«Piccole centraline idroelettriche, sulle gare la Provincia faccia retromarcia»
L'appello di Gianfranco Pederzolli, presidente nazionale di Federbim, la Federazione nazionale dei consorzi di bacino imbrifero montano. «Bene che si tenti di riaprire la partita sulle grandi derivazioni, ma ora speriamo che le piccole centraline, specie di quelle in mano diretta dei Comuni, o loro società, vengano considerate fuori dal perimetro del mercato concorrenziale»
TRENTO. Bene che la Provincia tenti di riaprire la partita sulle grandi derivazioni. Faccia però altrettanto con le piccole centraline.
La richiesta arriva dall'ingegner Gianfranco Pederzolli, presidente nazionale di Federbim, la Federazione nazionale dei consorzi di bacino imbrifero montano. «Plaudo - dice Pederzolli - alla riapertura del dibattito, e mi auguro che tutte le componenti del settore (Provincia, Comuni, Comunità di valle Consorzi Bim) vengano adeguatamente coinvolte nella definizione di una nuova strategia. Ma pongo la domanda: si parla di grandi derivazioni, ma la questione delle piccole centraline, specie di quelle in mano diretta dei Comuni, o loro società, che la Provincia (quasi unica in Italia), in un eccesso di zelo normativo ha deciso di considerare alle stregua delle grandi, possiamo sperare che venga stralciata dalla nuova legge e che esse vengano considerate fuori dal perimetro del mercato concorrenziale, come diverse interpretazioni anche delle norme europee sostengono?».
Pederzolli fa riferimento al fatto che per le piccole concessioni non si può parlare di concorrenza e non c'è un vincolo rigido imposto dalla Unione europea. «La Federazione dei Bim che io rappresento in sede romana, ha già incominciato a muoversi perché venga chiarito anche in Legge questa salvaguardia per gli enti pubblici o cooperative senza fine di lucro».Le piccole concessioni, per i Comuni, sono fondamentali: garantiscono risorse per la illuminazione pubblica e per fare politiche sociali, ripete Pederzolli. «Il paradosso» aggiunge «è che la stessa Unione europa dice di non puntare solo sulla concorrenza e che va salvaguardata la socialità nei territori di montagna. Il concetto è che gli utili ottenuti dai Comuni con le centraline idroelettriche non sono quindi utilizzati per ottenere una maggiore concorrenzialità nel rapporto con gli altri operatori». L'assessore Tonina e Fugatti lo sapevano, osserviamo.
«Lo so, ma perché in Veneto, in Lombardia e in Piemonte non hanno fatto una legge per mettere a gara le piccole concessioni? Che motivo c'era di correre? È stata fatta una forzatura. La cosa più giusta è ora fare marcia indietro».A proposito di grandi derivazione, per le quali la giunta Fugatti ha predisposto il disegno di legge di proroga delle 17 concessioni trentine fino al 2029, per allineare la scadenza a quelle dell'Enel, il presidente di Federbim riflette: «Il combinato disposto della crisi idrica dovuta alla tremenda siccità che non è ancora scongiurata, e di quella energetica legata alle turbolenze dello scacchiere geopolitico, ha contribuito a riaprire opportunamente una partita che sembrava chiusa. C'è - aggiunge - un radicale cambiamento di sensibilità su una risorsa strategica come l'acqua per scopo agricolo, alimentare ed energetico, con una spiccata tendenza a privilegiarne la tutela e la responsabilità pubblica».
Per il presidente di Federbim, questa è l'occasione per superare «una interpretazione un po' ottusa delle direttive europee» che ha «portato le Regioni e le Province autonome a normare i rinnovi, mettendo al centro non la qualità e l'efficienza gestionale, non l'analisi approfondita dei problemi ambientali e sociali da risolvere, ma la soddisfazione di un principio astratto: quello della concorrenza».
Tra l'assegnazione con gara, forme di partenariato pubblico privato e una società mista, Pederzolli preferisce quest'ultima soluzione: «Una società mista a maggioranza pubblica per assicurare il dominio sulla risorsa acqua, delegando le funzioni tecniche e gestionali ad un partner industriale selezionato con il massimo rigore. Non capisco perché non si studi fino in fondo anche questa soluzione. La proroga è anche difficile perché la gara per le concessioni idroelettriche è prevista dal Pnrr. Vorrebbe dire ridiscuterlo».