Donna malata di tumore, picchiata e violentata dal compagno: per lui nove anni di reclusione
Il trentenne ha trasformato per sette anni la vita della donna in un inferno fatto di botte, umiliazioni, violenza sessuale e minacce. Si erano conosciuti per caso, lei voleva aiutarlo a superare le difficoltà economiche: ludopatia e “gelosie” alla base delle vessazioni
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TRENTO. Si erano conosciuti per caso e inizialmente lei lo voleva aiutare a superare le difficoltà (anche economiche) che stava vivendo. Un'amicizia che si è trasformata in amore. Amore che velocemente si è trasformato in un incubo per la donna. Le botte, le umiliazioni, la violenza sessuale, le minacce. Un inferno quasi quotidiano quello in cui lei è stata trascinata e che ha subìto anche quando lottava contro un tumore.
Anni di vessazioni che si sono trasformati in una condanna a nove anni per l'uomo, confermata mercoledì 22 marzo in appello. Confermato anche il risarcimento - provvisionale - di 30mila euro a favore della donna e in parte già pagato. Donna che ora, a distanza di tre anni dalla denuncia, sta ricominciando a sentirsi libera, sta riconquistando gli spazi che quando c'era lui al suo fianco, le erano preclusi. Perché lui si diceva innamorato ma in realtà era solo possessivo e geloso. Vedeva tradimenti dove non c'erano quasi a cercare una scusa per picchiare la donna che stava con lui. Nonostante tutto.
Sette lunghi anni di soprusi, quelli che si sono trasformati nella denuncia e poi nel capo d'accusa. Maltrattamenti, stalking, violenza sessuale che per la donna erano diventati la sua vita. Come si diceva i due si erano conosciuti per caso. Lui aveva bisogno di aiuto e lei voleva aiutarlo. Era nata un'amicizia che si era trasformata in una convivenza. A separarli esperienze di vita diverse e anche parecchi anni di differenza. Lei con fatica si era costruita una vita nella quale aveva fatto entrare quell'uomo più giovane. Lo aveva aiutato anche a trovare un lavoro, una stabilità almeno economica.
Poi è iniziato l'incubo in cui una parte di "colpa" l'ha avuta probabilmente la ludopatia di lui. I soldi che venivano giocati con sistematicità, i soldi che mancavano. La rabbia che lui sfogava su di lei. Non poteva parlare con nessuno, neppure con i colleghi di lavoro. Gli bastava ascoltare una telefonata per picchiarla, per costringerla a subire ripetuti rapporti sessuali. E poi le minacce di morte, gli insulti.
La situazione già terribile diventa se possibile peggiore quando lei scopre di avere un tumore. C'è l'operazione, ci sono le cure. La sofferenza per quello che sta vivendo deve purtroppo convivere con le vessazioni a casa. Lui pretende rapporti sessuali. La punisce con cinghiate in varie parti del corpo. L'ha anche presa per il collo facendole capire che avrebbe potuto strangolarla e in un'occasione l'ha anche minacciata con un coltello.
Lei in più occasioni lascia la casa, ma lui è capace di farla tornare. La inganna dicendole che è cambiato, che quello che è successo non accadrà mai più. Promesse puntualmente disattese. Fino al 2020. Siamo in piena pandemia quando lei decide che doveva tagliare quel filo che la teneva legata all'uomo che la picchiava e la umiliava. Ha avuto il coraggio di chiedere aiuto e di denunciare. E ora a tre anni di distanza la corte d'appello di Trento ha confermato la condanna a nove anni di reclusione.