I sindacati denunciano le lunghe liste d'attesa in Trentino per le patologie oftalmologiche
I sindacati dei pensionati Cgil, Fnp Cisl e Uilp: “Si è verificata una contrazione significativa degli interventi chirurgici legati alla cataratta. Alcuni anziani non operati hanno subìto una frattura del femore a causa dell'ipovisione e della difficoltà ad evitare gli ostacoli”
TRENTO. I segretari generali dei sindacati dei pensionati Cgil, Fnp Cisl e Uilp chiedono un incontro urgente all'assessora alla Salute Stefania Segnana per avere chiarezza sulla strada che assieme al suo Dipartimento intende percorrere per risolvere la situazione che grava particolarmente sui cittadini più fragili della società trentina.
“Sono migliaia i pazienti in Trentino che ancora oggi faticano a ottenere il rispetto dei tempi indicati dal medico sulle prescrizioni, trovandosi a dover rinviare visite specialistiche, controlli, interventi - hanno scritto in una nota congiunta Claudio Luchini, Ruggero Purin e Tamara Lambiase - l’emergenza sanitaria causata dal Covid ha comportato notevoli ritardi alle attività legate alle patologie oftalmologiche (difetti visivi e malattie dell’occhio, ndr), a livello provinciale sono state centinaia le prestazioni ambulatoriali in meno”.
“Si è verificata una contrazione significativa di interventi chirurgici legati alla cataratta e una parte degli over 80, che non sono stati operati, ha subito una frattura del femore a causa dell'ipovisione e della conseguente difficoltà ad evitare gli ostacoli - hanno aggiunto - una verifica ha dato come esito un aggravamento delle patologie permanenti a causa del lockdown e della conseguente diminuzione dell'attività di prevenzione che ancor oggi non è riuscita a recuperare i numeri”.
Uno dei problemi delle liste d'attesa risulta essere, come sottolineano i sindacati, “il mancato potenziamento della specialistica ambulatoriale con medici sottoutilizzati rispetto al concreto fabbisogno, quel settore della medicina, che opera nel territorio, anche al di fuori degli ospedali, e che ha prevalentemente negli anziani e nei cronici i propri pazienti. Siamo giunti a questo punto perché per anni il territorio è stato abbandonato e desertificato lasciando che i medici andassero in pensione senza programmare la loro sostituzione”.