Sanità / Nuovi volti

Giovani dottori trentini in prima linea per il futuro della medicina territoriale

Margherita Berlanda del Bleggio e Niccolò Policante di Riva del Garda hanno avuto percorsi differenti ma la stessa spinta verso la professione medica, in particolare medico di famiglia e guardia medica: «Un lavoro affascinante». Il dott. Giannantonio fa luce sulla situazione locale 

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Giovani e preparati. Ambiziosi e vogliosi di mettersi in gioco. E desiderosi, anche, di dare un contributo nella visione (e realizzazione) della sanità del futuro. Sono due medici, che fanno quel lavoro che nessuno - o meglio pochi - vogliono fare: medico di medicina generale e guardia medica. Lei è Margherita Berlanda, 27 anni del Bleggio. Lui Niccolò Policante, 36 anni, di Riva del Garda.

Percorsi e storie differenti, ma oggi sono entrambi iscritti alla Scuola di formazione specifica in medicina generale di Trento. Proprio mercoledì primo marzo si è tenuto il concorso per l'ammissione, con 21 domande pervenute a fronte di 37 posti disponibili. La famosa scarsa attrattività. Loro quell'esame l'hanno già sostenuto e superato e oggi, in attesa di completare il percorso triennale, sono già operativi sul territorio. Prima del racconto delle loro storie e delle loro motivazioni, è utile una fotografia della situazione.

Che facciamo con l'aiuto del dottor Valerio Di Giannantonio, che è anche segretario della Fimmg, sindacato di cui fanno parte anche Berlanda e Policante. «Per quanto riguarda le guardie mediche 19 su 114 hanno un incarico a tempo indeterminato, e rappresentano il 16% del totale (e solo 75 con incarico a 24 ore settimanali). Il resto del servizio viene garantito con incarichi provvisori, che portano a un turn over continuo. Si tratta di una "fetta" dell'assistenza che va presa in mano. Dal 2018 al 2022 le ore di guardia sono passate, circa da 175 mila a 155 mila, con un calo del 10% e un risparmio stimato di circa mezzo milione di euro per anno che potrebbe essere reinvestito per la categoria. Poi ci sono i medici di base, che sono 334 ma dovrebbero essere 375».

La domanda è: con questi numeri è possibile riuscire a realizzare la "famosa" medicina del territorio, più vicina ai cittadini e alle loro esigenze, che tolga pressione ai Pronto soccorso, che "riempia" di professionisti le Case di comunità?

«Ci sono idee in essere a altre da sviluppare. Ci sono le Aft - Aggregazioni Funzionali Territoriali - da rendere operative, ma ci sono anche una serie di "operazioni" da fare: penso, ad esempio, alla possibilità anche per i colleghi di Continuità Assistenziale di collegarsi ai sistemi informatici ospedalieri e dei Medici di famiglia. Proporremo un percorso di fast track per i medici di medicina generale e per le guardie mediche in modo che sia possibile inviare al Pronto soccorso pazienti solo per specifiche analisi o prestazioni urgenti senza presa in carico da parte del medico di PS, in modo da escludere acuzie e che il paziente torni in carico al medico del territorio proponente senza attese inutili in sala d'attesa all'ospedale».

Dalla fotografia generale a chi in questo mondo già ci lavora, in attesa di completare il percorso di formazione. «Dopo la maturità al linguistico Scholl - racconta Margherita Berlanda - sono andata a studiare Medicina in Romania: sono rimasta 6 anni, parlavo inglese e rumeno, ed è stata un'esperienza decisamente bella. Inoltre lì si fanno tantissimi tirocini, dal terzo anno andavamo in ospedale ogni giorno. Poi, dopo la laurea sono stata in Libano a lavorare in un ospedale di Beirut: ero nel reparto di malattie infettive ed eravamo in piena pandemia Covid, senza dimenticare la malaria, e quindi è stato molto formativo».

«Dopo un anno, vista la situazione politico economica (la famosa esplosione al porto di Beirut è avvenuta mentre la dottoressa era lì ndr) sono andata a fare un'esperienza in Germania, in uno studio di medici di base, e poi a Bolzano in una clinica di riabilitazione. Poi ho fatto l'esame e sono entrata nella Scuola di medicina di Trento». Detto del già lungo curriculum, rispetto all'età, la dottoressa Berlanda ci spiega il perché delle sue scelte.

«La voglia di diventare medico è arrivata grazie ai racconti di mia nonna, che mi parlava del mio bisnonno, pneumologo ad Arco per tanti anni. Lui viveva la sua professione come una missione e quei racconti mi hanno appassionata. Lavorare in ospedale non mi sarebbe dispiaciuto, ma l'idea di mantenere dei rapporti con i pazienti nel tempo, diventando il loro riferimento, mi piaceva di più. Così ho optato per la medicina generale. Sto facendo dei turni di Guardia medica, che sono formativi e mi responsabilizzano molto».

Infine sulla carenza: «Bisogna investire per incentivare i medici a intraprendere questo percorso. Sappiamo che poi il percorso non è facile, ma questa professione è davvero affascinante. Ci sono aspetti da migliorare, come avere più strumenti di diagnostica di primo livello, utili anche per togliere pressione ai Pronto soccorso, e poi togliere burocrazia, in modo da avere più tempo per la parte clinica evitando di perderlo per i documenti».

Anche per Niccolò Policante le esperienze già nel cassetto sono tante: «Dopo la laurea a Bologna sono stato tra i pochi a tornare "in patria", ovvero in Trentino: da una decina di anni lavoro come guardia medica, Usca, nelle cliniche, ma due anni fa ho deciso di rimettermi in gioco e di iscrivermi al Corso di medicina di base di Trento. D'altra parte era nelle mie corde, mi piace fare un po' di tutto. Così posso far parte di quell'ingranaggio che è la continuità assistenziale. Ora faccio la Guardia medica a Riva e frequento l'ultimo anno della Scuola. Perché il medico? Non è una questione di famiglia, mi piaceva l'idea di lavorare con le persone e per le persone».

Studio, formazione, lavoro. Ma anche il sindacato. Farne parte, ci spiegano, non è solo una questione di trattative per il contratto e di riuscire ad avere qualche euro in più in busta paga: questo è uno degli aspetti, ma non certo l'unico e il più importante. «Vogliamo portare idee per migliorare la sanità. Ci mettiamo in gioco per dare il nostro contributo». Così lei è stata eletta coordinatrice provinciale di Fimmg Formazione e lui segretario provinciale Fimmg settore continuità assistenziale. E sempre con il benessere del paziente come faro da seguire.

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