Ioppi: «Le cooperative al pronto soccorso, a rischio la qualità. Invece aumentiamo gli stipendi dei medici»
Il presidente dell'Ordine professionale del Trentino critica la scelta dell'Azienda sanitaria di rivolgersi ai professionisti privati e invita piuttosto a migliorare le condizioni di lavoro, aumentando i compensi e riducendo la burocrazia
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TRENTO. Affidare turni a medici esterni o addirittura pezzi di servizio del pronto soccorso a cooperative, è una scelta che rischia di incidere sulla qualità. Ne è convinto il presidente dell'Ordine dei medici Marco Ioppi. Che invoca «soluzioni straordinarie per un'emergenza sanitaria».
Presidente, siamo alle cooperative.
«Bisogna arrivare ai privati, per i servizi essenziali. Se da una parte è l'unica soluzione che i nostri responsabili possono avere, dall'altra pericolosa».
Qual è il problema principale?
«Questi medici saranno presenti solo ad ore, in alcuni turni. Si corre il rischio di non avere quell'integrazione che deve essere fondamentale nel lavoro d'equipe. Ogni struttura è basata sulla conoscenza e stima reciproca, che derivano dal sentirsi protagonisti di un unico progetto. Corriamo il rischio di avere soggetti anche preparati, ma avulsi dal reparto».
Questo mette a rischio la qualità?
«Magari riusciremo a coprire tutti i turni, ma il prezzo che pagheremo potrebbe essere alto sulla qualità. Ma non trovando medici, siamo nella condizione di non fare selezione».
E questo per i turni coperti privatamente. Con l'esternalizzazione di pezzi di servizio, come i codici bianchi e verdi, alle cooperative, la selezione la fa direttamente la coop.
«Sì. Così come ci si chiede come faranno a collaborare, a chi risponderanno questi medici?».
Ma è l'unica opzione possibile?
«È l'unica soluzione che si è immaginata a meno che non andiamo ad accorpare quelli che sono i servizi. Ma mi pare il contrario di quel che si vuol fare».
Quello che sfugge è perché dovrebbero esserci medici per una coop se non ci sono per l'Azienda sanitaria.
«Oggi come oggi lo stipendio di un medico dipendente dell'Azienda sanitaria si è impoverito nel corso degli anni. Abbiamo medici che optano per il privato per quel motivo. Chi viene pagato a ore viene pagato il doppio. Noi invece che adeguare gli stipendi ai nostri medici, esternalizziamo».
Alzare gli stipendi risolverebbe il problema?
«In Pronto soccorso abbiamo perso tre medici, sono andati nel privato, perché là guadagnano molto di più. Vanno nel privato o all'estero. Dovremo avere il coraggio di aumentare gli stipendi per fermare la fuga e per far sì che preferiscano lavorare nel pubblico, anziché nella cooperativa».
Altre soluzioni?
«Mettere in condizione i colleghi di lavorare meglio. Ad oggi il 30% almeno del tempo lavorativo di un medico è buttato nel gestire una burocrazia per cui non serve la laurea in medicina, basta la conoscenza del meccanismo. Quello è tempo sottratto al lavoro di cura. Affianchiamo i medici da personale amministrativo che faccia questo lavoro, liberiamo i medici e avremo già il 30% in più di tempo destinato ai pazienti».
Poi c'è il tema servizi. L'abbiamo sfiorato prima. In mancanza di medici potrebbe essere funzionale accentrare i servizi.
«Accentrare i servizi è sempre una scelta dolorosa. Ma dobbiamo far capire al cittadino che è meglio avere un servizio a 20 chilometri da casa che sia sicuro, piuttosto che un servizio sotto la porta di casa, magari insicuro».
Così non si esternalizza.
«Perché con le cooperative si va a trasformare la pratica sanitaria in un commercio, la peggior situazione in cui potremmo cadere. I medici vanno messi in condizione di lavorare in maniera libera, senza vincoli di tipo economico».
Voi l'avete detto alla Provincia, immaginiamo.
«È nostro compito fare proposte, essere d'aiuto. Abbiamo tentato. A volte dimentichiamo che essere Provincia autonoma può significare anche fare progetti pilota. Abbiamo potuto considerare emergenziale il concerto di Vasco Rossi. Facciamo altrettanto per la situazione sanitaria, inventiamoci soluzioni straordinarie. Perché siamo in emergenza».