale docente ed educativo non adempiente sarà utilizzato in attività di supporto all'istituzione scolastica. Non andrà, dunque, in classe».
Questo cambio di rotta però secondo Pendenza, che è anche il preside del liceo Rosmini in città, «diventa una difficoltà in più». E spiega perché: «Intanto non si capisce questo cambiamento repentino di rotta dopo tanto rigore che ci ha portato moltissimo lavoro in più». Non è stato facile per le scuole adeguarsi ai continui cambiamenti della legge nell'applicazione del Green pass prima e dell'obbligo vaccinale poi. E questo ha comportato anche uno sforzo in più per cercare di coprire tutte le cattedre in questi mesi. Il liceo Rosmini era arrivato perfino a pubblicare annunci sui social in cerca di docenti.
«Ora - continua Pendenza - è come se improvvisamente ci dicessero dal Governo: "abbiamo scherzato". Da venerdì i professori potranno tornare a scuola ed essere pagati ma per non fare nulla».
Il nuovo decreto legislativo parla di un reintegro con altre mansioni, diverse dall'insegnamento, ma la verità è che è davvero difficile trovare qualcosa da far fare ai docenti al di fuori delle classi in questi ultimi due mesi e mezzo di scuola. «Il lavoro fondamentale dell'insegnante è quello di insegnare. Punto. Francamente non so cosa altro potrei dar da fare, tanto più ora: non siamo a settembre, quando si poteva mettere in piedi un progetto».
Tra l'altro in questo modo si aggiungono costi ai costi, perché in aula rimangono i supplenti che naturalmente vengono pagati per il loro lavoro. «Il costo raddoppia», aggiunge il presidente dei dirigenti scolastici trentini.
«Purtroppo però non c'è molto da fare per contrastare questa nuova linea: si tratta di un decreto ministeriale, quindi oltre che manifestare il nostro disappunto per una politica della scuola incoerente non possiamo fare».
Al liceo Rosmini sono due i docenti che non hanno adempiuto l'obbligo e che da venerdì potranno tornare a scuola e ricevere lo stipendio. In Trentino sono 170. «Pagati per non fare nulla - incalza il preside - e dovremo cercare una stanza in cui farli stare».