Non autosufficienza, ecco la riforma: rendita di 12 mila euro l'anno, interessate oltre 14 mila persone
Sanifonds Trentino protagonista, copertura possibile fino a 74 anni. Si chiama "Ecosistema trentino per la long term care integrativa" e rappresenta un secondo pilastro che affianca l'intervento pubblico di sostegno
TRENTO. La riforma della non autosufficienza prende corpo in Trentino. Si chiama "Ecosistema trentino per la long term care integrativa". Un secondo pilastro, per la non autosufficienza, che affianca l'intervento pubblico di sostegno. Se ne parla da anni, a livello regionale. Niente di fatto, però. Era anche nei programmi di legislatura della giunta regionale frutto dell'accordo tra Svp e Lega, con la competenza in materia di previdenza e politiche sociali affidata ad Arno Kompatscher.
Ma il progetto è rimasto una mera dichiarazione di intenti, nonostante le consulenze attivate e finanziate.
Un contesto, quello regionale, con una base sociale più ampia, che renderebbe ancora più sostenibile il progetto, come avviene per la pensione integrativa. Ma tant'è.
Il Trentino, per altro, con il modello proposto, illustrato nell'ambito del Festival della famiglia, fa da battistrada a livello nazionale.
Motore del progetto è Sanifonds Trentino, il Fondo sanitario integrativo diretto, dal 2016, da Alessio Scopa. Per i residenti in provincia, si apre una nuova prospettiva per affrontare una vera e propria emergenza, frutto anche dell'invecchiamento della popolazione.
Direttore Scopa, quali sono, oggi, i "numeri" di Sanifonds Trentino?
«Oltre 75 mila iscritti, poco più della metà del sistema pubblico: Provincia, Azienda sanitaria, Università... Poi, i dipendenti privati, da Gpi ai metalmeccanici, dal settore impianti a fune alle imprese artigiane. Eravamo partiti in 27 mila, gli iscritti sono triplicati in sei anni».
Perché Sanifonds si "lancia" nella non autosufficienza?
«Perché, accanto alla prestazioni sanitaria, come per le spese odontoiatriche fuori dai Lea, negli ultimi anni, abbiamo puntato anche alla copertura dei grandi rischi: non autosufficienza e gravi malattie, come tumore o ictus. Nei fondi sanitari, vi sono due ambiti: da una parte, prestazioni a basso importo di spesa ma ad alta frequenza, come la visita da dentista o dal fisioterapista; dall'altra, il mondo dei grandi rischi, che piacciono meno, a bassa frequenza ma ad elevato bisogno finanziario. Sono questi eventi che impattano in modo grave sui bilanci familiari».
Quanto eroga Sanifonds in caso di non autosufficienza?
«Da 7.200 a 8.400 euro all'anno, una rendita netta non soggetta a tassazione».E per gravi malattie?«La forbice va da 7 mila a 12 mila euro, una tantum, a seconda dei piani sanitari».
Cosa cambia con progetto per la Long term care made in Trentino?
«In collaborazione con la Provincia, abbiamo costruito un modello che, a regime, avrà una rendita di 12 mila euro all'anno, rispetto alla forbice attuale di 7.200-8.400 euro».
Quanti sono i beneficiari previsti?
«Il problema della non autosufficienza, in Trentino, riguarda oltre 14 mila persone. Il modello prevede una seconda, importante evoluzione».
Quale?
«Oggi, la erogazione della Ltc è limitata agli iscritti in età da lavoro».
Quindi, una volta in pensione, niente copertura...
«Esatto. Il modello elaborato prevede invece , per la prima volta, la prosecuzione volontaria, che sarà però pagata dall'utente».
Come e a quali costi?
«La copertura può proseguire fino a 74 anni, periodo della vita in cui la rischiosità e la fragilità sono importanti. Nel mondo dei fondi sanitari, è l'età limite. La ratio è la seguente: sei un iscritto a Sanifonds e poi vai in pensione, non ti abbandoniamo quando ne hai più bisogno».
Il costo?
«Stiamo facendo le ultime simulazioni con l'attuario. Il valore massimo di spesa per proseguire con la copertura è di 200 euro all'anno, al massimo 16-17 euro al mese. Ed il modello è mutualistico: stesse condizioni di accesso per tutti, sani e meno sani; 200 euro è un obiettivo insieme tecnico e politico».
Qual è il ruolo della Provincia?
«È socia di Sanifonds, con le altre parti sociali, associazioni di categoria e sindacati. C'è condivisione sul progetto, che è complementare e innovativo: è il primo di questo genere, in Italia, quindi è guardato con interesse. Si canalizzano risorse private per un obiettivo pubblico».
E l'apporto dell'Università di Trento?
«L'Ateneo di Trento, con quello di Venezia, ci aiuta a costruire il modello, fa da consulente scientifico. Soprattutto per capire come trasformare la rendita cash, i 12 mila euro, in servizi a domicilio, con la telemedicina e le nuove tecnologie».
Quali sono i tempi?
«L'obiettivo è di far partire il modello entro il 2023. È un'operazione che cambia il paradigma culturale: fa crescere la cultura della copertura assicurativa. Si parla di autosufficienza e i più pensano: "non mi riguarda". Perché sono giovani. Ma basta un incidente, o una malattia neurodegenerativa, a stravolgere le esistenze. Mettersi al sicuro riguarda tutti, anche i giovani».
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