Sanità, emergenza continua sul fronte infermieri: “Ne mancano 400, i nuovi saranno pochi"
Nursing Up: “A livello retributivo, l'infermiere italiano si colloca al terz'ultimo posto in Europa, pur avendo una formazione di altissimo livello. Come potremo trattenere i nostri colleghi in Trentino a fronte di scarsi riconoscimenti economici e viste le pessime condizioni di lavoro? Di questi argomenti a nostro avviso bisogna parlare”
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TRENTO. Sul concorso per infermieri che vede in graduatoria 426 infermieri è intervenuto anche il Nursing up. «Più della metà di questi professionisti lavorano già in azienda o in altre strutture provinciali e una quota di questi infermieri sicuramente non si presenteranno al momento dell'assunzione, cosa che purtroppo statisticamente accade in ogni selezione. Se siamo fortunati, verranno assunti in più rispetto a quelli che già lavorano nella nostra provincia 60-80 infermieri, che non serviranno neanche a coprire i vuoti che si sono aperti con le assenze per gravidanze, le dimissioni volontarie ed i pensionamenti in essere, auspichiamo pertanto che l'Apss metta in essere rapide procedure di assunzione».
Il problema - secondo il sindacato - è molto più ampio. «In Trentino mancano già strutturalmente oltre 400 infermieri, prendendo come riferimento dei parametri di presenza analoghi alle altre nazioni europee, affini a noi per caratteristiche. Infatti la media europea si attesta sulla presenza di 9 infermieri per 1000 abitanti, a fronte dei 7,5 presenti nella nostra provincia».
Sul fronte attrattività il sindacato ha presentato un articolato documento all'Azienda sanitaria. «Occorre rammentare che a livello retributivo, l'infermiere italiano si colloca al terz'ultimo posto in Europa, pur avendo una formazione di altissimo livello. Come potremo trattenere i nostri colleghi in Trentino a fronte di scarsi riconoscimenti economici e viste le pessime condizioni di lavoro, di questi argomenti a nostro avviso bisogna parlare».
Secondo il Nursing Up vi sono ambiti territoriali in gravissima difficoltà, come ad esempio quello della Vallagarina e della Val di Fassa, dove molti infermieri si sono licenziati e quelli in servizio non riescono più a garantire adeguati standard assistenziali, se non al prezzo di enormi sacrifici a livello personale.«Ecco perché sarà fondamentale destinare parte dei fondi Pnrr alla valorizzazione del capitale umano, per trattenerlo in primis ed attrarne poi di nuovo, prevedendo nel contempo adeguati stanziamenti economici in assestamento di bilancio, per riconoscere disagi e valorizzazione dei percorsi di carriera». Preoccupata del fatto che il concorso potrebbe portare via personale dalle Apsp anche la presidente di Upipa Michela Chiogna.
«Per questioni di privacy al momento non possiamo sapere quanti dei nostri dipendenti hanno partecipato al concorso ma è evidente che non ci può essere un travaso anche perché adesso siamo in un equilibrio tirato con strutture come Tesero e Predazzo che non ineriscono nuovi ospiti proprio per problemi di personale».Sicuramente la fine del concorso sarà un banco di prova molto importante per le Apsp perché anche uno spostamento minimo di personale potrebbe creare gravi problemi di tenuta del sistema. «Noi abbiamo lavorato per essere attrattivi. Ora vediamo cosa succederà», dice Chiogna.