L’amore nato sui social network si è trasformato in un incubo
Era riuscito ad insinuarsi così tanto nella vita di lei grazie alla clonazione del profilo WhatsApp della donna. Insulti, minacce, pedinamenti. L’uomo è stato condannato in primo grado a tre anni di carcere
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TRENTO. Il primo incontro nel virtuale mondo dei social. Lo scambio di qualche messaggio, poi le telefonate e quindi l'idea di incontrarsi per un fine settimana, per stare insieme, per conoscersi. Perché quell'uomo sembrava quello giusto. Se non proprio quello con cui condividere il resto della vita, quello con cui fare un pezzo di strada.
Ma così non è andata e quella relazione si è trasformata in un incubo per la donna che per superare la fase più difficile è dovuta ricorrere anche ai medicinali. Perché lui era riuscito ad insinuarsi così tanto nella vita di lei che anche quando era lontano le sembrava vicinissimo. E il motivo - si è poi scoperto - è che lui era riuscito di fatto a clonare il WhatsApp della donna. E quindi a leggere ogni cosa, a seguire ogni suo sfogo con le amiche, a pedinarla senza muovere un passo.
Poi le minacce, gli insulti, gli appostamenti. E ora la condanna (per lui, in primo grado) a tre anni quando la procura aveva chiesto 2 anni e otto mesi. Si è visto come questa storia era iniziata e quale è stato l'epilogo. In mezzo ci sono mesi di pura angoscia per la donna.
«Sono stati mesi particolarmente duri, perché nel caso della mia assistita - spiega l'avvocato Giuliano Valer - si è consumata una forma di aggressione psicologica e di persecuzione ripetuta ed indesiderata che la ha destabilizzata integralmente. Ad oggi non solo la condanna, che rende giustizia a tanto dolore e paura patiti, ma anche (in accoglimento di specifica richiesta a tutela della donna) la conferma della misura cautelare ed il proseguimento della sua efficacia, stante l'attualità delle esigenze cautelari le danno un minimo di serenità, nella consapevolezza, che qualora dovesse nuovamente avvicinarsi o contattarla, anche indirettamente, scatterebbe l'arresto obbligatorio».
Ma cosa è successo? La donna era in un momento di fragilità. La fine di una storia d'amore, il desiderio di ritrovare la serenità, anche con un uomo accanto. Uomo che prende la forma di un contatto sui social che diventa poi l'inizio di un rapporto. Che presenta ostacoli sin dall'inizio perché lui alterna momenti di dolcezza ad altri di ruvidezza che rasentano la cattiveria.
Ci sono gli insulti e poi le riappacificazioni, ci sono i comportamenti inopportuni e poi le scuse. Un tira e molla che dura il tempo di un'estate, fino a quando lei decide di troncare ogni frequentazioni perché la gelosia e gli attacchi di rabbia di lui la facevano stare male. E le sue parole sono pesanti. Minaccia di farle del male, di rovinarle la reputazione.
Il sogno di un rapporto sereno fra un uomo e una donna era ridotto in frantumi a causa dei comportamenti vessatori e offensivi. Ma il peggio, in base al racconto di lei che si è trasformato in una denuncia e quindi in una condanna, doveva ancora arrivare. L'uomo, infatti, non voleva accettare la decisione di troncare e ha iniziato a fare appostamento davanti alla casa della donna.
L'ha tempestata di telefonate e di mail (centinaia quelle che sono arrivate nella casella elettronica di lei). Mail insultanti alternate a mail con dichiarazioni di amore. E tutto questo la donna la viveva con un'angoscia in più: la sensazione che lui fosse accanto a lei anche se era lontano. Perché lui sapeva ogni cosa, tanti particolari.
In che modo? Era stato sufficiente un Qr-code: lui le aveva clonato la chat di WhatsApp e quindi era come fosse dentro la sua testa. Una tensione, una paura che avevano portato la vittima ad avere paura in ogni momento della sua giornata. E ora la sentenza di condanna le regala se non la serenità, almeno la sensazione di non essere sola.