Politica / Il caso

Elezioni, Ugo Rossi si chiama fuori: lascia Azione e critica "il pasticcio fatto da Calenda e dal Pd"

"Non mi interessa chi ha più colpa. Hanno fatto un pasticcio ed è uno spettacolo avvilente a cui non mi sento di partecipare", scrive l'ex presidente della Provincia dopo la retromarcia del leader di Azione. "Tornare indietro sarà anche legittimo e magari politicamente motivato, ma così la credibilità crolla", osserva sottolineando però le lacune più generali che anche in questo passaggio delicato il centrosinistra, a suo modo di vedere, ha messo in evidenza

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di Zenone Sovilla

TRENTO. Non è piaciuto all'ex presidente della Provincia e già leader del Patt Ugo Rossi quanto è accaduto in questi giorni nel centrosinistra.

Da condannare, dice, lo spettacolo messo in scena nel confronto sul patto elettorale sia da Carlo Calenda, numero uno di Azione (partito cui Rossi ha aderito qualche tempo fa), sia dal Pd. È notizia di ieri il dietrofront annunciato da Calenda dall'intesa elettorale sottoscritta pochi giorni prima con i democratici.

Il consigliere provinciale ha diffuso una nota in cui condanna quanto si è visto in queste settimane e si chiama fuori. Fuori anche da Azione.

Raggiunto telefonicamente dall'Adige, Rossi ha spiegato infatti che dopo questa ultima fase ("uno spettacolo avvilente per il centrosinistra", dice) ha deciso di lasciare Azione e di non impegnarsi in questa campagna elettorale con nessun altro partito. "Naturalmente - ci ha detto Rossi - mi auguro che dalle urne non escano vincenti i populisti e i sovranisti, tuttavia non posso che prendere atto dei limiti mostrati in queste ultime settimane dalle forze politiche che erano chiamate a costruire un fronte alternativo alle destre.

Ho già comunicato al partito la mia scelta di dimettermi e tengo a sottolineare che non è legata solo a quest'ultima decisione assunta da Calenda ma più in generale alla qualità di quanto messo in mostra in queste settimane dai vari protagonisti del confronto politico nel centrosinistra, compresa l'impostazione sulla scelta delle candidature".

Quanto al futuro politico, l'ex presidente ha spiegato all'Adige di non avere in animo l'adesione ad altri partiti: "Il mio percorso proseguirà in consiglio provinciale fino alla conclusione della legislatura".

L'analisi critica di Rossi è affidata a un lungo scritto diffuso nel pomeriggio di oggi, 8 agosto.

"Ognuno - scrive Rossi - dà la colpa all'altro. Non mi interessa chi ha più colpa. Hanno fatto un pasticcio. Punto. Sono sempre stato convinto della necessità di costruire una forza politica liberaldemocratica che rompa l’assurdo schema destra/sinistra.

Azione mi era sembrata il luogo migliore per coltivare questo obiettivo e queste elezioni erano una bella occasione, un banco di prova. Ho sempre pensato che l’obiettivo non fosse in contraddizione con un dialogo col Pd, a condizione che quel partito si decidesse a compiere quella scelta sempre rinviata di voler essere a tutti gli effetti un partito socialdemocratico europeo. Per questo motivo non ero pienamente convinto (ma avrei portato avanti la decisione) dell’accordo fatto col Pd perchè lasciava chiaramente spazio a possibili alleanze con ex 5s e sinistra/verdi (il testo era chiarissimo del resto).

Come sempre quindi si confermava e si accettava quindi l’ambiguità di un partito “democratico” che non sa o non vuole fare una scelta definitiva e chiara rimanendo invece prigioniero del massimalismo. Come era scritto nell'accordo Pd / Azione le successive alleanze si sono poi ovviamente e puntualmente palesate, fra Letta e la sinistra “per tutelare la Costituzione”. (sic) Era previsto ripeto, ed è accaduto. Sia chiaro non mi piace e considero sbagliatissima la scelta politica di Letta e del Pd di restare ancorati al solito ritornello del '...se no vincono le destre...' Ma per me i patti una volta firmati si rispettano, ma non perché… se no vincono le destre… si rispettano per principio, anche se costano.

E si rispettano perché per costruire ci vuole fiducia e qualcuno deve pur darla per primo! Tornare indietro sarà anche legittimo per carità, e magari politicamente motivato, ma così la credibilità crolla. Crolla perché banalmente questo determina che adesso trascorreranno la campagna elettorale ad accusarsi l’un altro su chi per primo abbia violato il patto. Una campagna elettorale per indicare le colpe e le contraddizioni dell’altro non farà che nascondere l’inadeguatezza e quindi la pericolosità della coalizione avversaria.

Mi sentivo impegnato per dare una piccola mano per costruire qualcosa di "serio" nel cosiddetto "centrosinistra" anche in vista delle elezioni provinciali. Lo avevo fatto mettendo da parte per primo il passato, con spirito di unione nonostante la delusione di essere stato "scaricato" dagli alleati del Pd (e altri) che nell’agosto di quattro anni fa, dopo la sconfitta alle politiche decisero, al termine di uno stillicidio mediatico durato 4 mesi, che per "cambiare" doveva restare tutto com'era, tranne il presidente Rossi. Un pasticcio anche allora.

Lo avevo fatto dicendo di voler lavorare per favorire un ricambio generazionale e quindi coerentemente di non candidare a nessuna elezione pensando invece a giovani preparati e disponibili. Mi sono invece ritrovato nel pieno dell'ennesima lite infinita (una bega diciamo noi) dentro e fra i partiti del centrosinistra, con discussioni lontane anni luce dai veri problemi dell'Italia e del Trentino.

Un centrosinistra avviluppato su se stesso dove gli avversari sono solo nominalmente le destre e i sovranisti mentre invece sostanzialmente ci si batte fra correnti interne o fra partiti della possibile coalizione. Come se l’essere tutti contro le destre autorizzi ciascuno a scagliarsi contro l’altro. Mi dispiace ma ciò che vedono le persone è questo, o almeno fino ad ora non hanno visto altro. Ed è uno spettacolo a cui non mi sento di partecipare", conclude Ugo Rossi, amaramente.

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