Rifiuti, l'inceneritore si farà perché fuori regione non vogliono più i nostri scarti. Ma nessuno lo vuole nel suo comune
Ischia Podetti? Servirebbe un camino alto 100 metri, e poi la Lega è sempre stata contraria. Lizzana? «Abbiamo già dato, e ci sono controindicazioni». Ai Murazzi? «Abbiamo già dato, ma parliamone» dice Conci
TRENTO. La giunta provinciale ha annunciato che renderà pubblica la propria scelta sulla chiusura del ciclo rifiuti a fine anno, ma è evidente a tutti che si sta andando verso la realizzazione di un impianto, che sia inceneritore, gassificatore, magari in grado di garantire energia. E capace, soprattutto, di chiudere il ciclo dei rifiuti, che ora è un'emergenza: con Ischia Podetti esaurita, i lavori per il nuovo catino in corso, che comunque basterà al massimo per qualche anno.
In un contesto in cui è sempre più difficile trovare impianti disposti ad ospitare i nostri residui, e che partecipino alle gare: l'ultima, un mini lotto da 8 mila tonnellate - a sua volta suddiviso in 3 mini lotti da 4 e 2 mila tonnellate - è più o meno un'impresa disperata, considerando che è andata deserta la precedente, per 15 mila tonnellate.
In questo contesto, dell'ipotizzato impianto si è capita solo una cosa: l'ubicazione sarà lungo l'asse dell'Adige e tre sono le opzioni sul tavolo: Ischia Podetti, l'area del depuratore di Trento 3 e Lizzana, in un'area parzialmente infrastrutturata per trattamento fanghi.
Ischia Podetti è la scelta più difficile. Primo, perché la Lega Salvini con Fugatti fece una feroca campagna contro questa ipotesi solo pochi anni fa (nella foto, la protesta con raccolta firme). Secondo, perchè l’eventuale inceneritore o termovalorizzatore a Trento avrebbe bisogno di un camino di dispersione dei fumi alto cento metri. E i fumi – a causa dell’Ora del Garda – andrebbero ogni giorno dritti su Lavis e sulla Piana Rotaliaana, zone vocate per i vigneti.
Ma cosa pensano su quei territori? La buona notizia, per la giunta provinciale, è che anche a quelle latitudini sono convinti della necessità di realizzare un impianto. Ma sul dove, ci sarà da discutere.
Il più scettico ad aprire le porte all'ipotesi è l'assessore all'ambiente del Comune di Rovereto Andrea Miniucchi: «Noi con la differenziata non possiamo lamentarci, l'ultimo piano mostra livelli molto buoni. È evidente però che serve ragionare su quel che resta. Io tempo che al cittadino abbiamo chiesto tutto quel che potevamo chiedere, si può migliorare, certo. Ma serve una soluzione per quel che rimane. E su questo si sconta un deficit di pianificazione». Capisce - e condivide - il perché si ragioni di impianti di trattamento rifiuti, è sull'ubicazione ipotizzata a Lizzana che avanza dubbi:
«Lizzana ha già dato. Ma non è solo quello che la rende inidonea. Non possiamo ragionare di Lizzana solo perché 20 anni fa c'era un impianto di trattamento fanghi mai partito. Da allora è cambiato tutto, non basta che l'area sia parzialmente infrastrutturata. Sarebbe un errore dal punto di vista urbanistico, prima che ambientale. Non è la sindrome Nimby, ma mi sembra che l'area di Trento 3 sia più idonea».
E da quelle parti cosa dicono? Il sindaco di Calliano Lorenzo Conci osserva che «come comunità non ne abbiamo discusso, parlo a titolo personale, ma credo che saremo obbligati a scegliere l'impianto, perché è meglio essere autonomi, come provincia, nella gestione dei rifiuti. Farlo a Trento 3? Io credo che Calliano abbia già dato, con il depuratore, ma parliamone, senza pregiudiziali. Con la politica dei no non si risolvono i problemi».