Tracce di cannabis nell'urina dopo l'incidente, ma riavrà la patente: ecco perché
Già in sede penale il quarantenne, assistito dall'avvocato Michele Busetti, aveva ottenuto la prima vittoria. La seconda in sede di giudice di pace: il ricorso contro la sospensione per sei mesi della patente è stato accolto
TRENTO. L'esame delle urine non è sufficiente a dimostrare che l'automobilista guidava sotto l'effetto di sostanze. Così aveva deciso in sede penale il tribunale di Trento prosciogliendo l'indagato (era il 2020), e una sentenza a favore dell'uomo alla guida è stata pronunciata anche dal giudice di pace nei giorni scorsi.
"Non ricorrono elementi di evidente responsabilità che possano giustificare il provvedimento provvisorio cautelare contestato e sacrificare la costituzionale presunzione di innocenza - scrive il giudice onorario di pace Antonio Orpello - La positività al test dei cannabinoidi risulta solo dall'esame delle urine e, dunque, in assenza di altri elementi di rilievo, il ricorso va accolto". E la patente, dunque, restituita.
L'automobilista, un quarantenne trentino, ha potuto finalmente mettere la parola fine ad una vicenda che si stava trascinando da oltre due anni. L'accusa di guida sotto l'effetto di stupefacenti comporta, infatti, la denuncia penale, una sanzione e pure il ritiro del documento di guida per sei mesi: questo è quanto gli era stato contestato dai carabinieri, intervenuti sull'incidente.
Era una mattina di dicembre di tre anni fa quando, tradito dalla strada innevata, l'uomo perse il controllo della Panda della madre e finì contro il guard-rail. Per fortuna nulla di grave: fu lo stesso conducente, leggermente ferito, ma lucido e cosciente, a dichiarare ai carabinieri che "il motivo principale dell'incidente è stato provocato dal manto stradale vista la nevicata in atto... mi ha fatto perdere il controllo del veicolo".
Come evidenzia il giudice Orpello, i carabinieri intervenuti sul luogo dell'incidente non riscontrarono "nessuna alterazione fisica e/o comportamentale del conducente, tale da fare presumere che lo stesso fosse sotto l'effetto di sostanze alcoliche e/o stupefacenti". Mentre l'automobilista veniva trasportato in ospedale per una visita, i carabinieri nel rimuovere la vettura incidentata trovarono all'interno del mezzo un grinder (ossia un piccolo trita-erba) e una scatolina trasparente con residui di marijuana. Immediata, dunque, la richiesta della pattuglia ai medici di procedere con gli accertamenti per verificare se il paziente fosse alterato.
Le analisi del sangue sono risultate negative: l'uomo non aveva ingerito alcol o assunto stupefacenti prima di mettersi al volante. Gli esami delle urine invece aveva rilevato tracce di cannabinoidi. Qualche giorno dopo l'incidente all'automobilista arrivò "il conto" della giustizia: segnalazione all'autorità giudiziaria per guida sotto l'effetto di stupefacenti e sospensione provvisoria della patente per sei mesi, con obbligo di sottoporsi alla visita medica per accertare il possesso dei requisiti psicofisici per poter tornare al volante.
Già in sede penale il quarantenne, assistito dall'avvocato Michele Busetti, aveva ottenuto la prima vittoria: era stato prosciolto dal giudice per le indagini preliminari in quanto "l'esame eseguito sulle urine non consente di risalire con certezza al tempo dell'assunzione, che potrebbe anche essere di alcuni giorni anteriore".
La seconda vittoria è arrivata in sede di giudice di pace: il ricorso contro la sospensione per sei mesi della patente è stato accolto. La spese di lite, come deciso dal giudice Orpello, sono state compensate "per equo bilanciamento della vicenda", in quanto l'automobilista perdendo il controllo del mezzo aveva creato "motivi di un possibile turbamento dell'ordine sociale" con conseguente intervento dei carabinieri.