Provincia / Il caso

Sanità per i senzatetto, l'assessora Segnana dice no: bocciata la proposta di Zanella

Stop in quarta commissione in seguito ai voti contrari di Claudio Cia e Katia Rossato (entrambi di Fratelli d'Italia) e dei leghisti Roberto Paccher e Alessandro Savoi. Il consigliere di Futura protesta: «Giunta discriminatoria e reazionaria»

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TRENTO. Una proposta nobile. Un tentativo di allargare il campo dei diritti, in quello che è probabilmente il primo: la salute.

Questa era l’idea del consigliere Paolo Zanella (Futura), che ha scritto il Ddl 159 con lo scopo di integrare la legge provinciale sulla tutela della salute del 2010 introducendo l’iscrizione delle persone (italiane e straniere con regolare permesso di soggiorno) senza fissa dimora e senza residenza al sistema sanitario provinciale.

Ma dalla Provincia è arrivata la bocciatura: in Quarta commissione è arrivato il no con i voti contrari di Claudio Cia (FdI), Katia Rossato (FdI), Roberto Paccher (Lega) e Alessandro Savoi (Lega), ma nella discussione è emersa la contrarietà anche dell’assessora Stefania Segnana e del numero uno della sanità trentina Giancarlo Ruscitti.

«Ho valutato il ddl assieme ai vari servizi dell’assessorato e con l’Azienda sanitaria - ha detto Segnana in commissione - e le norme vigenti prevedono già un’iscrizione anagrafica al Comune e poi c’è la possibilità della residenza fittizia.

La norma rischierebbe di creare ulteriore burocrazia.

Inoltre attribuire un medico di medicina generale a un cittadino che ne ha già uno in un’altra parte di Italia creerebbe un conflitto».

Il Ddl aveva ottenuto un parere favorevole da parte di Centro Astalli, Gris, Atas, ovvero le associazioni che si occupano delle persone senza fissa dimora, italiane e straniere, e del Consorzio dei Comuni, mentre l’Apss, intervenuta con il direttore sanitario Giuliano Mariotti non si è di fatto schierata, descrivendo solamente la situazione attuale.

Deluso e arrabbiato il consigliere Paolo Zanella: «In fatto di diritti questa giunta si dimostra sempre per quello che è: discriminatoria e reazionaria. Il principio bocciato è già entrato nell'ordinamento di Emilia Romagna e Puglia, ma da noi la giunta leghista non vuole sentire ragioni, tra l'altro mascherando il solito posizionamento politico di accanimento verso chi sta ai margini, dietro pretesti campati in aria. Oggi le persone italiane senza dimora possono sì richiedere la residenza fittizia presso il Comune di domicilio, ma anche nella città capoluogo la trafila per ottenerla è complessa e il diritto alla salute dovrebbe essere universale e svincolato dal possesso della residenza.

La giunta e la sua macchina amministrativa ci spiegano che ci sarebbe troppo carico burocratico: una segnalazione delle cooperative che gestiscono la bassa soglia alle assistenti sociali è troppa burocrazia? Ci si permette di mettere sullo stesso piano l'ipotetico carico burocratico e il mancato riconoscimento di un diritto? Segnana conosce il valore intrinseco della salute? Questa è ignobile politica discriminatoria leghista».

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