L'Apss: "Nessuna fuga di infermieri, dimissioni volontarie all'1,5%, l'anno scorso 0,8%"
L'Azienda sanitaria diffonde i dati e a proposito delle partenze verso il settore privato trentino o quello pubblico altoatesino parla di "un tasso pertanto trascurabile e assolutamente fisiologico"
PARTENZE Infermieri via dall'Apss fra part-time negati, orari pesanti e offerte
TRENTO. Fuga di infermieri dall'Apss? L'Azienda sanitaria nega: "I numeri relativi al personale infermieristico - si legge in una nota - sono i seguenti: il personale infermieristico assunto al 1° gennaio 2021 era complessivamente 3.081 persone, di cui a tempo indeterminato 2.871, mentre al 1° agosto 2022 era pari a 3.180 di cui 3.037 a tempo indeterminato con un saldo positivo di 99 persone sul totale e aumento di 166 unità per il personale di ruolo.
Nei primi sei mesi del 2022 il tasso di dimissioni volontarie senza diritto alla pensione del personale infermieristico a tempo indeterminato è stato del 1,5% circa contro lo 0,8% circa dello stesso periodo del 2021 un tasso pertanto trascurabile e assolutamente fisiologico.
A questi dati va aggiunto che nei due anni presi in considerazione i ricoveri e le prestazioni specialistiche non sono aumentate rispetto agli anni pre-Covid e quindi i volumi di attività sono sostanzialmente stabili. Riteniamo essere quanto mai una forzatura dare un’immagine catastrofica della situazione della sanità pubblica trentina che potrebbe incidere negativamente sull’immagine dell’azienda e quindi sulla nostra capacità di attrarre nuovi professionisti.
Si fa presente che da sempre c’è un fisiologico movimento di dipendenti in entrata e in uscita e che Apss si è sempre attivata per coprire le carenze di personale. Inoltre da anni Apss ha attivato forme innovative di conciliazione lavoro famiglia impostando politiche del personale che vanno oltre il mero istituto del part-time con interventi quali l’asilo nido aziendale, il progetto lunghe assenze, l’orario personalizzato (in particolare per i non turnisti) e un forte investimento nella formazione (in Trentino, ad esempio, le iscrizioni del personale infermieristico ai master sono coperte con un contributo medio del 60% della tassa di iscrizione, sono stati 153 i master finanziati in 4 anni).
Per quanto riguarda il part time in base alla disciplina decentrata del 2009 i contingenti di personale da destinare al tempo parziale sono calcolati con riferimento al personale in servizio a tempo indeterminato di ciascun profilo professionale e distribuiti proporzionalmente tra le articolazioni organizzative fondamentali dell’Apss con una quota di massima concedibile del 35% dei dipendenti a tempo indeterminato.
In ogni caso l’Apss ha sempre garantito il part time temporaneo, comprese le quote aggiuntive in base ai criteri contrattuali definiti, quali ad esempio particolari situazioni organizzative o gravi urgenti motivi. Preme evidenziare inoltre che l’articolazione dell’orario di lavoro a tempo parziale (orizzontale, verticale o modulare) è definita tra l’interessato e il relativo responsabile, cercando di conciliare le esigenze personali del dipendente e organizzative del reparto. È chiaro che, per essere compatibile con l’attività ospedaliera sulle 24 ore in modo da dare risposte ai bisogni di salute dei pazienti, il part time deve essere regolamentato.
Sui profili sanitari che lavorano su turni di 12 o 24 ore la tipologia di orario adottata è quella cosiddetta “modulare” ovvero una riduzione del numero di turni in proporzione al monte ore settimanale del singolo inserita nello sviluppo della programmazione della turnistica del reparto (es. in un mese un tempo pieno lavora 21 turni mediamente fra mattine, pomeriggi e notti compresi sabati e domeniche, un part time a 18 ore a settimana ne lavora circa 10, sempre ripartiti all’interno della settimana fra mattine, pomeriggi e notti).
Infine la nuova riorganizzazione ha voluto valorizzare significativamente le professioni sanitarie, in particolare quella infermieristica, attraverso la costruzione di percorsi di carriera che vedono uno sviluppo fino alle posizioni dirigenziali apicali. Sono state in quest’ottica istituite sei strutture complesse per l’area delle professioni sanitarie (non risulta che nessuna azienda sanitaria in Italia abbia fatto questo investimento) e sono in corso di definizione ulteriori posizioni dirigenziali come articolazione delle strutture complesse", conclude l'Azienda sanitaria nella nota stampa diffusa ieri dalla Provincia.