Società / L'appello

Operatori e sindacati: la Provincia investa in sanità, servizi e assistenza, più welfare e non solo strade

In un'affollata assemblea, rappresentanti dei vari Ordini professionali, sindacati e politici hanno gettato le basi per un cambiamento: una proposta per una visione diversa. Presentata anche  una petizione con tutte le priorità e la road map da seguire

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Chiedono più investimenti nel settore della sanità e del welfare. Più attenzione alla prevenzione e un maggior coinvolgimento. Chiedono di pensare, tutti insieme, un futuro diverso per la cura e l'assistenza in Trentino rispetto a quello attuale.

In una sala gremita operatori del settore, rappresentanti dei vari Ordini professionali, sindacati e politici hanno gettato le basi per un cambiamento.

Quello che vogliono lanciare non è solo una appello, ma una proposta per una visione diversa. Per questo hanno anche presentato una petizione con tutte le priorità e la road map che intendono seguire.

La prima cosa che il segretario della Cgil Andrea Grosselli ha voluto metter in chiaro è che «nessuno si piange addosso». La risposta è alle affermazioni di Fugatti che aveva indirizzato questi parole ai sanitari che nei giorni scorsi si sono lamentati del contratto e delle condizioni di lavoro. «Anzi, qui sono rappresentati tutti coloro che ogni giorno si svegliano all'alba o lavorano di notte per aiutare i più fragili. Più di 20 mila persone in Trentino, alle quali vanno aggiunti i volontari».

Chiede a tutti di firmare la petizione e partecipare al tentativo di costruire un tavolo di confronto tra società, operatori sanitari, operatori del sociale, il presidente della Consulta della salute Renzo Dori che ci tiene a ribadire che «non è vero che va tutto bene».

«Non siamo qui a piangerci addosso, ma per dire che dalla crisi del sistema sanitario e dalla sua involuzione si può uscire, ma c'è bisogno dell'intelligenza di molti». No dunque a scelte di vertice, di palazzo.

«Bisogna avere il coraggio di aprire una fase nuova. Servono scelte radicali. Un maggior investimento sulla prevenzione per ritardare l'ingresso della popolazione sempre più anziane nella situazione di non autosufficienza e poi una medicina che sia vicina ai cittadini, sempre meno concentrata sugli ospedali».

Per Dori è poi fondamentale difendere il servizio sanitario pubblico, perché «delegare ai privati vuol dire creare disuguaglianze».

L'incapacità di ascoltare e di coinvolgere i diversi attori è la criticità che tutti i relatori dell'assemblea di ieri hanno sottolineato. Amara la considerazione del presidente della consulta delle politiche sociali, Paolo Tonelli: «Ogni tanto rifletto sul fatto che siamo una consulta che non viene mai consultata da nessuno».

Denuncia un distacco tra gli attori che rappresenta e la politica, e si dice convinto che serva una visione condivisa su quale futuro si vuole per il Trentino. «Se mi dicono che per una certa cosa non ci sono fondi sufficienti vuol dire che a monte è stata fatta un'altra scelta, sono state decise altre priorità».

Anche la presidente dell'Ordine degli psicologi, Roberta Bommassar, ieri al tavolo in rappresentanza dei tutte le professioni sanitari e degli assistenti sociali, ha ribadito di come gli Ordini siano poco chiamati a interloquire con chi governa.

«Occorre investire sul capitale umano con numeri adeguati, con giusti riconoscimenti economici e con garanzie di continua formazione», ha concluso. Anche il volontariato sta vivendo un periodo di profonda crisi. Lo ammette il presidente del Centro servizi volontariato, Giorgio Casagranda. Il Covid ha bloccato a lungo molte attività e ora c'è bisogno di riavvicinare i giovani.

Ma a soffrire sono anche le cooperative che offrono servizi sul territorio. Quello di Chiara Dossi, presidente della cooperativa Arcobaleno Riva del Garda, è un vero e proprio grido d'allarme.

«Dobbiamo ridare dignità al lavoro di chi si occupa degli ultimi, dei malati e degli anziani. I nostri operatori guadagnano il 30% dei colleghi che lavorano nel pubblico e il nuovo sistema di accreditamento ha imposto adempimenti che mettono a rischio la tenuta anche economica delle cooperative. Abbiamo bisogno di essere ascoltati e trovare tutti insieme una strada nuova».

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