Gestione rifiuti in Trentino, è emergenza per lo smaltimento del residuo e degli ingombranti: tariffe per i cittadini destinate a crescere
Vengono al pettini i nodi della carenza di programmazione degli ultimi anni e si prosegue con soluzioni temporanee, compreso l'export fuori provincia, in attesa del previsto nuovo impianto che però non sarebbe pronto prima di sei-otto anni
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TRENTO. Cosa manca, ancora, per capire che per i rifiuti è emergenza vera, frutto - evidente - di una carenza di programmazione degli ultimi anni? Perché se oggi si è aggrappati al giorno per giorno e alla speranza che qualche sito fuori provincia sia disponibile, a caro prezzo, ad accogliere quota della monnezza made in Trentino, significa che i nodi sono giunti al pettine, ben prima che una qualche soluzione tecnologica (un termovalizzatore o, come più probabile, un gassificatore che comunque richiedono tempi di gestazione dai 6 agli 8 anni), quella su cui la giunta provinciale s'è impegnata a decidere entro l'anno, ci tolga dai guai per arrivare alla auspicata chiusura del ciclo. Nodi al pettine, quindi, anche se non ancora tutti.
Il più grosso, il più rognoso perché riguarderà le tasche di tutti i cittadini è però ormai prossimo: la catena della maggiorazione dei costi a brevissimo arriverà a produrre sensibili effetti sulle tariffe.
Guai seri in vista, quindi, che spiegano anche perché mai, prima d'ora, s'era visto un gruppo di sindaci - i diciannove della Valsugana soci del gestore AmAmbiente - mettere per iscritto che «fin d'ora il gestore sarà costretto ad interrompere la raccolta dei rifiuti non appena saranno raggiunti i limiti di stoccaggio autorizzato presso il centro integrato di Cirè di Pergine in assenza di canali di smaltimento adeguati». Allarme lanciato peraltro con la stessa tempistica anche da Asia (il consorzio che cura la raccolta dei rifiuti a Lavis, Piana Rotaliana, val di Cembra, altopiano della Paganella e valle dei Laghi), che per il 12 settembre ha convocato l'assemblea dei sindaci.
La minaccia-allarme dei sindaci della Valsugana, all'indirizzo del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, e degli assessori Mario Tonina (ambiente) ed Achille Spinelli (sviluppo economico) arriva dopo che in luglio, in Vallagarina e sugli Altipiani Cimbri, era stata sospesa la raccolta degli ingombranti (materassi, letti, armadi...) perché i Crm (Centri raccolta materiali) non erano più in grado di accoglierli e conferirli in discarica. Arriva quando, come una manna dal cielo, sono giunte un paio di offerte (da parte della trentina Ecoopera e da Ecology Transport), che si sono messe in gara per aggiudicarsi i tre lotti, 8 mila tonnellate in tutto, per esportare e smaltire il secco residuo indifferenziato fuori provincia.
Che la situazione sia tesa e soprattutto generalizzata, che non riguardi cioè solo l'ambito territoriale della Valsugana servito da AmAmbiente, lo confermano anche gli altri gestori.
Per gli ingombranti, in particolare, sono costretti a bypassare la Provincia ed il servizio programmato da Adep (l'Agenzia per la depurazione) con il suo gestore Bioman presso la discarica di Ischia Podetti, dove non basta lo strano incendio del 10 agosto scorso su cui indaga la magistratura a spiegare le défaillance del sistema trentino di gestione dei rifiuti. L'obiettivo è quello di non arrivare alla soluzione estrema: la chiusura dei Crm. E per farlo ci si arrangia: chi, non potendo conferire gli ingombranti a Ischia Podetti, li piazza in Alto Adige, chi nel Veronese, nel sito di Villafranca, a prezzo più alto però: 300 euro a tonnellata più le spese di trasporto. Da Fiemme li portano in Alto Adige, Dolomiti Ambiente si rivolge a sud e Asia un po' in Alto Adige e un po' nel Veronese.
«Il problema nostro, ma anche di AmAmbiente e di Dolomiti Ambiente - spiega Ruggero Scanzoni, direttore di Asia - è che basiamo la nostra logistica sulla tempestività delle fasi di carico e scarico. Ciò comporta che non disponiamo di piazzali di stoccaggio particolarmente capienti e se il meccanismo di smaltimento degli ingombranti si inceppa, in nemmeno una settimana saturiamo gli spazi a nostra disposizione». Attualmente a Ischia Podetti, per gli ingombranti sono consentiti solo due scarichi al giorno per il totale dei 13 gestori della raccolta attivi in Trentino.
«Solo Asia nelle settimane di agosto, gravate dalla presenza dei turisti, raccoglie 20 tonnellate di ingombranti. Ciò che offre la Provincia sono 12 tonnellate al giorno da ripartire su 13 gestori». Per altro, a suscitare preoccupazione ulteriore, arriva la notizia che il termovalorizzatore di Bolzano sarà temporaneamente fuori uso per manutenzione. E, quindi, anche il destino del secco residuo si fa più problematico. Assai delicati sono infatti i prossimi mesi: c'è da scavallare l'inverno, per arrivare alla primavera 2023 quando, come prevede il quinto aggiornamento del piano provinciale, dovrebbe entrare in funzione il nuovo spazio discarica nella parte nord di Ischia Podetti, dove conferire il 6% dei rifiuti urbani, allo scopo di prolungare la vita utile del sito di qualche anno prima dell'entrata in funzione del citato impianto per la chiusura del ciclo.
«La nostra scelta è chiara» dice Andrea Miorandi, direttore di Dolomiti Ambiente, gestore che serve Trento e Rovereto «in nessun modo vanno chiusi i Crm. La situazione mette alla prova la nostra capacità organizzativa (come detto poche righe sopra da Scanzoni, ndr). Parte degli ingombranti che la Provincia non riesce a smaltire la parcheggiamo in container, un'altra quota, che non riusciamo a tenere nei piazzali, va fuori Trentino». Dove? «Nel Veronese, in un impianto privato, come fanno altri gestori». E per il residuo? «Abbiamo la nostra capacità di smaltimento. Ma con il fiato corto: viviamo alla giornata, come gli altri gestori». Non resta che l'export, come soluzione tampone? «Come ogni ente gestore, Dolomiti Ambiente ha la necessità di avere certezze per la programmazione, per garantire un servizio ai cittadini: è ciò che chiediamo alla Provincia. Il resto non è affar nostro».