Meno infermieri nelle Rsa, nuovi attacchi alla Provincia. I sindacati: “l tagli mettono a rischio la qualità delle cure”
Cisl, Cgil e Uil parlano di una scelta miope: ”Non si risponde alla carenza di personale riducendo il servizio. Così il sistema è destinato al tracollo”
DECISIONE Riduzione di un terzo degli infermieri nelle case di riposo
INFERMIERI Pochi e anziani, non c’è ricambio e molti lasciano il pubblico
DENUNCIA Infermieri: “Molti allo stremo per colpa di turni massacranti”
TRENTO. “Aumentare da 10 a 15 il numero di pazienti per infermiere nelle case di riposo è una scelta miope e pericolosa. Così si mette a rischio la qualità dell’assistenza e delle cure e si condanna il sistema ad un inevitabile tracollo”. Lo dicono i segretari provinciali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati, Ruggero Purin, Tamara Lambiase e Claudio Luchini senza nascondere il loro sconcerto verso la decisione della Giunta provinciale che, secondo i sindacati dei pensionati, rischia di compromettere i livelli di assistenza dei pazienti, tutti anziani e persone in condizione di estrema fragilità.
“L’Esecutivo dimostra un approccio superficiale e semplicistico ai problemi che affliggono da tempo le residenze protette per anziani. La carenza di personale è nota a tutti, ma pensare di risolverlo semplicemente aumentando il numero di pazienti per infermiere è grave”, insistono i tre segretari che ricordano che è stata proprio la pandemia a mettere a nudo tutte le criticità del sistema Rsa, dimostrando la necessità di rafforzare la copertura e le competenze sul piano sanitario.
“Invece di investire di più, di immaginare una riorganizzazione del servizio in una logica innovativa e anche di maggiore integrazione con tutto il sistema sanitario ci si limita solo a tagliare per far quadrare i conti. E a pagare saranno i pazienti e le loro famiglie che dovranno necessariamente gestire un peggioramento dell’assistenza. Oltre al prezzo pagato dal personale dopo due anni in prima linea contro il Covid”.
I sindacati mettono le mani avanti anche su un eventuale spostamento dei carichi di lavoro sulle figure di Oss. “Non si pensi che possano essere gli operatori socio sanitari a supplire in alcun modo a questo calo del personale sia per le competenze diverse sia per i maggiori carichi che si sono aggiunti con la pandemia”.
Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati, dunque, sollecitano l’Esecutivo a tornare sui proprio passi e ad avviare un confronto che includa anche il ruolo e l’organizzazione delle Rsa nell’ambito di una più ampia riforma della medicina territoriale e dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria.