Lo sconcerto dell’Ordine: “I medici di famiglia non possono essere accusati di regalare le priorità”
Il presidente Marco Ioppi replica all’assessora alla Salute Stefania Segnana: a giudizio del numero uno dei medici trentini il nostro sistema sanitario è in difficoltà perché le strutture sono sotto organico e perché mancano specialisti
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TRENTO. «Dare le colpe ai medici di medicina generale per il fatto che il sistema sanitario trentino non riesce a rispettare i tempi dei codici Rao mi sembra davvero eccessivo. Stiamo parlando di professionisti che si stanno sobbarcando un numero altissimo di assistiti e che subiscono pressioni da parte dei pazienti dettate spesso dall'ansia, dall'angoscia e dalla paura. Mi pare che la loro sia sempre stata una condotta perlopiù improntata sull'appropriatezza e credo che certe accuse siano davvero immotivate».
Marco Ioppi, presidente dell'Ordine dei medici, respinge al mittente le accuse che già nel comunicato di mercoledì l'assessora Segnana aveva indirizzato ai medici di medicina generale. «Penso che invece più di altri si rendano conto che la coperta è corta e che se vogliamo salvare il sistema sanitario nazionale ci vuole oculatezza nella prescrizioni. Purtroppo le patologie sono sempre più complesse e non basta una visita per avere una diagnosi e una cura. Ci vogliono spesso diversi accertamenti che non si possono lesinare»». Per Ioppi la verità è che il sistema sanitario trentino è in difficoltà perché le strutture sono sotto organico e perché mancano specialisti.
«Devono cercare di trattenere le persone che già lavorano in Azienda. Ci vuole una gestione del personale nuova che coinvolga i professionisti e comprenda quanto sia importante avere personale motivato nei reparti. Non è dando le colpe ai medici di famiglia che si risolvono i problemi», tuona Ioppi che invece invita l'Azienda a fare assunzioni.
«E non dicano che gli specialisti non ci sono perché basta pagarli e fare concorsi. I invece noi continuiamo ad affidarci ai privati». Il presidente dell'Ordine dei medici ricorda che siamo la Provincia che ha il 95% di assistenza nel pubblico e che dobbiamo non far diminuire questa percentuale.
«Giusto fare controlli anche per quanto riguarda le prescrizioni, ma converrebbe iniziare a mettere in atto un patto sociale con i cittadini perché non si può lasciare un medico solo a combattere con richieste dei pazienti. Ma in questo patto ognuno deve fare la sua parte. Non è certo rimborsando le visite che i cittadini fanno dai privati che avremo una sanità migliore. Spesso le cose si complicano perché i professionisti poi inviano i pazienti nelle strutture pubbliche che devono ripetere esami e controlli. Un'assurdità».