Miracoli della telemedicina: i kit acquistati dalla Provincia e mai usati, ma al processo tutti assolti. Eppure la sentenza cita «gravi anomalie» nell’affidamento del servizio a una società appena costituita
Una pagina di storia dei servizi sanitari, che viene dai tempi di Dellai e Rossi: doveva essere la svolta per i pazienti diabetici della Val di Sole. Gran parte dei dispositivi finì in un magazzino di Lavis, e gli altri sono inservibili
TRENTO. Tutti assolti. Per la vicenda Telemedika, ossia per l'acquisto di kit di telemedicina che solo in (minima) parte vennero utilizzati, non c'è stato danno erariale. La sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei conti proscioglie sei professionisti, tra medici, ingegneri e dirigenti che all'epoca dei fatti ricoprivano incarichi all'interno dell'Azienda sanitaria: Giuseppe Comoretto (difeso dall'avvocato Roberto Bertuol) era direttore dell'Area tecnica dell'Azienda sanitaria provinciale; Emanuela Zandonà (avvocati Antonio e Giovanni Sala) era direttrice dell'Area di governance clinica; Marina Mastellaro (avvocata Roberta de Pretis) dirigente medico dell'Azienda; Walter Mattei (avvocato Massimo Zanoni) collaboratore del Servizio di ingegneria clinica dell'Azienda; Daniela Zanon (avvocato Manuel Zanella) direttrice del distretto Ovest; Guido Baldessarelli (difeso dall'avvocata Maria Cristina Osele) dirigente del Servizio programmazione acquisti.
L'Azienda sanitaria provinciale commissionò a Telemedika srl l'acquisto di apparecchiature per il telemonitoraggio di cento pazienti diabetici residenti in val di Sole: dei kit pagati, 36 vennero effettivamente utilizzati, mentre i restanti 64 rimasero inutilizzati presso un magazzino di Lavis.
L'indagine della procura regionale della Corte dei conti era partita da un articolo dell'Adige, che il 10 gennaio 2018 titolava "Telemedicina, progetto al palo - I kit di Telemedika in magazzino". Gli accertamenti vennero affidati ai carabinieri del Nas di Trento. Nelle 56 pagine dell'atto di citazione il procuratore regionale Marcovalerio Pozzato ipotizzò un danno erariale quantificato in 135.565,68 euro a carico dell'Azienda sanitaria provinciale, evidenziando "grave e colpevole negligenza", "sprezzante trascuratezza dei doveri prescritti" e "grossolana mala gestio". Il danno, per la procura regionale, sarebbe stato una diretta conseguenza dell'eccessivo numero di apparecchiature acquistate rispetto alle reali necessità della sperimentazione, e della scarsa cura posta dai professionisti convenuti in giudizio. Di differente parere è la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti.
Il collegio, presieduto da Chiara Bersani, ha ritenuto che vi sia «mancanza del nesso di causalità» tra le condotte contestate e il presunto danno attribuito ai convenuti. Nella sentenza viene specificato che, come emerso dalla nota di un dirigente dell'Apss, la ragione principale per cui la sperimentazione è terminata «è da ricercarsi unicamente nell'intervenuto fallimento della società Telemedika», partner privato del progetto, incaricato dall'Apss, previa selezione pubblica, di fornire sia i kit per il telemonitoraggio sia il software per il controllo dei dati.
Viene anche evidenziato che «un anello causale determinante ai fini della produzione del presunto danno risulta essere stata l'improvvida quanto sorprendente assegnazione dell'appalto de quo in favore di Telemedika».
Erano state invitate cinque ditte, individuate come leader di mercato, ma l'appalto andò a Telemedika, società che si era costituita un mese prima di manifestare il proprio interesse alla partecipazione alla gara (con lettera del 6 novembre 2012 indirizzata all'allora presidente della Provincia Lorenzo Dellai, all'allora assessore Ugo Rossi e all'ex direttore generale dell'Apss Luciano Flor).
«Oggettive anomalie, tali anche da evocare pubblicamente sospetti di favoritismi ed appoggi politici in favore di Telemedika»: così si legge nella sentenza. «Sta di fatto, tuttavia, che la totale inesperienza e la mancanza di solidità dell'impresa aggiudicataria - prosegue il collegio - non solo contribuivano a determinare ritardi nell'avvio della sperimentazione, ma soprattutto, rendevano quasi inevitabile il suo fallimento».
Per quanto riguarda la condotta dei sei professionisti, i magistrati contabili rilevano che «la fase esecutiva della sperimentazione risulta essere stata svolta con scrupolo e impegno da parte di tutti i convenuti coinvolti». «Ma pure l'affermazione dell'ammaloramento e inservibilità dei kit acquistati non trova corrispondenza negli atti (con conseguente insufficiente prova del presunto danno)»: i vari componenti dei kit, ad esempio, sono potenzialmente utilizzabili singolarmente in ambito sanitario. La sentenza di proscioglimento è stata depositata venerdì scorso.