Siccità, anche il Trentino soffre, pescicolture in allerta e torrenti a secco: «una tempesta perfetta, siamo preoccupati»
Molti torrenti sono prosciugati, le trote faticano a riprodursi perché non trovano l’habitat. Se l’agricoltura regge, in difficoltà itticolture dei pescatori e pescicolture, parlano gli esperti
TRENTO. In Trentino non c'è l'emergenza assoluta del Veneto, della Lombardia e del Piemonte, ma la situazione resta di grande allerta, con i ghiacciai che si sono ridotti di due terzi. Questo è emerso dall'incontro tecnico tra Trentino, Alto Adige, Friuli e Veneto, che ha fotografato la situazione sul fronte siccità nel Nordest. Ma la paura che permea la penisola - con il Po indebolito tanto da far risalire l'acqua salata del mare per oltre 20 chilometri, alcune Regioni che chiedono lo stato d'emergenza e il Veneto che chiede di svuotare i bacini idroelettrici e di rilasciare anche acqua dal Garda - inizia a farsi sentire anche qui.
I Comuni trentini cominciano a correre ai ripari, con ordinanze contro lo spreco d'acqua. E da ieri è arrivata la lettera dell’assessore Tonina con le «raccomandazioni» ai sindaci: chiudere le fontane pubbliche, dimninuire la pressione negli acquedotti, divieto di bagnare gli orti e di lavare la macchina.
Le Giudicarie, la val di Gresta, è di ieri la notizia dell'ordinanza in Vallelaghi, qualche limitazione è iniziata sulle fontane a Pergine. Ma lo sguardo davvero preoccupato è quello sulle attività economiche, che di acqua vivono.
Per adesso l'agricoltura trentina regge ancora bene, nonostante la siccità, se si escludono alcune aree come la val di Gresta (ne riferiamo a pagina 22). Ma la preoccupazione inizia ad esserci per l'immediato futuro. A soffrire sul serio, e già adesso, è l'itticoltura.
L'associazione pescatori parla già di emergenza. Di oggi, e che si trascinerà per i prossimi anni. Sia nelle pescicolture usate per il rilascio, che hanno perso già il 30%, che nei corsi d'acqua, dove è a rischio la fase riproduttiva, perché con i torrenti in quota quasi asciutti o proprio a secco, il pesce non trova più le acque basse per la riproduzione.
Ma a boccheggiare è anche il mondo della pescicoltura commerciale: «Rischiamo di vivere una tempesta perfetta. La preoccupazione è davvero tanta» osserva Diego Coller, direttore di Astro. L'agricoltura, si diceva. È l'unica buona notizia. «Non siamo nel mezzo di un'emergenza, fortunatamente a inizio primavera ogni 10-15 giorni ha fatto un po' d'acqua, quindi in questo momento non stiamo soffrendo, se si escludono aree determinate, come la val di Gresta - spiega Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti - certo la falda dell'Adige non è molto alta e l'innevamento invernale non c'è stato: abbiamo davanti una stagione molto lunga, e le temperature sono già elevate. Ora stiamo attenti a risparmiare il più possibile l'acqua. Ora si comprende l'importanza degli investimenti fatti nei bacini imbriferi. E dovremo sempre più investire, per ottimizzare l'uso dell'acqua, anche con l'intelligenza artificiale».
Se gli agricoltori sono all'erta, ma tutto sommato sereni, non si può dire lo stesso del mondo della pesca. «È emergenza, certo. Anche se è differenziata» spiega il presidente dei pescatori Bruno Cagol, che divide in due il mondo ittico che riguarda l'associazione: i corsi d'acqua e gli impianti ittici per i ripopolamenti. Quelli cioè i cui si allevano esemplari da immettere poi in acque libere. Parte da qui, Cagol, per chiarire la situazione:
«Per esempio, abbiamo l'impianto a Vigolo Vattaro, che immette in acqua trote Marmorate, pochi temoli e qualche Fario. Noi abbiamo meno della metà della portata normale d'acqua. la situazione è grave: significa che il pesce non indispensabile per la produzione del prossimo anno dev'essere rilasciato con un certo anticipo. E anche così, c'è una perdita del 30%».
Poi ci sono le acque correnti: «Qui è meno quantificabile, ma probabilmente più grave - spiega - in valle, Adige, Noce, hanno una portata tale da resistere, nonostante la siccità. Ma in quota i torrenti sono quasi prosciugati, in alcuni casi proprio prosciugati del tutto. Tutti i corsi d'acqua sotto i 10-20 litri al secondo soffrono molto. E sia chiaro, i pesci, in trentino, vivono in tutti i 3.600 chilometri di fiumi, fiumiciattoli e rigagnoli, di cui spesso ignoriamo persino il nome. Soprattutto, i torrenti sono indispensabili alle trota per il deposito delle uova, perché le vanno a mettere lì, dove le acque basse difendono i piccoli dai predatori. Se mancano i torrenti, c'è la perdita di tutti i novellami. E considerando che per fare un pesce adulto servono 3 anni, e perché diventi un riproduttore 4, i danni si sentiranno anche nei prossimi anni».
E chi il pesce lo alleva per venderlo? Non sta tanto meglio. «Rischiamo la tempesta perfetta - sbotta Diego Coller, direttore di Astro - la quantità d'acqua di risorgive e torrenti sta diminuendo, se cala l'acqua dobbiamo aumentare l'ossigeno, ma questo significa aumentare i costi energetici, con le bollette alle stelle. E ancora, se si abbassano le falde, le pompe di soccorso devono usare motori più forti, e ancora una volta, si aumentano i costi. Dobbiamo alimentare meno gli animali, perché più mangiano, più ossigeno consumano e se manca l'acqua non c'è nemmeno quello. Si può aggiungere, ma solo fino a un tot. È un equilibrio fragile, tra quantità d'acqua, di pesci, d'ossigeno, destreggiandosi tra i costi del pompaggio. La situazione si sta aggravando. Da alcuni impianti cerchiamo di portar via prodotto, perché dobbiamo avere carichi inferiori sulla pescicoltura. Ma questo significa che quegli impianti avranno una produzione ridotta a settembre. È davvero una situazione difficile, davanti alla quale non si può far nulla, tranne che sperare nella pioggia. Ma che non sia grandine, perché intorbidisce l'acqua che ci obbliga a fermare l'alimentazione». Insomma, non è nemmeno un circolo vizioso. È un circolo di circoli viziosi. E per uscirne non si può che sperare.