Ambiente / Il dibattito

Inceneritore, i medici sono contrari: “L’ambiente ha un valore economico che va preservato”

Paolo Bortolotti: «Il motto per attirare i turisti è "respira trentino", anche per questo qualsiasi aumento delle emissioni inquinanti, per lieve che sia, va in una direzione diversa da quella di valorizzare la risorsa»

IL CASO In Trentino è emergenza per lo smaltimento del residuo
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FUGATTI "Inceneritore, va fatto al più presto"

di Franco Gottardi

TRENTO. No all'inceneritore dei rifiuti. È netta la posizione dei medici trentini, espressa in un documento della Commissione ambiente dell'Ordine professionale. Letti i contenuti del quinto aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti e la decisione, ribadita con forza dal presidente della giunta provinciale Maurizio Fugatti due giorni fa, di chiudere il ciclo in Trentino con un impianto di combustione, la Commissione ha formulato una serie di osservazioni.

«Il piano è ben documentato - convengono i medici della Commissione ambiente - ma c'è una grave carenza: manca una valutazione dell'impatto sanitario dell'opera finalizzata a tutelare la salute delle popolazioni esposte e manca la previsione di un sistema di monitoraggio adeguato». I medici chiedono alla politica e alle istituzioni un approccio che privilegi l'economia circolare, puntando di più su politiche di riduzione della produzione dei rifiuti e di miglioramento della raccolta differenziata.

«Bisogna attivare un piano - recita il documento - che porti a una riduzione sotto il 10% del residuo da portare in discarica senza ricorrere alla combustione che non può considerarsi una soluzione strutturale per il futuro in quanto peggiorativa della già compromessa situazione ambientale».

E ancora: «Nel breve periodo si conferiscano i rifiuti non recuperabili temporaneamente ad impianti di conversione termica già esistenti fuori provincia. la creazione di impianti in loco ostacolerebbe il necessario impegno individuale per la riduzione dei rifiuti».

Parole chiare che il coordinatore della Commissione ambiente, dottor Paolo Bortolotti, conferma nella sostanza, anche se il "no" all'impianto ne esce più sfumato: «Noi non siamo così esperti per dire se l'impianto è necessario o meno ma certamente se si può evitare sarebbe meglio».

Bortolotti, che è anche membro di Medici per l'ambiente, segnala come lo stesso aggiornamento al Piano rifiuti pone l'orizzonte del 2030 come l'anno in cui, lavorando ancora sulla riduzione e sulla differenziata, si potrebbe arrivare a smaltire il residuo in discarica senza dover bruciare niente. I medici sanno benissimo che gli impianti di nuova generazione rassicurano sul rispetto dei limiti di emissione ma questo non è un argomento ritenuto sufficiente dal punto di vista della salute pubblica.

«I limiti - sostiene Bortolotti - non sono un valore assoluto e vediamo che tendenzialmente nel tempo vengono sempre ridotti. I valori indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 2021, tanto per fare un esempio, sono molto più bassi di quelli indicati in precedenza. E i limiti di legge in ogni caso indicano valori che non coincidono con le soglie che possono biologicamente creare danni alla salute. Per fare un altro esempio il cromo esavalente è un inquinante che va certamente tenuto in considerazione eppure non è previsto nelle leggi attuali».

Il coordinatore della commissione ambiente segnala inoltre come la scorsa settimana la Commissione europea abbia chiesto agli stati membri di ridurre ulteriormente le emissioni nocive. Una ipotetica collocazione di un impianto di incenerimento in valle dell'Adige, dove la situazione è già complessa, andrebbe ad appesantire ulteriormente.

Bortolotti invita poi a valutare attentamente anche l'impatto economico di un impianto che brucia rifiuti. Considerando che l'ambiente è e sarà sempre di più la principale fonte di reddito della provincia di Trento ogni azione di salvaguardia è un investimento: «Il motto per attirare i turisti è "respira trentino", anche per questo qualsiasi aumento delle emissioni inquinanti, per lieve che sia, va in una direzione diversa da quella di valorizzare la risorsa».

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