Rimane senza denti, l’odontoiatra deve pagare: il calvario di una donna della Rotaliana
Non riusciva a mangiare e si vergognava ad uscire a cena con gli amici. Il giudice le ha riconosciuto il danno biologico permanente. Il professionista è stato condannato a coprire le spese di giudizio (18 mila euro) e in solido con lo studio 20 mila euro per i danni patrimoniali e non patrimoniali
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TRENTO. Dopo l'intervento ai denti, necessario per una corretta masticazione e non cercato solo per migliorare l'estetica, faticava anche a deglutire. È un calvario durato anni quello sopportato da una sessantenne della Rotaliana che, attirata dai vantaggi spiegati in una pubblicità, con fiducia si era rivolta ad uno studio medico presente in Trentino, ma anche in altre parti d'Italia.
Oltre al dolore per gli interventi odontostomatologici e per la successiva infezione, la donna ha sofferto anche a causa dei problemi relazionali dovuti alla difficoltà di masticazione, all'accumulo di cibo e di saliva, ad una cattiva digestione e alla necessità di una quotidiana accurata igiene orale per evitare ulteriori infezioni alla gengive.
«Si vergognava ad andare a cena con gli amici» ha testimoniato una sua amica. Il quadro clinico era compromesso al punto da rendere necessario il ricovero nel reparto maxillofacciale del Santa Chiara. Il danno biologico stimato dal consulente tecnico è stato del 25% per 40 giorni, del 50% per 25 giorni, con un danno biologico permanente pari al 6%, per una sinusite cronica, per la perdita ossea, per l'indebolimento dell'organo della masticazione.
Affiancata dall'avvocato Zeno Perinelli, la donna ha presentato ricorso in relazione agli interventi odontostomatologici a cui si era sottoposta da novembre 2014 a ottobre 2017 nella medesima clinica. Il giudice Massimo Morandini le ha riconosciuto 11 mila euro per danno non patrimoniale e 8.500 per danno patrimoniale.
Sono stati condannati a pagare in solido la clinica e l'odontoiatra che si era preso cura della paziente. In questa causa di responsabilità medica, il professionista dovrà anche coprire le spese di giudizio sostenute dalla donna e dai convenuti (lo studio dentistico e l'assicurazione) per rispettivi 7.800 euro, 6.000 euro e 4.500 euro.
Alla somma chiesta dalla donna, pari a circa 50 mila euro, mancano i 25 mila euro necessari per gli interventi futuri per il ripristino della masticazione. Per questo importo, non presente nelle motivazioni della sentenza, l'avvocato Perinelli ha fatto appello.
Il ctu, nella relazione consegnata al giudice, ha evidenziato «modalità di imperizia in sede di programmazione del caso» da parte dei professionisti che avevano in cura la cliente, nonché «negligenza nelle fasi diagnostiche, operative e nei controlli».
«Lascia perplessi - aggiungeva poi il consulente tecnico - la gestione superficiale e dilatoria delle complicanze». Si è dibattuto sulla protesi provvisoria che l'odontoiatra aveva sconsigliato di indossare per non peggiorare la situazione e che, secondo il professionista, la paziente avrebbe comunque utilizzato per non mostrarsi senza denti, ma i testimoni sentiti in udienza hanno raccontato altro: la donna non riusciva a metterla e appariva sempre sdentata, dunque non è vero che non si sarebbe attenuta alle indicazioni.
Sempre secondo il ctu c'è stato «un evidente nesso di causalità tra gli atti dell'operatore omissis (il medico, ndr) e le conseguenze cliniche manifestatesi». Come evidenziato nel "Contratto di collaborazione professionale" stipulato fra la società dello studio dentistico e l'odontoiatra «il medico è l'unico responsabile del proprio operato nei confronti del paziente della struttura a lui affidato».
Il professionista dunque è stato condannato a coprire le spese di giudizio (circa 18mila euro complessivi) e in solido con lo studio dentistico al pagamento alla paziente di circa 20mila euro per i danni patrimoniali e non patrimoniali.