Tonina: “La pioggia di questi giorni non basta per evitare i problemi della carenza d’acqua in estate”
L’assessore all’Ambiente: «Il problema è la pochissima neve in quota dell'autunno-inverno. È quella che ghiaccia, poi si scioglie lentamente e riempie gli invasi e, soprattutto, le falde. La neve di questi giorni basta un po' di caldo a farla sparire. Dobbiamo essere realistici: possiamo fare fronte al 2023 solo se ci sarà una piovosità regolare dalla primavera in avanti”
TRENTO. Tanta, benedetta e, soprattutto, diluita su più giorni. La pioggia di questi giorni è una benedizione per i campi, alimenta gli invasi degli impianti idroelettrici, grazia falde e sorgenti, è un dono per i comuni in affanno con la rete idropotabile, che già erano ricorsi alla protezione civile, per portare acqua nei serbatoi con le autobotti. Ma non facciamoci illusioni.
L'assessore all'ambiente e all'energia, Mario Tonina, monitora la situazione. I dati degli uffici, circa le portate in alveo e l'accumulo nei bacini in quota, sono aggiornati di continuo. La domanda è precisa: è sufficiente l'acqua di questi giorni a tirarci fuori dai guai? «Per il momento, sì» risponde Tonina «ma non risolve e non può risolvere i problemi di un anno e mezzo di mancanza di acqua che ci portiamo dietro. Nel 2022, c'è stata una siccità importante, che si è protratta in autunno, quindi nell'inverno, fino a primavera inoltrata. Le previsioni, per fortuna, annunciano pioggia anche per la prossima settimana».
Ma, appunto, di un sospiro di sollievo si tratta. «Il problema» considera l'assessore all'ambiente «è la pochissima neve in quota dell'autunno-inverno. È quella che ghiaccia, poi si scioglie lentamente e riempie gli invasi e, soprattutto, le falde. La neve di questi giorni, anche fino a mezzo metro, basta un po' di caldo a farla sparire. Dobbiamo essere chiari, realistici: possiamo fare fronte al 2023 solo se ci sarà una piovosità regolare dalla primavera in avanti. Certo, qualcosa è migliorato nei bacini e negli invasi. Ma non basta a riempirli».
La pioggia che cade ha pure un altro valore, per così dire "politico". «È importate» dice Tonina «perché dopo la nomina, da parte del governo, del commissario straordinario che pensa di fare ciò che vuole per l'emergenza idrica, anche ledendo le prerogative dell'Autonomia, queste precipitazioni attenuano le esigenze della pianura, che intanto è accontentata».
Se di sollievo si tratta, dato l'"accumulo" di siccità dal 2022, è il futuro che impone vigilanza e preoccupazione. «Le maggiori necessità, per la pianura, devono ancora arrivare: lì, con i prati stabili» dice Tonina «fanno 6-7 sfalci, e fanno due raccolti di mais. Anche per questo è stato alzato il livello del Lago di Idro: per fare scorta di acqua da rilasciare per fine maggio e giugno. Ed il problema principale sarà da luglio metà agosto, con il caldo, se non ci sarà pioggia regolare».
La cautela è quella che all'assessore fa ripetere: «Anche di fronte a questa piovosità, lo slogan va ribadito: "Io acqua ho un futuro da difendere". Quindi, vale sempre il risparmio dell'acqua: per il servizio potabile, per l'agricoltura, per l'idroelettrico, per tutti gli usi». Anche per le turbine che producono kWh e dividendi per i soci pubblici e privati, Tonina invita a stare con i piedi per terra: «I primi sei mesi di quest'anno sono in gran parte compromessi. Le centraline ad acqua fluente possono essere soddisfatte per questa pioggia. Ma quanto dura? Per le grandi centrali, i bacini di Boazzo-Bissina, Molveno, Santa Giustina, è diverso. È tutto da capire quanta produzione in più può garantire questa pioggia. Di certo, fino a metà maggio c'è scarsità. Ad esempio, a Santa Giustina hanno smesso di turbinare per permettere al bacino di alzarsi e, quindi, agli agricoltori della Val di Non di pompare acqua per i frutteti».
Del tutto aperto resta il problema dell'efficientamento degli acquedotti, per il quale la giunta provinciale, con la variazione di bilancio ha previsto zero euro (i 3,4 milioni indicati sono per l'agricoltura). E tutto questo con un rete che fa acqua: il 31% va perduta.
«È stata una scelta» spiega Tonina «perché è in corso una interlocuzione con il governo, per sbloccare 140 milioni di fondi del Pnrr per efficintare gli acquedotti. I progetti dei Comuni trentini sono stati ammessi, giudicati validi, ma non finanziati per mancanza di soldi. La speranza è che queste risorse arrivino. Sono progetti esecutivi, siamo pronti a realizzarli entro il 2026. Poi, però, c'è da dire che in questa legislatura tutti i progetti dei Comuni sono stati finanziati. Ma le domande, per 6-7 milioni all'anno, sono state poche. Finché c'era acqua, i sindaci erano restii a intervenire, per non creare disagi ai cittadini, nonostante le perdite degli acquedotti».