Vaiolo delle scimmie, parla Pregliasco: “Niente allarmismo, ma bisogna fare attenzione”
Il professore diventato famoso per il Covid, commenta il primo caso in Trentino: “Chi ha sintomi vada dal medico e l’attività sessuale è pericolosa. Ma non diventerà un problema di sanità pubblica come nel caso del Coronavirus”
VAIOLO Primo caso in Trentino
TRENTO. Il messaggio è chiaro e, da molti punti di vista, confortante: «Nessun allarmismo, ma serve un po' di attenzione. Attenzione alla quale, visti gli ultimi due anni, dovremmo essere abituati». Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano, commenta così il primo caso di vaiolo delle scimmie diagnosticato in Trentino e a un trentino.
L'uomo, che è a casa in isolamento ma in buone condizioni di salute, era reduce da un viaggio alle Isole Canarie e, vista la presenza di alcune vescicole cutanee, si è presentato due giorni fa al Pronto soccorso dell'Ospedale Santa Chiara, dove tramite un tampone del liquido contenuto in una vescicola è arrivata la conferma diagnostica.
Professore, alla luce di questo caso dovremmo preoccuparci?
Il messaggio non è di allarme ma di attenzione. È necessaria una comunicazione chiara alla comunità e chi sospetta di essere contagiato si responsabile: si faccia individuare, vedere e curare. Passando prima di tutto dal proprio medico di base.
A marzo 2020 ci fu il primo caso di Covid in Trentino: pareva non fosse nulla di importante, invece abbiamo visto tutti come è andata a finire. Ma paragonare questi virus è sbagliato?
Si tratta di patologie con caratteristiche diverse. E con il vaiolo delle scimmie non si arriverà a un problema di sanità pubblica come con il Covid. Inoltre c'è una differenza fondamentale: nel caso del cosiddetto monkeypox si contagia quando si è sintomatici, mentre sappiamo bene che nel caso del Covid il problema maggiore è legato al fatto che a contagiare sono anche gli asintomatici.
Quindi chi ha dei sintomi deve stare attento.
Esatto. E i sintomi sono febbre, mal di schiena, linfonodi ingrossati e appunto le vescicole. La via di trasmissione è rappresentata da un termine che ormai conosciamo bene, i droplet, ma con un efficacia molto inferiore rispetto al Covid. Ci vuole poi attenzione all'attività sessuale, che è rischiosa. Ad oggi la casistica ci parla di contagi tra uomini, giovani e pluripartner.
Questa malattia è associata all'Africa: perché oggi la troviamo tra le Dolomiti trentine?
Stranamente, infatti, si è diffusa in zona diverse rispetto a quelle in cui è endemica. In Africa è legata agli animali, come cani, topi, scoiattoli, ratti, anche se il proprio nome lo deve alle scimmie. Già in passato ci fu qualche focolaio, ma oggi l'aspetto nuovo è che i contagiati non sono stati in Africa.
Un virus mutato rispetto al passato?
No, direi proprio di no. E questa è una notizia positiva: i dati che abbiamo in mano dicono che il virus è lo stesso che conoscevamo.
Ci ricapitoli cosa fare in questa fase.
Stiamo vedendo la punta dell'iceberg: in questo momento è fondamentale, ribadisco senza allarmismi, parlarne e riuscire a circoscrivere l'incendio finché è piccolo. Se lo faremo, credo che nell'arco di poche settimane in Italia potremmo avere un centinaio, massimo qualche centinaio di casi. Se invece non ne saremo capaci, nello scenario peggiore i casi potrebbero arrivare a qualche migliaio.
Quindi bisogna alzare subito la soglia di attenzione, ma senza "ricadute" sulla vita di ognuno di noi.
L'incendio va spento adesso mentre ancora è limitato. Bisogna far sì che ci possa essere un tracciamento efficace, un'individuazione dei casi sospetti e dei contatti stretti e la quarantena. Il tutto dando segnali e spiegazioni giuste ed efficaci alla popolazione. Da parte della scienza e delle istituzioni la lezione del Covid è servita: l'interscambio di dati e informazioni è stato subito rapido.